Sovietico con cittadinanza francese, la leggenda degli scacchi pass¨° alla storia per le tante vittorie ma anche per essere stato protagonista dello scontro con il rivale americano al Mondiale del 1972, in piena Guerra Fredda
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A ottantotto anni appena compiuti, levando gli occhi stanchi sulla scacchiera, Boris Spasskij ha constatato che non ci sarebbe stata alcuna mossa possibile per uscire dal tunnel: scacco matto. Cos¨¬ si ¨¨ alzato dalla sedia, ha salutato il pubblico e si ¨¨ congedato, non prima di aver ottenuto un lungo applauso come manifestazione di un apprezzamento profondo per ci¨° che ¨¨ stato e, pi¨´ ancora, per ci¨° che ha rappresentato. Con Spasskij se ne va uno dei fuoriclasse della scacchiera, e anche un uomo perbene, uno che non ha mai accettato di piegarsi ai voleri della politica, nemmeno quando la politica era quella dell'ex Unione Sovietica e il Palazzo della Lubjanka era un monumento nazionale.
talento
¡ª ?Incontrato dal destino a cinque anni, quando gli misero tra le mani una piccola scacchiera, Spasskij ha coltivato con tenacia il suo talento, senza per¨° mai dimenticare che la vita poteva essere anche altro. Amava correre nei boschi, copriva i cento metri in dieci secondi, giocava a tennis e a ping-pong, e si diplom¨° in educazione fisica. Riservato, tanto da essere considerato scontroso, era in realt¨¤ un uomo estremamente aperto al rapporto con gli altri: semplicemente non desiderava apparire, non amava le copertine, non gli piaceva che si frugasse nella sua esistenza. Sapeva di essere un campione, ma non per questa ragione pretendeva privilegi che molti suoi colleghi si concessero. Sapeva tirare avanti con poco, lui che era capace di bearsi davanti a un'alba o un tramonto, e faceva di tutto per non perdersi quei momenti della giornata.

sfida del secolo
¡ª ?Il suo nome ¨¨ entrato nella storia per il campionato del mondo del 1972, disputato a Reykyavik, in Islanda, contro lo statunitense Bobby Fischer. Non fu, quello, un semplice duello, ma una vera e propria prosecuzione della Guerra Fredda che da decenni si combatteva tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Era il capitalismo americano contro il comunismo sovietico, due giganti che barcollava e riuscivano a mantenere l'equilibrio soltanto perch¨¦ si appoggiavano l'uno sull'altro. L'Unione Sovietica era quella di Leonid Breznev, quella che con il pugno di ferro e con i proiettili dei carrarmati aveva soffocato le rivolte popolari negli stati del Patto di Varsavia, quella che non concedeva il visto di espatrio agli atleti o agli intellettuali. L'America era quella repubblicana di Richard Nixon, che poi naufrag¨° nello scandalo del Watergate, e del segretario di Stato Henry Kissinger, era quella che cercava il dialogo con la Cina, proteggeva l'Europa e l'Occidente in generale, e si faceva garante della difesa mondiale. Negli Stati Uniti la sfida tra Spasskij e Fischer fu mandata in diretta televisiva, e questo piccolo dettaglio spiega l'importanza dell'evento. Il duello si disput¨° dall'11 luglio all'1 settembre.
sconfitta con onore
¡ª ?Alla fine, dopo una serie stressante di partite, dopo infiniti colpi di scena, dopo le sceneggiate con le quali Fischer cerc¨° in tutti i modi di sfiancare l'avversario, Spasskij fu costretto ad alzare bandiera bianca. Perse, e il governo sovietico non prese certo bene quel verdetto. Ma lui, consapevole di aver sempre fatto il suo dovere e di essersi sempre impegnato al massimo, non ebbe alcun rimpianto. Avrebbe potuto appellarsi a qualche smargiassata di Fischer per guadagnare tempo, per conquistare un piccolo vantaggio (anche psicologico) sull'americano. Ma non fece nulla di tutto questo, perch¨¦ l'etica, secondo Spasskij, era una regola che andava rispettata e mai tradita. Aveva perso, non gli restava che ammettere la sconfitta, inchinarsi di fronte all'avversario e consegnargli la corona di re degli scacchi che, fino a quel momento, gli era appartenuta.
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maestro
¡ª ?Prosegu¨¬ la carriera, Spasskij, continu¨° a immaginare mossa sulla scacchiera e a metterle in pratica, insegn¨° l'arte ai giovani, perch¨¦ era un maestro e del maestro aveva tutte le qualit¨¤ (che valgono ben pi¨´ dei diplomi). Tuttavia, con il passare degli anni, l'amore per i Re e per le Regine, per gli Alfieri e per le Torri, per i Cavalli e per i Pedoni, sfum¨° com'¨¨ inevitabile che avvenga quando di mezzo c'¨¨ la passione. Gioc¨° una rivincita contro Fischer, ma non era pi¨´ la stessa cosa. E quando l'avversario di una vita fu in difficolt¨¤ perch¨¦ lo arrestarono in Giappone dopo averlo trovato con un passaporto irregolare, fu proprio Spasskij a prendere carta e penna e a scrivere all'allora presidente degli Stati Uniti George W. Bush. Era il 10 agosto del 2004. Questo il testo.
"Signor Presidente, nel 1972 Bobby Fischer divenne un eroe nazionale. Mi sconfisse nel match per il campionato del mondo a Reykjavik, sbaragliando l'armata dei grandi scacchisti sovietici. Un solo uomo sconfisse un'intera armata. Poco dopo, Fischer smise di giocare... Nel 1992, vent'anni dopo Reykjavik, avvenne il miracolo. Bobby ricomparve e disputammo un match in Jugoslavia. Tuttavia, in quel periodo, era in vigore contro la Jugoslavia un regime di sanzioni che impediva ai cittadini americani di intraprendere qualunque tipo di attivit¨¤ nel territorio di quel paese. Bobby viol¨° le disposizioni del Dipartimento di Stato e il 15 dicembre 1992 la corte distrettuale degli USA emise contro di lui un mandato di arresto. Io invece sono cittadino francese dal 1998 e il governo non ha intrapreso alcuna misura contro di me. Dal 13 luglio 2004, Bobby ¨¨ detenuto nel carcere dell'aeroporto di Narita per violazione delle leggi sull'immigrazione. Gli eventi sono stati riportati dai media. La legge ¨¨ legge, non lo metto in dubbio, ma quello di Fischer non ¨¨ un caso comune. Bobby ed io siamo amici dal 1960, quando vincemmo ex aequo al torneo di Mar del Plata. Bobby ha una personalit¨¤ tormentata, me ne accorsi subito: ¨¨ onesto e altruista, ma assolutamente asociale. Non si adegua al modo di vita di tutti, ha un elevatissimo senso della giustizia e non ¨¨ disposto a compromessi n¨¦ con s¨¦ stesso n¨¦ con il prossimo. ? una persona che agisce quasi sempre a proprio svantaggio. Non voglio difendere o giustificare Bobby Fischer. Lui ¨¨ fatto cos¨¬. Vorrei chiederle soltanto una cosa: la grazia, la clemenza. Ma se per caso non ¨¨ possibile, vorrei chiederle questo: la prego, corregga l'errore che ha commesso Fran?ois Mitterrand nel 1992. Bobby ed io ci siamo macchiati dello stesso crimine. Applichi quindi le sanzioni anche contro di me: mi arresti, mi metta in cella con Bobby Fischer e ci faccia avere una scacchiera".
Come si capisce da queste parole non se n'¨¨ andato soltanto un campione di scacchi, ma un uomo che per tutta l'esistenza ha saputo mantenere la schiena dritta e, di fronte al dolore dell'avversario, ha saputo chinarsi per ascoltarlo e ha fatto esercizio di piet¨¤. Non ¨¨ da tutti.
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