Martin Castrogiovanni torna in mischia. Il pilone-totem, il simbolo di una generazione che ha vissuto l’effimero boom ovale in Italia, il solo rugbista conosciuto da tanti — se non da tutti — torna a parlare dell’Italrugby. Dal 2016, anno in cui smise, l’ha fatto raramente, come per un senso di separazione verso un mondo al quale sente di aver dato tanto — 119 caps bastano? — e che forse non riconosceva pi¨´. La sua impronta resta forte: in settimana l’autorevole sito planetrugby l’ha inserito, con Sergio Parisse, nel miglior XV di sempre del Sei Nazioni. Lui si schermisce (“Mi fa molto piacere, sento di dover dividere il merito con tutto il movimento”) e guarda alla nuova Italia che, per la prima volta dopo tanti anni, si affaccia al Torneo con fiducia e con un po’ di credito dopo le 5 vittorie del 2022, comprese quelle storiche in Galles e sull’Australia. Si parte domani alle 16 all’Olimpico con la Francia. “Questi azzurri di oggi tecnicamente sono pi¨´ forti di noi — attacca il 41enne —. Hanno bisogno di tempo ma le basi ci sono. Molti ragazzi della mia generazione erano stati buttati in campo senza essere formati”.
VIA AL SEI NAZIONI
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