Ufc, la rivincita di Di Chirico: “Io, Buckley, la parola a chi perde e... l’effetto McGregor”
Alessio Di Chirico ha tante doti. Quelle da fighter le conoscono tutti, fuori dall’ottagono brilla per simpatia, pochi giri di parole quando deve dire una cosa e pure la preveggenza. L’esempio di quest’ultima ¨¨ arrivato venerd¨¬ scorso, il giorno prima di affrontare ad Abu Dhabi Joaquin Buckley, astro nascente dei pesi medi Ufc che pochi mesi prima aveva buttato gi¨´ Kasanganay con il calcio volante dell’anno. Di Chirico nelle interviste di rito non si scopre sul gameplan ma sorride e fa: “Sar¨¤ un incontro spettacolare”. Poi il giorno dopo il calcio al volto da youtube e la conseguente performance of the night li porta a casa lui: Buckley k.o. dopo 2’12’’, e la bandiera italiana ancora bella alta al centro dell’ottagono pi¨´ importante al mondo.
Di Chirico, sincero: non era una battuta, se l’aspettava...
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“E s¨¬, me l’aspettavo. Sapevo che sarebbe stata la resa dei conti di una carriera, me lo sentivo...”.
La sua impresa non nasce per caso: come ha preparato il match con Buckley?
“Innanzitutto con Carlo Pedersoli da sparring: ¨¨ mancino come Buckley, mi ha dato una grossa mano. Poi ho lavorato molto sul gameplan con il mio coach Michele Verginelli. I low kick frontali e quelli sulla gamba d’appoggio sono frutto del lavoro con lui, e sono stati fondamentali per prepararci al calcio della vittoria. Ce l’eravamo detti pi¨´ volte: metti qualche calcio basso, lui se lo aspetta uguale dopo e invece tu lo metti alto...”.
Un head kick anche agli scettici. Lei veniva da tre sconfitte, ed era tutto un Di Chirico non ha strategia, Di Chirico non ha il k.o., e cos¨¬ via...
“Ma si figuri se mi curo di gente che scrive quello che vuole sui social e che magari non ha mai tirato un colpo in vita loro. Ascolto solo i miei allenatori. Quelli l¨¤ mi piace pensare che diventeranno miei fan...”.
Dopo l’incontro ha spiazzato parecchio gli americani: non ha fatto l’intervista di rito perch¨¦ non trova giusto che tocchi solo a chi vince e mai a chi perde...
“Lo volevo fare da tempo, ho perso tre volte per un soffio e nessuno mi ha interpellato. ? un aspetto di questo sport che un po’ mi fa paura: vinci e sei un supereroe, perdi e fai schifo senza manco diritto di parola. Sono consapevole che se uno va k.o. non lo puoi intervistare, chiaro, ma se un incontro va ai punti l’altra campana la devi sentire...”.
C’era chi parlava anche di screzi con il boss Dana White a fine incontro. Che ¨¨ successo?
“Ma no, figuriamoci se ho uno screzio col mio capo... ? successo che dopo l’incontro avevo un calo di adrenalina, mi ¨¨ passato davanti e manco l’ho riconosciuto. Mi hanno detto dopo che mi aveva fatto i complimenti”.
Comunque emerge un’immagine di lei che un po’ cozza con l’iconografia del combattente Ufc. Niente provocazioni, niente parole fuori posto, niente eccessi...
“Ma no, non ¨¨ l’Ufc, sono i fighter. ? l’effetto McGregor: da quando lui ha fatto i soldi cos¨¬, tutti hanno preso questa piega. Poi semmai chiedi spiegazioni su certi comportamenti e ti rispondono This is the game. Non mi sta bene: il trash talking e questi comportamenti sono diseducativi, non sono sport e devono finire, li ripudier¨° fino alla fine”.
Tre sconfitte, tre decisioni arbitrali di cui almeno un paio controverse. E il suo non ¨¨ l’unico caso. Cosa va aggiustato a livello arbitrale?
“Molto dipende dalla singola commissione atletica. Per fare gli esempi dei miei match, quella di Greenville in South Carolina ¨¨ una cosa, quella di Copenaghen un’altra, Las Vegas un’altra ancora. Tutte molto diverse, ecco dove serve coerenza. E poi c’¨¨ generalmente i giudici hanno un background nel grappling, e oltre a dare pi¨´ peso a quello nello striking hanno difficolt¨¤ a capire l’efficacia di certi colpi. Non ¨¨ questione di regolamenti, ma di occhio uniforme. E persone all’altezza”.
Marvin Vettori si allena in California, vince e si apre la diatriba sul perch¨¦ i nostri fighter non vanno all’estero. Ora riprende a vincere lei che vive e si allena a Roma, e cambier¨¤ la vulgata?
“Ma guardi che io all’estero ad allenarmi ci vado, e se serve appena la situazione attuale lo consente ci torner¨°. Per il resto rispondo con una frase che mi piace molto: ‘I campioni non si fanno nelle palestre’. Non ¨¨ mia, ¨¨ di Muhammad Al¨¬. Ame piace lavorare cos¨¬, in Italia come specialisti non siamo secondi a nessuno in tutti i settori. Questo ¨¨ uno sport nuovo, ha appena 20-25 anni, sarebbe presuntuoso sapere con certezza cosa ti fa vincere e cosa no: io in ogni sessione cerco di stare bene e di allenarmi con un’alta difficolt¨¤. Marvin? Sbagliato fare paragoni tra noi, siamo le persone pi¨´ diverse che esistano ma abbiamo ottimi rapporti”.
Dopo questa vittoria si ¨¨ rilanciato alla grande: ora chi vorrebbe affrontare?
“Kevin Holland. Con me si ¨¨ comportato male, prima, durante e dopo l’incontro, vorrei poterlo riaffrontare. Ora lui ¨¨ nono nel ranking, subito non me lo daranno. Ma entro quest’anno lo riaffronto, sicuro”.
Su questa non pu¨° esimersi: McGregor contro Poirier, come la vede?
“Guardi, io coi pronostici ci prendo pochissimo. Tifo Poirier, ma credo che Conor abbia qualche arma nascosta, non escludo che possa ricorrere al grappling. E purtroppo dico che vince lui”.
L’impegno per¨° ¨¨ pi¨´ tosto rispetto a un anno fa...
“Ma Cerrone ¨¨ un fighter di tutto rispetto, per¨° ¨¨ uno che parte piano e che tutti gli incontri importanti se li ¨¨ mangiati. Pure Dustin per¨°, ¨¨ forte ma gli manca sempre il colpo vero...”.
Quanto le da sull’ottagono e fuori il fatto di essere diventato padre?
“Tantissimo, ¨¨ la motivazione per combattere. Il fatto che porti il mio cognome, che un giorno si vedr¨¤ i miei incontri: non vedo l’ora. E a marzo poi sar¨° padre per la seconda volta: motivazione doppia”.
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