Nella vita da film di Giorgio Petrosyan ci sono alcune costanti. Tipo quei colpi precisi e senza appello che gli sono valsi il soprannome di "Chirurgo" e quella Milano che lo ha accolto due volte, la prima da clandestino sul retro di un camion proveniente dall'Armenia e la seconda da leggenda della kickboxing. Ce ne accorgiamo quando gli chiediamo, mentre visita la Gazzetta, di tirare fuori due istantanee dall'album dei ricordi: "Nella prima ho 11 anni. Mi sveglio come ogni mattina alle 6 a Yerevan, tiro fuori un sacco, lo appendo e mi alleno due ore prima di scuola. Avevo le idee chiare...".
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Petrosyan: "Io, Van Damme, le mani rotte e l'amico Balotelli"
Il leggendario campione di kickboxing in Gazzetta: "Testa e sacrifici, dietro i successi un lavoro enorme. E ancora penso all'unica sconfitta"
E la seconda? "Milano, Stazione centrale, un freddo boia, ho mal di gola e 40 di febbre, e mio padre ¨¨ preoccupatissimo mentre cerchiamo un angolo per dormire".
Vita da film, appunto. Stravedeva per Van Damme, no?
"Poi ho scoperto che era un ballerino, mi ¨¨ caduto un po' il mito".
Per¨° l'ultimo torneo che ha vinto, lo One Championship, somigliava a un suo film...
"Vero: 8 atleti, i pi¨´ forti al mondo, vince solo uno. Nel primo match contro Petchyindee perdo per decisione non unanime. Poi gli arbitri si rimangiano il verdetto: troppe prese illegali da parte sua, incontro annullato, lo ripetiamo e vinco. E da qui fino alla finale contro il francese Sana".
Che ¨¨ alto 1.93, la sovrastava di 15 cm. Come l'ha battuto? "Con la testa. Arrivo sul ring che ho visto tutti gli incontri del mio avversario, so come combatte, i punti deboli, i momenti in cui andr¨¤ in difficolt¨¤. Dietro c'¨¨ un lavoro enorme".
E un milione di dollari. "Fa piacere, ma fino a un certo punto. Io combatto per passione. Alla borsa non ho mai pensato, se l'avessi fatto avrei perso di vista l'avversario".
Della sua carriera uno legge i numeri e non ci crede: 104 vittorie in 108 incontri. "Li ricordo tutti. Soprattutto l'unica sconfitta, al Madison contro Ristie. Alle vittorie sono abituato, quella sera invece mi torna in mente spesso. Ho cercato la rivincita con lui, non ha mai accettato".
Scusi, ma al netto dei no contest le sconfitte non sono due?
"L'altra non la conto. Era in Thailandia nel 2007, incontro fissato a 72,5 chili e io ero 70. Gli arbitri mi dissero che per rimettermi nel peso giusto dovevo bere 2,5 litri d'acqua. Forse c'erano dei diuretici o non so cosa, dopo mezz'ora avevo il corpo tutto un crampo".
Dopo il Madison lei fece una cosa rara per un atleta: si prese un anno sabbatico.
"Con la testa non c'ero. Avevo la mano rotta, ho dovuto operarla. Andavo in palestra e non riuscivo ad allenarmi, mi ritrovavo a piangere da solo, furono momenti difficili. Cos¨¬ sono andato in Thailandia per staccare completamente. Al ritorno con mio fratello Armen ho deciso di venire a Milano, aprire una palestra, e qui ho conosciuto il mio preparatore Di Francesca. Ho ritrovato stimoli, insomma, e sono riuscito a risalire in cima al mondo".
Per gli sport da ring in Italia sempre pi¨´ impianti sono pieni. Abbiamo riscoperto la passione per il fighting?
"La kickboxing riempie i palazzetti da sempre. Ed ¨¨ un pubblico giovane, c'¨¨ spettacolo, musica, luci, vip a bordo ring. Non siamo solo botte e non ¨¨ come 20 anni fa, la gente sa che anche in gabbia si praticano sport con regole, sicurezza e rispetto per l'avversario".
McGregor: "Lomachenko? Miglior pugile del mondo, ma se non si d¨¤ alle Mma vive in una menzogna". A lei hanno mai proposto le Mma?
"Mille volte, ma non potrei pi¨´. Un motivo su tutti: ho avuto 10 operazioni solo alla mano sinistra, come farei con quei guanti piccoli da 6 once?".
Torniamo al suo sport: tanto studio, diceva. Ma anche gli altri studiano lei... "E io cambio stile, cos¨¬ non possono leggermi. Ora attendista, ora aggressivo, ogni incontro modifico tattica e ritmo. ? bello e difficile, servono sacrificio, allenamenti duri".
Con tutti gli infortuni che ha avuto, come fa? "Non sa quante volte ho combattuto con la mano rotta... C'¨¨ chi dopo due infortuni molla, ma io no. Se la testa ha voglia, supera anche il corpo. E poi ho trovato il dottor Pegoli che la mano me l'ha messa a posto, ora colpisco come dico io".
Con il sacrificio che c'¨¨ dietro non dev'essere facile approcciare il suo sport... "Dipende dall'et¨¤. Ma se guardo a com'ero io e ai bambini di oggi vedo una differenza enorme. A 11 anni facevo 60 flessioni senza fatica, oggi non ne fanno una. Colpa anche dei genitori, non li spingono allo sport".
Lei ¨¨ un esempio di integrazione riuscita. Ritiene che l'Italia sia accogliente? "S¨¬, io sono stato accolto benissimo. Per me ¨¨ un onore essere diventato italiano per meriti sportivi grazie al presidente Napolitano e ora sogno di incontrare Mattarella: nel mondo porto il tricolore. Io sono uno che non ha mai fatto guai, e credo che chi arriva, lavora e si comporta bene abbia tutto il diritto di rimanere. Per¨° non tutti sono uguali, tra gli stranieri come tra chiunque...".
Quali altri sport segue? "Guardo il calcio con mio fratello. Mi piace giocarlo ma non ho tempo, e ho paura di farmi male a caviglie e ginocchia".
Meglio lei a pallone o il suo amico Balotelli sul ring? "Mario nella kick se la cava benone, ha un gran fisico e un bel calcio, colpisce forte. Abbiamo fatto anche qualche palleggio insieme, mi ha detto che ho i piedi buoni...".
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