L’australiano figlio di un uruguayano e di una spagnola ¨¨ stato accostato all’ex numero uno per lo stile di gioco combattivo e aggressivo: non a caso Lleyton, anche se non lo allena, ¨¨ uno dei consiglieri pi¨´ fidati. In tre anni ¨¨ passato da 1500 al mondo a 33, e a Milano bisogner¨¤ tenerlo d’occhio
C’¨¨ gi¨¤ chi lo chiama Demon, demonio. E certo l’assonanza con l’inizio del cognome ha il suo peso. Ma il soprannome, Alex De Minaur, se l’¨¨ guadagnato sul campo. Per quel suo modo di lottare, di stare aggrappato alla partita che ricorda un altro australiano a dir poco grintosetto. Quel Lleyton Hewitt che fu n.1 del mondo all’inizio del Millennio, che vinse Wimbledon nel 2002 e che oggi ¨¨ capitano dei canguri di Davis e mentore proprio di De Minaur. Non ¨¨ il suo coach, attenzione: quel ruolo ¨¨ dello spagnolo Alfonso Gutierrez, con cui si allena ad Alicante, in Spagna. Hewitt per¨°, se possibile, ¨¨ qualcosa di pi¨´ per l’australiano quarto in lista nella Race To Milan, la classifica che qualifica i primi 7 alle Next Gen Atp Finals di Milano.
crescita —
Insomma Lleyton ¨¨ un appoggio, un punto di riferimento su cui De Minaur pu¨° contare per porre solide basi nel processo di crescita che l’ha portato dal n.1.574 di fine 2015 al n.33 di oggi (best ranking conquistato proprio luned¨¬ 8 ottobre). Nel 2017 i primi assaggi di circuito maggiore, con le qualificazioni superate a Brisbane e il primo match vinto nella Sydney natia su Benoit Paire. Quest’anno le prime finali, due, una sempre a Sydney e l’altra a Washington. Adesso, che ¨¨ talmente giovane da poter essere a Milano fino al 2020 compreso e che ha 59 mila followers su Instagram, l’inseguimento alla carriera superlativa di Hewitt ¨¨ appena cominciato.
futuro radioso —
I due non si somigliano solo per la grinta: altezza contenuta (De Minaur ¨¨ alto “solo” 180 cm) e niente servizi a velocit¨¤ siderale. Certo, il 19enne di Sydney gioca pi¨´ proiettato in avanti di Rusty (a proposito di soprannomi: Hewitt era per l’appunto il “rugginoso”, per quanto fosse poco confortevole affrontarlo). Non proprio alla Pat Rafter, altro mito australiano che finiva sempre col naso sul net, ma comunque con idee aggressive. E proprio Rafter, vincitore di due Us Open e n.1 Atp a fine Anni ‘90, ha avuto parole di stima per De Minaur. Sintetizzando il Pat-pensiero: ottime doti da combattente, un po’ troppo poco servizio rispetto alla concorrenza ma ampie chance di futuro radioso, gi¨¤ nel breve e nel medio termine.
idolo federer —
E forse una sbirciata nella sfera di cristallo sul futuro di De Minaur l’abbiamo gi¨¤ potuta dare nel match di terzo turno degli scorsi Us Open, quando l’australiano stava per ingolfare la macchina spara-palle del croato Marin Cilic, uno che a New York aveva gi¨¤ saputo trionfare (nel 2014, in piena era Fab Four). Grazie alle ottime qualit¨¤ in risposta, il “Demone” era risalito da uno svantaggio di 5-2 nel 5¡ã set e Cilic, per chiudere la pratica e vincere quel match, ha dovuto tirare le 2.20 del mattino e vedersi annullare 7 match-point. Gi¨¤, la tigna non manca. Come non mancano i modelli: “Non avr¨° mai la tecnica di Roger Federer - ammette candido lui - ma almeno stilisticamente ¨¨ a lui che guardo”. Ricapitolando: l’idolo ¨¨ RF, il mentore Hewitt, lo ‘sponsor’ Rafter. E che c’entra allora Alicante, la Spagna e il Se?or Gutierrez?
in spagna alicante —
? presto detto: Alex nell’europeissima Alicante ci vive. Pi¨´ tortuoso il sentiero che ce l’ha portato. Questa storia comincia a Sydney, in un ristorante: c’¨¨ una cameriera spagnola, madrilena per l’esattezza. Si chiama Esther e tra una comanda e l’altra s’innamora del proprietario, Anibal De Minaur, un immigrato uruguayano. Dalla loro passione latina, il 19 febbraio 1999 nascer¨¤ Alex. Poi, chiuso il ristorante, addio al Pacifico e approdo sul Mediterraneo: “Anche se vivo in Spagna io mi sento australiano - puntualizza De Minaur -; da piccolo mi emozionavo davanti alla tv guardando i match di Davis dell’Australia e in particolare di Hewitt”. E di chi se no?
Gabriele Riva
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