MILANO, 29 maggio 2011 - La corsa più dura vinta dal più forte del mondo. Il distacco più ampio degli ultimi cinque anni per la maglia rosa più scaltra a gestire la pressione e le dinamiche della competizione su tre settimane. Il sesto trionfo (3 Tour, 2 Giri, 1 Vuelta) per un campione che a 28 anni è già tra i grandissimi, nonostante l’ombra del caso clenbuterolo, che verrà discusso davanti al Tas ad agosto e che comunque non ha ancora portato ad alcun verdetto di colpevolezza.
piazza da sogno — "Hombre - esordisce - è stata dura, la fatica più dura della mia carriera, però me la sono proprio goduta, un giorno dopo l’altro". Contador parla in piazza Duomo, poco dopo aver ascoltato un inno nazionale sbagliato per una gaffe dell’organizzazione simile a quella occorsa al Tour nel 2009 (quando risuonarono le note dell'inno danese...). "E’ uno dei migliori momenti della mia carriera, quest’anno ho fatto tutto quello che dovevo per preparare il Giro e si è visto, ho avuto un approccio molto migliore rispetto al 2008. E sono anche più emozionato, questa è una piazza da sogno, con tante bandiere spagnole e l’affetto dei tifosi italiani, è qualcosa di irripetibile che non tutti possono vivere. Ora non vedo l’ora di essere a casa, a riposare, perché sono molto, molto stanco".
L'orgogLio di Scarponi — David Millar, il vincitore della crono conclusiva, lo definisce "il più grande, mentalmente e fisicamente, ed anche un’ottima persona". Un elemento talmente preponderante nella Corsa da rendere il secondo posto di Michele Scarponi un successo pieno. "Sono orgoglioso del mio Giro d’Italia - sottolinea il marchigiano, che chiude a 6’10" da Contador con 46" di vantaggio su Nibali -. Lo dedico a me stesso e alla Lampre-ISD, è un grande risultato dopo il quarto posto del 2010 che arriva dopo un Giro molto duro, pieno di tensioni e di fatiche".
il terzo gradino del podio — Nibali, terzo a 6’56" dallo spagnolo: "Quello con Scarponi è stato un duello appassionante, ce le siamo date di santa ragione per tre settimane. Io ho provato a vincere consapevole di rischiare qualcosa, per questo non sono deluso. Ho eguagliato il terzo posto del 2010 in cui ho vinto la Vuelta, quindi è un segnale di continuità".
Antonino Morici