Alla fine ha mantenuto la promessa. “Ho vissuto il 17 giugno come il giorno del grande treno perso. Poi ¨¨ arrivata un’altra chance, adesso il titolo ¨¨ mio”. Mattia Faraoni, classe 1991, parla da nuovo campione del mondo Iska di kickboxing, categoria 95 kg. Lo fa dopo il successo contro l’australiano Charles Joyner, che sa di rinascita. “Mi godo il frutto di tanti sacrifici, ma a breve bisogner¨¤ gi¨¤ rimboccarsi le maniche per difendere quanto conquistato”.
l'intervista
Faraoni, il campione influencer con la cintura che fu di Van Damme: “Futuro sul set? Mai dire mai...”
Il kickboxer romano ha conquistato il titolo Iska a cinecitt¨¤ e racconta su youtube i quartieri pi¨´ disagiati d’Italia: “All’inizio la gente aveva paura delle telecamere, ora solo loro a chiamarci”
Una vittoria che cinque mesi fa era sfuggita, non per colpa sua.
“Immagini. Arrivare al match pi¨´ importante della carriera e non poter combattere per un malore venuto fuori la notte prima, legato a complicazioni nel taglio del peso. Un incubo, un contraccolpo devastante dal punto di vista mentale e fisico. Sono stato ricoverato per 4 giorni e ne ho fatti altri 42 di cure farmacologiche, uniti a 20 di visite specialistiche”.
Quel giorno ¨¨ salito sul ring per dire che non avrebbe combattuto. Come mai?
“Lo sentivo come un atto dovuto, per mostrare riconoscenza verso le tante persone che avevano riempito il palazzetto per me. Ho fatto l’ultimo antidolorifico in ospedale, prima del ricovero, e sono andato a metterci la faccia. Ho letto il referto, con i rischi che avrei corso combattendo, davanti a tutti. Con sincerit¨¤, mi sono scusato per una cosa pi¨´ grande di me”.
Poi, con l’ok dei medici, ¨¨ tornato a lavorare per costruire questa vittoria.
“Dietro c’¨¨ un percorso lungo, come sempre succede quando si mira a qualcosa di importante. ? stato bello aver vissuto una serata del genere a casa mia, al Cinecitt¨¤ World di Roma. La dedico a mia moglie e a mia figlia. Sono loro le ultime persone a cui ho pensato prima di iniziare a combattere. Non volevo deluderle, non l’ho fatto”.
La cintura vinta ¨¨ stata indossata in passato da Jean-Claude Van Damme. Ci ha pensato?
“? uno dei miei idoli sportivi. ‘Kickboxers-Vendetta personale’, il film che lo ha consacrato, ha fatto la storia di questo sport e fa parte dell’immaginario collettivo dei fighter. Ormai sono passati oltre trent’anni, ma anche lui vince il titolo Iska. ? un segno del destino”.
? un modo per dire che la aspetta un futuro sul set?
“Mai dire mai (ride, ndr). Chiss¨¤…”.
Intanto, fa le prove generali su YouTube. Con il format “Quartieri Criminali”, si impegna a dar voce a tematiche sociali legate alle periferie romane.
“? un progetto a cui tengo molto. ? nato un paio d’anni fa dall’amicizia con Simone Cicalone, youtuber con cui collaboro da tempo”.
Avete cominciato con video tutorial sul fighting.
“Hanno riscontrato un discreto successo. Poi abbiamo parlato anche di altri temi, legati alle periferie, destando interesse nei commenti. Cos¨¬ abbiamo cominciato quasi per gioco, con l’obiettivo di raccontare in modo semplice i problemi di tutti i giorni. Dalla denuncia del degrado di alcune zone di Roma, siamo passati ad altre citt¨¤, girando l’Italia da Napoli a Milano, da Pescara a Firenze. All’inizio le persone avevano un po’ di paura nel vederci arrivare con le telecamere, oggi sono i cittadini a chiamarci per segnalazioni”.
Lei nasce come karateka. Come mai a un certo punto ha cambiato strada?
“Il karate shinseikai, a cui mi sono avvicinato da bambino, ¨¨ aperto ad altre discipline. Quando iniziai con la kickboxing, verso i quindici anni, mi specializzai senza mai abbandonare le origini. Il background resiste. Con una battuta dico che ¨¨ come una laurea, sar¨° un karateka per sempre”.
Non a caso, un altro suo punto di riferimento ¨¨ stato lo svizzero Andy Hug.
“Anche lui, come me, veniva dal karate. Combatteva da kickboxer, portando un repertorio di calci spettacolari. Con lui, era emulazione pura”.
Oggi si divide tra pugilato e kickboxing. Come si rende al massimo in discipline diverse?
“Sono sport affini, ma ognuno ha le sue specificit¨¤. ? un po’ come correre i 100 e i 200 metri. Io sono cresciuto con entrambi e per me oggi ¨¨ facile vestire tutti e due gli abiti. Pi¨´ che altro, per un professionista cambia l’organizzazione. Si pu¨° preparare un match alla volta e bisogna scegliere. In entrambi i casi, ci sono sacrifici da fare”.
Per un fighter, il sacrificio ¨¨ una scelta.
“Esistono aspetti della vita che non hanno risposte. Spesso troviamo la nostra vocazione per caso e capiamo che non possiamo farne a meno, a me ¨¨ andata proprio cos¨¬. Ho avuto la fortuna di incontrare gli sport da combattimento e oggi il ring ¨¨ la mia seconda casa. Mi ha dato le gioie pi¨´ belle”.
Ed ¨¨ stato il testimone della promessa pi¨´ importante.
“Proprio cos¨¬ (ride, ndr). Un anno fa, dopo aver vinto il titolo italiano dei massimi leggeri, ho chiesto ad Alessia di sposarmi. Sapevo di volerlo fare in quel contesto, ma non trovavo mai il momento giusto. Tre giorni prima di quell’incontro mi sono detto ‘Ora o mai pi¨´’. Non potevo avere il rimorso. Cos¨¬ ho comprato l’anello in gioielleria e l’ho consegnato a un mio amico. ‘Fatti avanti solo se vinco’ “. Detto, fatto. Del resto, ring significa anello.
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