Giuseppe combatt¨¦ all'inferno col pi¨´ forte di sempre. E vinse
Immaginate come possa essere un combattimento all'inferno. E immaginate di combattere all'inferno contro qualcuno pi¨´ forte di un demonio: il miglior pugile al mondo, forse il migliore di tutti i tempi. L'inferno ¨¨ lo Yankee Stadium di New York, per l'occasione con un ring al centro e cinquantamila persone attorno. Il giorno ¨¨ quello che pi¨´ tardi la scienza avrebbe descritto come il pi¨´ caldo nella storia della Grande Mela. Si doveva combattere 48 ore prima, ma un tremendo temporale invest¨¬ la citt¨¤: strade impraticabili e figurarsi lo stadio. Poi la pioggia fin¨¬, e lasci¨° il suo posto a un caldo devastante, afoso, di quelli che ti sciolgono. Dopo pochi round crollano i primi spettatori, svenuti. Al decimo tocca all'arbitro, aveva gi¨¤ da un po' la camicia zuppa che grondava sul quadrato, lo sostituiscono con uno dei giudici. Alla quattordicesima tocca al migliore di tutti i tempi. Sugar Ray Robinson non si alza pi¨´ dallo sgabello, un po' ha i sensi e un po' no, era gi¨¤ caduto poco prima, cincischia. ? la prima volta che perde prima della fine, diranno che ¨¨ stato il caldo a metterlo al tappeto. Sar¨¤, ma alle fiamme bisogna pure saper sopravvivere. E l'unico che rimane in piedi allo Yankee Stadium la sera del 25 giugno 1952 ¨¨ il suo avversario, il campione in carica, un italiano. Non gli danno credito ma non gli importa, il campione resta lui. Non gli danno nemmeno dell'italiano, ma quello lo accetta di pi¨´: si ¨¨ cambiato nome apposta, salire sul ring come Giuseppe Berardinelli sarebbe stato un problema.