l centro azzurro fra i 5 reduci della vittoria di Murrayfield nel 2015, l’ultima nel Torneo: “Loro sono una grande squadra che pu¨° ambire al titolo al pari delle altre”. Esposito intanto si gode il ritorno in Nazionale: “Contento di esserci e della considerazione di O’Shea”
Murrayfield, Edimburgo, 28 febbraio 2015: ¨¨ la data dell’ultima vittoria dell’Italia nel Sei Nazioni. Sulla Scozia. Sullo stesso campo e contro lo stesso avversario con il quale sabato gli azzurri apriranno l’edizione 2019 del loro Sei Nazioni. Da quel giorno sono arrivate 17 sconfitte consecutive: 7 con l’ex c.t. Jacques Brunel, 10 con Conor O’Shea. Compresa la scena muta (0-29) di Murrayfield di 2 anni fa.
ricordo —
Nel 2015 in campo titolari, del gruppo oggi a disposizione di O’Shea, c’erano Luca Morisi, Leonardo Ghiraldini e Sergio Parisse, poi nel secondo tempo entr¨° anche Tommy Allan, che mise il sigillo sulla vittoria trasformando la meta tecnica assegnata dall’arbitro nel finale (rimase invece in panchina senza entrare Guglielmo Palazzani). “Se chiudo gli occhi - ricorda Morisi - rivedo l’esultanza nel finale per la meta, Ugo Gori che salta e abbraccia tutti. Un bellissimo ricordo, anche perch¨¦ condiviso con tanti compagni con cui ero cresciuto nelle giovanili, da Michele Visentin ad Andrea Manici, al quale mando un grande saluto”. In 4 anni molte cose e molti giocatori sono cambiati: “Tanti i fattori da prendere in considerazione, dal ricambio generazionale, agli infortuni, con tanti giovani che si sono imposti: dimostrazione che in Italia abbiamo tanti buoni giocatori”. Morisi (richiamato in gruppo a giugno, tornato in campo in azzurro nei 4 test di novembre dopo 3 anni di assenza) sa che al momento nelle gerarchie di O’Shea davanti lui ci sono Tommaso Castello e Michele Campagnaro: “? giusto affidarsi alle certezze, senza stravolgere la squadra. Io ora rispetto a quando sono di nuovo in gruppo riesco a entrare meglio negli ingranaggi della squadra, le strutture si stanno consolidando, dobbiamo solo riuscire a fare sempre le cose al 100 percento, nei dettagli”. Magari provando a travasare la mentalit¨¤ costruita alla Benetton: “Qui ¨¨ pi¨´ difficile, solo per il fatto che al club siamo insieme tutti i giorni. Qui c’¨¨ Marius Goosen che aiuta, ma di fondo l’idea dello staff ¨¨ di non stravolgere il lavoro che facciamo a Benetton e Zebre, si cerca di andare incontro alle esigenze di tutti”. Per¨° a livello mentale ¨¨ innegabile che alla Benetton i 3 anni di lavoro di Kieran Crowley e del suo staff stiano portando frutti interessanti: “Qui in Nazionale non abbiamo uno psicologo di squadra, quindi molto sta alla maturit¨¤ di noi giocatori nel gestire e affrontare situazioni e pressione. Nel club lavoriamo in un modo che se tu commetti un errore, sai c’¨¨ subito dopo una chiamata e in 10 secondi devi tornare in posizione e rimediare, che devi dare il 110 percento. ? la mentalit¨¤ che ha portato Crowley, ora ¨¨ stabile e tutti sappiamo che un errore deve essere subito mettere da parte per ripartire”. Che Scozia troveremo? “Ci aspettiamo un Finn Russell che, passato da Glasgow al Racing Parigi, attaccher¨¤ di pi¨´ la linea, rispetto alle altre aperture. Ci aspettiamo un gioco simile alle franchigie che affrontiamo in Pro14, quindi abbiamo gli elementi per prepararci bene. Sono una grande squadra, pu¨° ambire al titolo al pari di tutte le altre”.
Angelo Esposito FAMA
ritorno —
Dopo oltre un anno di assenza per il grave infortunio al ginocchio, torna in azzurro Angelo Esposito. “Sono molto contento di essermi ripreso e della chiamata”, dice l’ala della Benetton. “Sono rientrato subito bene a Treviso e Conor mi ha subito preso in considerazione per questo Sei Nazioni, spero di ricambiare”. Alle ali, a dir la verit¨¤, con Mattia Bellini e Leonardo Sarto fuori, la coperta ¨¨ un po’ corta: se da una parte ci sar¨¤ sicuramente la conferma di Tommaso Benvenuti, dall’altra Luca Spedandio e proprio Esposito si giocano una maglia: “In Nazionale la pressione e la responsabilit¨¤ ci sono sempre, l’importante ¨¨ stare bene e giocare bene”. Curioso per¨° notare come all’abbondanza in terza linea corrisponda una difficolt¨¤ nel reclutare ali, come accade d’altronde anche alla Benetton e alle Zebre: agli italiani non piace giocare ala? “Non abbiamo abbondanza in Pro 14 e dietro dal campionato italiano qualcuno c’¨¨, come quelli passati dall’Under 20. Ma ¨¨ vero che tra infortuni e altri fattori non ne abbiamo. E gli stranieri effettivamente portano delle diverse qualit¨¤ e caratteristiche. Perch¨¦ non arrivano palloni? Pu¨° essere, all’ala ci cresci, poi magari ci vieni adattato come nel caso di Benvenuti. Le stelle mondiali piacciono, ma per il gioco che abbiamo noi bisogna iniziare a fare qualcosa in pi¨´ in Nazionale per coinvolgere le ali. Alla Benetton abbiamo iniziato e infatti si vedono pi¨´ mete delle ali”. A proposito di ali, quella preferita di Esposito nel Sei Nazioni? “Jack Nowell dell’Inghilterra. Non so se giocher¨¤ titolare, hanno tantissima concorrenza. Lo affrontai in Under 20 e ci fece 3 mete. Mi piacciono le sue linee di corsa, il fatto che si va a cercare molto lavoro anche in mezzo al campo, poi ¨¨ solido anche in difesa. Palla in mano ¨¨ esplosivo”.
Roberto Parretta
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