Il romano e l’avventura americana con l’allenatore di Golovkin: “Ho capito subito che ¨¨ un’ottima materia prima su cui lavorare perch¨¦ ha resistito senza problemi a settimane di lavoro in un luogo isolato”. Domani combatte contro Luke Lyons
Sabato sera debutter¨¤ fra i massimi come professionista in un luogo sacro alla boxe come il Madison Square Garden (in verit¨¤ nel teatro al suo interno con qualche migliaia di posti in meno, un dettaglio), ma Guido Vianello, il 24enne romano alto due metri, ¨¨ sicuro del fatto suo. Lo ¨¨ sempre stato. Da quando a 15 anni scelse di lasciar perdere il business di famiglia, il tennis, per infilarsi i guantoni. Perch¨¦ in famiglia sono tutti amanti della racchetta. Il pap¨¤ Fabrizio, che ha creato il Centro Sportivo Tennis Team Vianello al quartiere romano della Montagnola, fa il maestro; sua sorella Elena, maggiore di dieci anni, ¨¨ arrivata a numero 480 della Wta e pure l’altro fratello Giacomo non se la cavava male. Ma Guido sapeva che non avrebbe sfondato e negli infiniti viaggi quotidiani fra casa e il circolo per gli allenamenti passava sempre davanti a una palazzina dove c’era scritto “Boxe”. Incuriosito, un giorno ferm¨° il motorino, entr¨°, sent¨¬ l’odore forte di palestra, che gli piacque, e comprese di aver appena incontrato il grande amore. Quando l’istruttore, Italo Mattioli, squadr¨° con stupore quel quindicenne fisicato gi¨¤ di 1.92m, gli intim¨° di tornare anche all’indomani. Il resto ¨¨ storia. Racconta Elena: “Guido aveva provato con il basket, ma a lui gli sport di squadra non piacevano”.
GUANTONI - Con i guantoni, il neofita Guido (“mai visto un macth di boxe prima di allora, ora sono un fan di Klitschko”) fece subito capire di saperci fare. In sei anni si ¨¨ qualificato per l’Olimpiade di Rio, ha messo la divisa da carabiniere e nel 2020 sarebbe andato a Tokyo se quest’estate non lo avesse chiamato un manager inglese. Era Sam Jones, che cura la carriera di Joe Joyce, argento a Rio 2016 nei supermassimi: “L’ho notato in alcuni incontri, l’ho conosciuto e ho capito che davanti avevo un potenziale campione del mondo: le palle e il cuore di Klitschko e il cazzotto”. Gli ha fatto un’offerta difficile da rifiutare. Allora, Guido ha rinunciato al posto fisso e si ¨¨ buttato: contratto con la Top Rank di Bob Arum, il via a questa avventura americana, forse un po’ rischiosa, ma in buone mani, anzi buonissime: quelle di Abel Sanchez, l’allenatore di Gennady Golovkin. “Ho capito subito che ¨¨ un’ottima materia prima su cui lavorare perch¨¦ ha resistito senza problemi a settimane di lavoro in un luogo isolato. E poi possiede indiscusse qualit¨¤”, ha sentenziato Sanchez. In queste settimane americane (nel Nord della California), Guido ha fatto i guanti con l’ex iridato dei massimi, Tyson Fury, guadagnandosi il suo rispetto. “Mi ha detto che ho possibilit¨¤ di diventare campione del mondo”, rivela l’italiano ma senza alcuna arroganza. Aggiunge: “E’ uno sport che amo, non sento mai la fatica”.
ESORDIO - Sabato sera, contro un ragazzone del Kentucky, Luke Lyons (5 vittorie e una sconfitta e un pari), Guido sistemer¨¤ la prima pietra di quella che tutti sperano sar¨¤ l’inizio di una promettente carriera. E’ alto, bello, parla con un italiano forbito (studia Scienze Politiche) e ha la faccia del buono. “Ma quando sono dentro al ring, mi trasformo. Anzi, mi devono calmare”, ci tiene a sottolineare. Alla mitica Gleason Gym di Brooklyn, dove si ¨¨ allenato in questi giorni newyorkesi, assicurano che presto aggiungeranno un’altra tacca al loro glorioso curriculum: un altro campione del mondo ¨¨ stato qui da noi.
Massimo Lopes Pegna
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