Il mondo di John Mugabi, "La bestia" ugandese: dall'analfabetismo al match contro Hagler
Nessuno ¨¨ pi¨´ innocente di chi ruba per non morire di fame: ¨¨ la sentenza di chi si ricorda di tutta quella umanit¨¤ che ha meno diritti degli animali e che, per essere definita, non a caso viene paragonata alle bestie. Hanno un peso le parole, cos¨Ź come i distinguo che separano il mondo da cui si proviene da quello che si vorrebbe conquistare. - Ora sappiamo che ¨¨ un delitto, il non rubare quando si ha fame... - cantava il poeta dalle troppe sigarette in nome di quelli che non valevano nemmeno una cicca: per questo, a tanti privilegi di distanza, un ragazzino di Kampala appena poteva si arrampicava fino alle finestre degli appartamenti ai primi piani, nei palazzi dove abitavano i ricchi, bianchi in nove casi su dieci e padroni delle materie prime, al punto tale da determinare anche il benessere di quell'unico nero che poteva mettere in tavola il riso, la carne, qualche frutto. Tra i primi sogni da fare a occhi aperti per lui c'era quello di avere cibo con la stessa regolarit¨¤ con la quale faceva a botte per strada, mentre i suoi muscoli crescevano pi¨´ come un dispetto da fare alla carenza di proteine che come un prodigio. Era, in effetti, una palla di muscoli in una cornice di stracci, quando si present¨° alle selezioni per Mosca '80: un'Olimpiade come passe partout non per la gloria, ma per tre pasti regolari al giorno, serviti alla mensa e non portati via dalla cucina di uno sconosciuto. La fame dei miserabili non si pu¨° spiegare a chi prova soltanto il piacere rituale di avere appetito: John Mugabi questo distinguo lo ha ben presente ancora oggi, nel mezzo della sua quarta vita, condotta in Australia tra i sacchi e le corde della palestra dove allena i ragazzi.?