L'olimpionico del tiro a segno annuncia che ¨¨ stato assunto al Cio: "Quindi a Tokyo ci sar¨° di sicuro...". Sul tema etico si sofferma poi sulla responsabilit¨¤ degli atleti che devono dare un senso morale alle loro azioni
Una lezione “digitale”. Niccol¨° Campriani ha lasciato Losanna per un giorno per intervenire alla Scuola dello Sport del Coni dell’Acqua Acetosa di Roma sul tema: “Ridurre la distanza tra l’atleta e lo spettatore”. Il tre volte campione olimpico di tiro a segno ha affabulato la platea di studenti, atleti e dirigenti sportivi. Per poi parlare del suo nuovo percorso di lavoro al Cio. E in questo campo c’¨¨ una novit¨¤: “Non finir¨° ad agosto, sono stato assunto a tempo indeterminato. Una notizia che in qualche modo sembrerebbe allontanare la prospettiva di un ritorno di fiamma per il 2020. Lui risponde con un sorriso e una battuta: “Beh, cos¨¬ sar¨° sicuro di andare a Tokyo”. Da uomo del Cio, per¨°, e non da campione olimpico. In ogni caso, ha spiegato il tiratore fiorentino, da Rio non ha pi¨´ sparato neanche un colpo. “Sarei migliorato come persona se avessi affrontato un altro quadriennio olimpico? Questa ¨¨ la domanda che giro a tutti voi – ha detto rivolto alla platea dell’aula magna del centro sportivo Giulio Onesti –. E’ stata una mia valutazione, l’ho fatta, e cos¨¬ sono passato dall’essere uno dei migliori a fare quello che facevo a dover ricominciare la scalata, ma in questo vedo un percorso di crescita”.
quanto stai fermo —
Campriani ¨¨ partito proprio da quell’ultimo colpo di Rio. Ha spiegato “digitalmente” il gesto, quei mille, inevitabili movimenti che il tiratore deve tenere a bada, sparando fra un battito del cuore e l’altro per evitare lo spostamento della carabina: “Il problema non ¨¨ quanti dieci fai, ma quanto stai fermo”. Ha poi presentato una videografica che evidenzia tutti gli effetti sul bersaglio dei minimi spostamenti del corpo. Raccontando il caso dei tiratori iraniani: “Da loro ¨¨ vietato l’uso delle cartucce. Cos¨¬ sono costretti d'inverno a un allenamento che consiste proprio nella capacit¨¤ di limitare e di governare i movimenti. Poi, quando a fine marzo comincia la stagione all’estero sono preparatissimi e magari pi¨´ tirano con le cartucce e pi¨´ vanno peggio…”. Ma Campriani racconta un’altra frontiera, quella fra campione e spettatore, proiettando le immagini di grandi gioie sportive illustrando la felicit¨¤ dei familiari sugli spalti.
valori —
Ma alla fine L'olimpionico ha anche affrontato il versante “morale”. Va bene how e what, ma il problema ¨¨ why. “Sul perch¨¦ bisogna insistere, ¨¨ quello che d¨¤ un senso a tutto. Lo sport comunica dei valori. E qui spiega anche la sua scelta del lavoro al Cio, un Cio che “pensa di costruire un mondo migliore attraverso lo sport”. Una responsabilit¨¤ che deve inevitabilmente sentire addosso anche il campione, che non pu¨° ignorare la sua funzione di role model chiudendosi in un recinto. “Gli spettatori. Va bene emozionarli, va bene impressionarli, per¨° la scena di fairplay della domenica allo stadio viene imitato da un ragazzino, ma non solo la scena di fairplay, anche altro..." E con la rivoluzione digitale “ora pi¨´ che mai crescono le nostre responsabilit¨¤. Essere role model non ¨¨ una scelta per un atleta, la scelta ¨¨ fra l’essere un buono o un cattivo modello”.
italia poco smart —
Nell’incontro romano sono stati illustrati i risultati di una ricerca dell’Osservatorio Innovazione Digitale nell’Industria dello Sport della School of Management del Politecnico di Milano. In particolare ci si ¨¨ soffermati sulla Smart Arena, il passaggio “da stadi a centri di intrattenimento”. “In Italia – ha detto Claudio Rorato, il direttore dell’Osservatorio – soltanto l’Allianz Stadium della Juventus si avvicina al concetto di Smart Arena come struttura che allo sport affianca diverse forme di intrattenimento indirizzate ai tifosi”. Quanto agli E-Sport, il fenomeno ¨¨ in grande crescita, “ma fra le societ¨¤ calcistiche solo Roma, Genoa, Sampdoria e Cagliari hanno investito nel settore”.
Valerio Piccioni
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