Finisce con la presentazione della Haka, ?forma di rispetto per gli avversari e pensiero rivolto alle proprie famiglie?. I 38 ragazzi e le 4 ragazze (provenienti da tutta Italia, ma anche da Belgio, Grecia e Slovenia), che da domenica han partecipato all’”All Blacks Clinic” al Curioni dell’Idroscalo di Milano, casa dell’Asr (650 tesserati, prima squadra in serie A e una tradizione che va di pari passo alla passione), hanno imparato a eseguirla con cura. A guidarla c’¨¨ Anthony Tuitavake, All Blacks n. 1072, 37enne ex ala-centro: debutt¨° contro l’Irlanda a Wellington nel 2008. L’interpretazione corale ¨¨ di assoluta intensit¨¤. ? un venerd¨¬ sera caldo e afoso, ma le emozioni vincono facili.
Rugby
Gli All Blacks a Milano, un clinic non solo tecnico
Due ex nazionali neozelandesi maestri per una settimana per un gruppo di 42 ragazzi: “Ci hanno trasmesso il senso di appartenenza”. Al termine Haka collettiva
La particolarit¨¤
¡ªDi campus estivi ovali, in giro per l’Italia, ce ne sono molti. Di qualit¨¤ e con ospiti spesso illustri. Ma questo, in pi¨´, offre il fascino dei tuttineri. E non ¨¨ cosa da poco. “Sono arrivati con due ex giocatori, l’altro il seconda linea Norman Maxwell, 43enne da 36 caps e con due allenatori – spiega il direttore sportivo biancorosso Enzo Dornetti – ai quali abbiamo affiancato quattro tecnici del nostro staff. Quel che pi¨´ ci hanno trasmesso ¨¨ il senso di appartenenza, il concetto di squadra”.
Piatti puliti
¡ª“Per noi – aggiunge Francesco Cattaneo, clinic manager – la possibilit¨¤ di arricchimento, anche umana, ¨¨ stata enorme. Ci hanno parlato di formazione, di nutrizione, ci hanno fatto porre l’accento sull’attenzione a tutti i dettagli, anche quelli minimi e hanno insegnato ai ragazzi che, dopo pranzo e cena, ¨¨ bene che ognuni lavi il proprio piatto, anche se di plastica. Poi, naturalmente, c’¨¨ stata la parte tecnica”. Fatta di dodici sessioni di allenamento sul campo e dieci in aula, full immersion nella cultura kiwi. C’¨¨ stato anche tempo e modo di discutere sulle scelte del c.t. Steve Hansen, che non porter¨¤ in Coppa del Mondo un giocatore come Owen Franks e sul fatto che il Galles, dopo dieci anni, ha appena scalzato la Nuova Zelanda dal primo posto del ranking mondiale.
Progetto pilota
¡ªSe ¨¨ vero che il valore del marchio oggi supera i 200 milioni di dollari statunitensi, i mercati e le attivit¨¤ commerciali interni al Paese sono quelli che sono. Ecco allora che, per crescere ulteriormente da un punto di vista economico, occorre rivolgersi al di fuori dei propri confini. Le prossime frontiere da conquistare sono quella asiatica e quella nordamericana. Ma anche quella europea ha grandi potenzialit¨¤. Ecco allora uno dei motivi del clinic, proposto in diversi Paesi e sorta di progetto pilota per possibili edizioni future. Ma non si creda: ad animare i protagonisti c’¨¨ stato soprattutto l’amore per il rugby e per la sua storia. La maglietta personalizzata che i partecipanti, al termine, han ricevuto a ricordo dell’esperienza dalle mani dei tuttineri, ha un valore inestimabile.
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