Ippica
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Ippica, Dubai Cup: nel luna park delle corse
Qualche anno fa Frank Stronach, miliardario americano e potentissimo imprenditore ippico, mise in piedi negli Stati Uniti il progetto Pegasus World Cup, la corsa di galoppo pi¨´ ricca al mondo con 12 milioni di dollari in palio, due in pi¨´ della Dubai World Cup. Progetto ambizioso e astuto, con montepremi ottenuto attraverso l’iscrizione da un milione dei proprietari dei 12 cavalli partecipanti. Ma anche non troppo ben riuscito, se ¨¨ vero che l’ultima edizione del febbraio scorso ha messo sul piatto “solo” 9 milioni. Nel frattempo Sheikh Mohammed Al Maktoum, primo ministro degli Emirati Arabi Uniti e cuore pulsante dell’immenso progetto ippico dei Paesi del deserto, deve essersela legata al dito. Ed ha alzato la posta nella sua Dubai World Cup, portandone il bottino a 12 milioni. E gi¨¤ che c’era ne ha piazzati qua e l¨¤ altri tre, rendendo il convegno da nove corse in programma oggi il pi¨´ ricco del pianeta (superata la Breeders’ Cup americana) con 35 milioni di premi pari oltre 31 milioni di euro.
americani
¡ªNegli anni scorsi, intanto, lo stesso sceicco aveva anche realizzato l’inadeguatezza della location. Ovvero la tribuna dell’ippodromo di Nad Al Sheba che aveva ospitato la Dubai Cup dalla prima edizione nel 1996. Le piste erano ok, ma la tribuna evidentemente no. Gi¨´ tutto nel 2007 quindi. E tre anni dopo ecco Meydan, un colosso da 60.000 spettatori con i comfort pi¨´ sfrenati, vedi l’albergo con piscina affacciata sulle piste. Il grande business legato allo sport, messo in moto dal Dubai ed ormai ben oliato, ha le proprie fondamenta proprio nei cavalli, passione atavica delle popolazioni locali nelle pi¨´ diverse declinazioni. Le corse, ma anche l’endurance equestre con 160 km galoppati (piano) tra le dune. La Dubai Cup fu concepita come confronto mondiale del galoppo e quindi programmata sulla pista in sabbia gradita soprattutto ai campioni americani, che sul fondo erboso sarebbero rimasti a casa per scarsa attitudine conclamata. E infatti il primo nome nell’albo d’oro ¨¨ dello yankee Cigar, il miglior cavallo al mondo in quel momento. E altri grandi suoi connazionali hanno poi illuminato il luna park dei cavallo. Da Silver Charm (1998) a Curlin (2008) il cavallo pi¨´ ricco di tutti i tempi con 21 milioni di dollari vinti. E da California Chrome (2016, due prove della Triplice Corona Usa vinte come Silver Charm) al missile Arrogate (2017) capace di vincere anche Breeders Classic e Pegasus Cup.
lo sceicco e dettori
¡ªSoprattutto negli ultimi anni i campioni europei non si sono visti: la pista in sabbia non ¨¨ dalla loro parte e la preparazione anticipata necessaria rischia di compromettere il resto della stagione classica nel Vecchio Continente. Gli sceicchi invece non hanno lesinato sforzi per presentarsi competitivi nella loro corsa, vincendola 10 volte su 23. La prima nel 1997 con Singspiel, nell’edizione rimandata di alcuni giorni per un nubifragio che aveva allagato la pista il giorno della corsa. Per velocizzare il ripristino erano stato impiegati anche degli elicotteri, con il movimento delle loro pale in versione asciugatrice. L’ultima 12 mesi fa con Thunder Snow, in gara anche oggi per diventare il primo vincitore di due edizioni consecutive. In mezzo anche i tre colpi di Lanfranco Dettori, oggi in pista ma non nella corsa regina. Sono targati Godolphin, la corazzata dello sceicco. Si va dal primatista della corsa Dubai Millennium, a segno nel 2000 a oltre 60 km/h sui 2000 metri, all’imprendibile Moon Ballad nel 2003 e, nel 2006, all’italiano di nascita Electrocutionist. L’altra vittoria azzurra per merito di Mirco Demuro, nel 2011 con Victoire Pisa, primo vincitore dei giapponesi che coronarono una lunga rincorsa iniziata nel 1997 con la povera Hokuto Vega, protagonista di una drammatica caduta in pista costatale la vita.
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