Un drop castiga l'Italia
Vince l'Irlanda 13-11

Esordio azzurro amaro nel Sei Nazioni: O'Gara segna a due minuti dalla fine e vanifica il doppio vantaggio italiano, a fine primo tempo e al 75' con la meta di McLean. Parisse limitato dall'infortunio, non basta la superiorità del pack. Già finito il Sei Nazioni di Gori: lussazione di una spalla

ROMA, 5 febbraio 2011 - Niente da fare, Italia. Finita, forse, la lunga epoca delle sconfitte onorevoli, per gli azzurri oggi inizia quelle dei k.o. brucianti. Contro l’Irlanda, nel debutto del Sei Nazioni, non bastano cuore e piccoli primati (mai avevamo finito il primo tempo in vantaggio contro i Verdi al Flaminio e contro di loro la tariffa finale era stata sempre superiore agli 11 punti) per abbattere un XV di Kidney comunque sotto tono ed evidentemente limitato dai tanti titolari assenti. Che però, colpito duramente dalla meta (non trasformata da Bergamasco, oggi kicker da 2 su 4) di McLean a 5’ dal termine ha saputo rialzarsi per ricostruire immediatamente il controsorpasso con il drop di O’Gara e portarsi la vittoria a Dublino.

: Mirco Bergamasco placca Sexton. Ap

C'E' DA RECRIMINARE — La nostra Nazionale ha tanto da recriminare: praticamente priva per metà partita del suo capitano e leader Parisse, evidentemente limitato dalla frattura al mignolo subita settimana scorsa, si è dimenticata di giocare per i primi venti minuti della ripresa subito dopo la meta di O’Driscoll e non ha saputo difendere il vantaggio (11-10) con la necessaria freddezza nato dalla meta di McLean. E tutto questo nella giornata in cui anche i numeri testimoniano quanto i due quindici si siano equivalsi: 25-28, per esempio, i minuti di possesso a leggero favore degli ospiti e 43-46 quelli passati nella metà campo avversaria, mentre l’Italia ha prevalso per numero di placcaggi fatti (112-94 e completati, rispettivamente, al 94 e 96 per cento). Molto bene i nostri anche nella disciplina: il lavoro del neo coach dei punti d’incontro, Omar Mouneimne paga, visto che all'Irlanda abbiamo concesso solo 5 punizioni (contro le 13 fischiate invece a favore degli azzurri). Nel primo tempo, nonostante l’infortunio di Gori alla spalla sinistra dopo pochissimi minuti (la lussazione gli impedirà di tornare in campo in questo Championship), l’Italia ha sì tenuto i rivali costantemente nella loro metà campo, ma non è mai entrata nei 22 avversari, anche perché, sul punto di farlo, i suoi trequarti si sono presi tre punizioni contro, due per un tenuto e uno per il gomito alto (di Masi). Non che dall’altra parte ci fossero fulmini e scintille: i Verdi, anche grazie all’aggressività italiana, hanno viaggiato a scartamento ridotto e si sono dimostrati molto più pasticcioni del solito: emblematico un passaggio al nulla di McFadden finito direttamente in touche.

DIFESA AZZURRA — In due occasioni, nonostante il muro eretto dagli uomini di Mallett, gli irlandesi parevano arrivati a un passo dal paradiso, ma prima Sgarbi (al 22’ ) ha fermato miracolosamente Sexton a meno di dieci metri dai pali e, due minuti dopo, McLean si è immolato vicino alla bandierina per fermare O’Driscoll. Sul proseguimento dell’azione, Earls e D’Arcy si sono colpevolmente lasciati sfuggire l’ovale con la difesa italiana ormai stremata.

: Martin Castrogiovanni, 29 anni, colonna dell'Italia.

PACK SUPERIORE — Subito dopo l’intervallo, capitan O’Driscoll è però riuscito a infilarsi tra i nostri piloni e a schiacciare in meta al termine di un’azione prolungata nei 22. Il colpo a freddo ha abbattuto gli azzurri, che hanno smesso di costruire gioco, sprecato mezze occasioni (su una touche favorevole, per esempio, hanno perso palla e Sexton li ha rispediti indietro di 70 metri ) e, al 19’ McFadden, sui dieci metri, ci ha graziato mancando il passaggio di O’Driscoll che chiedeva solo di essere portato oltre la meta. Un minuto dopo, con l’onda verde ormai dilagante, O’Driscoll ha perso l’ovale a una spanna e poco più dai 5 punti sicuri. La punizione conquistata sulla mischia successiva (l’ultima prima dell’ingresso di Ongaro e Lo Cicero) ha avuto l’effetto di ricaricare l’Italia, che è tornata a essere aggressiva senza però mai creare azioni da meta. La prima, al 27’ , l’ha creata, manco a dirlo, il nostro pack, che dopo aver travolto tutto e tutti, è arrivato quasi sulla linea dei 5 metri. Dopo altre due punizioni vinte con la mischia (e richiamo arbitrale per quella dei Verdi), l’Italia si è insediata a due metri, forse meno, dalla vittoria, ma il sogno di un Flaminio pronto a esplodere è rimasto lì.

: Garcia e Mirco Bergamasco festeggiano McLean. Ansa

GIOIA E DOLORE — Il lungo predominio, con un Parisse finalmente libero dalle paure dell’infortunio ha però portato alla tanto sospirata meta. Una segnatura spettacolare arrivata al termine di una sventagliata di passaggi da destra a sinistra che ha coinvolto tutti i trequarti azzurri. Eccelso, in particolare, il finger pass decisivo di Garcia per McLean. Ma il boato dello stadio romano gli è ritornato in gola sull’azione successiva e sull’avanzata irlandese pensata e studiata per liberare il drop centralissimo di O’Gara. Che non ha sbagliato. Sipario. Applausi per tutti. Lacrime (amarissime) solo per gli azzurri.

Luca Castaldini© RIPRODUZIONE RISERVATA