Eurovision, il successo annunciato: vincono gli ucraini della Kalush Orchestra
Chi frequenta l’Eurovision da anni lo aveva detto: mai, in passato, una nazione era arrivata alla finale con tanto sostegno nei pronostici. E le previsioni sono state confermate: gli ucraini della Kalush Orchestra vincono la kermesse torinese in una finale dallo smaccato valore politico. Tra il leader di Kiev Zelensky che invita, via video, a votare per loro - va ricordato che, all’Eurovision, si conta solo sulle preferenze degli stranieri – alla voce di una minaccia hacker russa per bloccare il voto online a favore degli ucraini. Finisce, invece, con il successo del folk-rap di “Stefania”, un pezzo che Oleh Psjuk ha scritto per la madre ma che “si ¨¨ allargato a tutte le mamme che proteggono i loro figli”, spiega il frontman. Perfetto, in epoca di guerra ultra-mediatica. Solo che, a fine esibizione, la band lancia un messaggio (“Chiediamo a tutti voi, per favore, di aiutare l’Ucraina e Mariupol, di aiutare Azovstal ora”) e ci¨° ¨¨ vietato dal regolamento. Ma l’appello viene considerato di genere “umanitario”, non “politico” e l’accusa cade.
LEGGI ANCHE
Leggero
¡ªDietro i ragazzi ucraini, tanta leggerezza. Secondo ¨¨ il brano inglese “Space Man” di Sam Ryder, un vegano appassionato di skate board che viveva alle Hawaii e conta 12 milioni di fan su TikTok (ecco il segreto…). Prima del fiume di voti popolari, sembrava lui il possibile vincitore, davanti alla terza classificata finale, la spagnola di origine cubana Chanel: la sua “SloMo” diventer¨¤ magari una hit estiva, non fosse altro per il (sedicente) inno alla libert¨¤ sessuale. Avrebbe forse meritato di pi¨´ la Svezia, che rinfresca la tradizione del pop romantico stile-Abba grazie a Cornelia Jacobs, non meno provocatoria della collega spagnola (frugate sui suoi social). Solo sesti Mahmood e Blanco con “Brividi”, che restano comunque campioni di eleganza. Ma che devono cedere la corona conquistata dai Maneskin un anno fa. In fondo, conta partecipare e l’Eurovision ¨¨ anche una grande vetrina: proprio i ragazzi romani, 12 mesi dopo, stanno per andare a suonare in Brasile e Giappone.
© RIPRODUZIONE RISERVATA