Parisse detta la linea
"Solo i mediocri s'accontentano"

Il capitano alla vigilia dell'Inghilterra spiega: "Il dolore di una sconfitta non viene addolcito neanche se è una sconfitta onorevole. Dall'Irlanda abbiamo capito che i dettagli diventano decisivi"

LONDRA, 11 febbraio 2011 - Il mignolo, ferito, è stato di nuovo ricucito. "E adesso speriamo di non perderlo durante la partita". Sergio Parisse, numero 8 e capitano dell’Italia, spezza la tensione prima del match con l’Inghilterra nel tradizionale botta e risposta della vigilia con i giornalisti.

Parisse, la sconfitta con l’Irlanda vi ha demoralizzato?
"Una storia finita, un capitolo chiuso. Guardiamo avanti, c’è l’Inghilterra. Certo che, sabato scorso, rientrati nello spogliatoio, sentivi tutta l’amarezza della sconfitta. Fino a 3 minuti dalla fine stavamo vincendo. Abbiamo imparato che i dettagli diventano decisivi. Però siamo consapevoli di essere sulla strada giusta, abbiamo fiducia nei nostri mezzi e, se rispettiamo il sistema di difesa e il piano di gioco con il possesso del pallone, siamo in grado di mettere in difficoltà chiunque".

Con l’Inghilterra?
"Sarà una partita completamente diversa. In questo momento è una delle squadre più forti al mondo. La nostra mischia ha dominato quella irlandese, ma difficilmente succederà con quella inglese".

Questa settimana?
"Ci siamo allenati per dare un’alternativa al nostro gioco in attacco. Con l’Irlanda abbiamo puntato moltissimo sugli avanti. Così è stata una partita molto fisica, un gioco chiuso, un lavoro dispendioso. Ora cerchiamo di dare più spazio e possibilità ai trequarti con l’obiettivo di trovare qualche buco".

: Sergio Parisse in azione contro l'Irlanda. Eidon

La scelta di Orquera al posto di Burton?
"Ha questo senso. Orquera attacca di più la linea del vantaggio, perciò ha una predisposizione migliore verso l’attacco. Invece Burton sta leggermente più arretrato, punta di più sul gioco al piede".

C’è qualche duello personale che può fare la differenza?
"Nessuno in particolare, tutti in generale. L’Inghilterra ha un impatto fisico devastante. Dovremo saperli contenere come squadra".

Esiste uno scarto entro il quale la sconfitta possa essere considerata quasi una vittoria?
"Solo le squadre mediocri si accontentano. Per me, perdere di 2 punti o di 50 è identico: si tratta sempre di una sconfitta. E io non entro mai in campo per perdere. Il dolore di una sconfitta non viene addolcito neanche se è una sconfitta onorevole. Noi vogliamo fare qualcosa di grande e importante, anche con l’Inghilterra".

Parisse, come capitano, le spetta scegliere se sfruttare una punizione piazzando o andando in touche. Non sempre sembra prendere le decisioni giuste.
"Cerco sempre di prendere le migliori. E quando sbaglio, me ne assumo la responsabilità. Sui calci, non esistono regole fisse. Dipende dal punteggio e dal tempo, anche dalle sensazioni e dalle situazioni. Con l’Irlanda ci sentivamo così superiori - tutta la squadra chiedeva di fare la mischia - che ho rinunciato a piazzare per costringerli a un’infrazione che sarebbe valsa un’espulsione temporanea, oppure per cercare di segnare una meta. Eravamo sul 10-6 per loro. Con un calcio saremmo potuti andare sul 10-9, invece poi con una meta ci siamo portati sull’11-10 per noi. E poi dipende dalla vena del calciatore. Con le Figi Mirco Bergamasco ha fatto otto centri su otto tentativi. Con l’Irlanda era meno efficace".

dal nostro inviato Marco Pastonesi© RIPRODUZIONE RISERVATA