A Los Angeles finisce in parit¨¤ la sfida per il Mondiale dei massimi Wbc, un verdetto che consente a Wilder di conservare la cintura: all’americano per vincere non basta mettere due volte al tappeto il rivale. Ma la categoria festeggia anche il ritorno a grandi livelli del britannico Fury dopo pi¨´ di due anni di enormi problemi personali
La vigilia piena di grandi aspettative non ¨¨ stata disattesa: l’assalto di Tyson Fury al titolo dei massimi Wbc di Deontay Wilder ¨¨ stato un match entusiasmante. I due pugili erano entrambi imbattuti e lo sono rimasti. Gi¨¤, perch¨¦ l’incontro ¨¨ finito con un pari: il messicano Rochin aveva 115-111 per Wilder, il canadese Tapper 114-112 per Fury, e l’inglese Edwards ha sigillato la parit¨¤ con un 113-113 Un verdetto che premia forse oltremisura Wilder (noi avevamo 114-112 per Fury), anche se per due volte (al 9¡ã e al 12¡ã round) colui che aveva vinto 39 dei suoi precedenti incontri per k.o. ¨¨ riuscito a mandare al tappeto Fury.
IL MATCH —
La sfida, per¨°, non pu¨° essere letta solo in base a quelle due combinazioni vincenti che hanno spedito lungo disteso l’inglese, che nel 2015 si era impossessato del titolo dei massimi (Wba, Ibf, Wbo) battendo Wladimir Klitschko. Perch¨¦ Fury ¨¨ stato un grande protagonista. E’ davvero un bel pugile, divertente. Abile a schivare costantemente i colpi alla dinamite di Wilder, con ottimo movimento del tronco e velocit¨¤ di piedi. Qualit¨¤ imprevedibili per un colosso di 2.06 e di oltre un quintale. Per una buona fetta di match ¨¨ stato in grado di controllare le sfuriate di Wilder, andato spesso a vuoto, e di piazzare a sua volta combinazioni jab sinistro-destro che hanno presto fiaccato e frustrato le velleit¨¤ dell’americano. E poi c’erano le sue linguacce, i guantoni dietro la schiena, le smorfie: se i pesi massimi erano alla ricerca di qualcuno che sapesse boxare e intrattenere, insomma un personaggio capace di attirare attenzione su una categoria in declino, Joshua a parte, lo ha trovato. Anzi, lo ha ritrovato. Perch¨¦ dopo la vittoria su Klitschko, Fury si era perduto: due test antidoping falliti, la depressione con alcolismo e droga, l’idea del suicidio e due anni e mezzo di assenza dal ring. C’era solo da capire se quel Fury, visto all’opera contro il supercampione ucraino, esisteva ancora. Se n’¨¨ accorto Wilder, a volte spaesato. Mentre provava ad affondare i suoi destri alla dinamite, che non trovavano quasi mai il bersaglio, si ¨¨ reso conto di non avere un piano B. In svantaggio, nelle ultime quattro riprese ha tentato il tutto per tutto. Nella 9a ha atterrato Fury con due destri fotocopia dall’alto verso il basso. Ma ¨¨ nella 12a che ha sferrato i suoi pugni migliori: un destro e un sinistro che hanno abbattuto il rivale. Sembravano i colpi del definitivo k.o., quello n¡ã 40 su 41 incontri. Lo ha creduto anche lui, perch¨¦ ha esultato come se fosse calato il sipario: Fury pareva finito. Nessuno scommetteva sul fatto che potesse rialzarsi dal tappeto. Invece resuscitava e riusciva a difendersi bene fino al termine.
abbracci —
Dopo essersi insultati per anni, Fury e Wilder si sono abbracciati e scambiati parole al miele. Entrambi, per¨°, convinti di aver subito un’ingiustizia. Diceva Deontay: “Difficile pensare di non aver vinto dopo aver messo gi¨´ il mio avversario due volte”. Replicava Tyson: “Ero sicuro di avercela fatta: sono un vero combattente e un vero campione”. Ora pensano alla rivincita o alla sfida con il detentore delle altre corone dei massimi, Anthony Joshua. Ma intanto la boxe ha rialzato la testa.
Massimo Lopes Pegna
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