Accuse Landis a Armstrong
Le indagini arrivano al grand jury

Spiccato un mandato di comparizione per tutti i testimoni: balzo in avanti nell'inchiesta aperta dalle rivelazioni di Floyd Landis, che ha accusato Armstrong e la Us Postal di aver fatto uso diffuso di sostanza dopanti. Davanti al grand jury potrebbero testimoniare anche due ex compagni di Armstrong per ora rimasti anonimi

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Lance Armstrong. Reuters

NEW YORK, 14 luglio 2010 – Ora l’indagine si fa seria. Le autorità federali Usa che hanno messo sotto la lente d’ingrandimento il presunto doping di squadra della US Postal di Lance Armstrong nei primi anni Duemila hanno spiccato mandati di comparizione davanti al grand jury per tutti i testimoni del caso, come rivelato dal New York Times.

PASSO AVANTI — I mandati rappresentano un enorme passo avanti nell’inchiesta, avviata dalla Food and Drugs Amministration dopo le rivelazioni di Floyd Landis, che a maggio ha accusato Lance Armstrong e Johan Bruyneel di averlo iniziato al doping ai tempi della US Postal, squadra in cui a sentir lui l’utilizzo di sostanze dopanti era un sistema diffuso e incoraggiato. Armstrong potrebbe essere accusato di frode e uso di sostanze dopanti. Landis ha già incontrato più volte Jeff Novitzky, il responsabile del pool di agenti che si sta occupando dell’inchiesta e che qualche anno fa diede il via al caso Balco, il laboratorio di San Francisco che forniva sostanze dopanti a molti protagonisti dello sport Usa, compresa la regina dell’atletica Marion Jones. Novitzky non sembra intenzionato a far testimoniare Landis davanti al grand jury, ma potrebbe invece far ricorso alle rivelazioni di almeno due ex compagni di Armstrong alla US Postal, rimasti per ora anonimi, che avrebbero già ammesso l’uso di sostanze dopanti. Gli investigatori si stanno concentrando anche sugli investitori della US Postal. La squadra era di proprietà della Tailwind Sports, compagnia fondata dal finanziere Thom Weisel prima del 1999 e di cui in seguito divennero soci lo stesso Armstrong, il suo manager Bill Stapleton e Bruyneel.

Floyd Landis. Afp

ACCUSA — In una serie di articoli pubblicati tra maggio e luglio dal quotidiano Wall Street Journal, Floyd Landis ha raccontato del suo primo contatto col doping, avvenuto nel 2002 quando Lance Armstrong, su ordine di Bruyneel, gli passò cerotti al testosterone. Secondo la versione di Landis, la US Postal faceva ricorso anche alle trasfusioni di sangue, in cui era coinvolto anche il medico italiano Michele Ferrari, con alcune sacche conservate anche nel frigorifero dell’appartamento di Armstrong a Girona, Spagna. Landis ha raccontato tra l’altro che durante il Tour 2004 l’autobus della squadra si fermò in una sperduta strada di montagna, fingendo di essere rotto, mentre i corridori (tra cui Armstrong e George Hincapie) si sottoponevano indisturbati alla trasfusione. L’ex vincitore del Tour de France 2006 ha rivelato anche che, per finanziare l’acquisto di sostanze dopanti, la US Postal vendeva su internet parte delle biciclette ottenute dallo sponsor.

DIFESA — “Floyd è come un cartone del latte andato a male: non serve berlo tutto per capire che non è buono. La sua credibilità è pari a zero” è stato il commento di Lance Armstrong alle ultime accuse dell’ex compagno di squadra, che scortò il texano in tre (2002, 2003 e 2004) dei suoi sette Tour de France vinti. Johan Bruyneel si è difeso dicendo che si tratta di una vendetta personale, dopo che la RadioShack ha deciso di non invitare Landis ad unirsi alla squadra al Tour di California di quest’anno. E già a maggio ha reso pubbliche una serie di email in cui Landis minacciava di portare all’attenzione delle autorità del ciclismo le sue accuse. Ma la Wada, l’agenzia mondiale antidoping che sta facendo da collante tra autorità Usa e interpool in questa inchiesta, ha preso le accuse molto sul serio: “E’ un’indagine importante – ha detto il direttore generale David Howman -, di cui potremmo stare ancora parlando nel 2016. Vogliamo che le prove vengano raccolte in modo completo e corretto, anche se sappiamo che ci vorranno mesi, e non giorni”.