La prima squadra promossa nella massima serie, l’Italia in raduno: nella meno ovale delle citt¨¤ venete, un progetto d’avanguardia. “Il Pro 14? Ci pensiamo”
“Rispetto al triangolo magico del Veneto eravamo un angolo dimenticato. Ora siamo in un’altra dimensione”. Davide Adami ¨¨ una delle memorie del rugby a Verona. Nelle serie minori ¨¨ stato giocatore, capitano, accompagnatore, allenatore, tutto. Ieri ha vissuto l’inaugurazione del Payanini Center da vicepresidente di qualcosa di totalmente diverso. Altro che allargare la geometria Rovigo-Padova-Treviso: al primo anno in massima serie dopo 55 anni di storia, Verona vuole riscrivere il modo di fare rugby in Italia.
CONTROTENDENZAIl raduno della Nazionale mette in vetrina un centro sportivo nuovo di zecca con tre campi omologati e tre da allenamento, uno indoor. E poi 10 spogliatoi, palestre, sala conferenze, club house, sky box per gli ospiti internazionali. Un’academy privata per under 16 e under 18, una foresteria per 40 ospiti, uno staff di 50 tecnici con cinque professionisti. Progetto e investimento sono enormi. Ricordano la Ghirada di Treviso o la Guizza di Padova, create per¨° negli anni Ottanta in contesti diversi. Oggi il Top12 ha un’esposizione mediatica quasi nulla, eppure Verona fa le cose in grande. La spinta ¨¨ arrivata dalla presidente Raffaella Vittadello, padovana con trascorsi petrarchini, e da suo marito, Vladimir Payano, imprenditori nel settore del marmo. “Sono entrati perch¨¦ il figlio Edoardo giocava a minirugby — racconta Adami —. Passo passo si sono inseriti fino a proporre un progetto con due cardini: l’impianto e la formazione. Quella di Verona ¨¨ una sfida imprenditoriale a tutto il rugby italiano. Questo sport in Italia ha grandi margini, ma bisogna crederci”.
FUTURO EUROPEO Il centro sportivo ¨¨ di livello assoluto, ma il progetto tecnico fa ancora pi¨´ impressione. “Ci siamo ispirati alle accademie neozelandesi - spiega Adami —. Abbiamo un director of rugby, l’australiano Grant Doorey, che ¨¨ stato vice di Kirwan in azzurro e col Giappone, mentre il sudafricano Zane Ansell guida l’Academy. Abbiamo 35 allievi, 18 residenziali: oltre a studiare e ad allenarsi, vivono da noi”. Cose che in Italia fa solo la federazione. “Noi siamo privati, ma non vogliamo rubare i talenti alle altre squadre. Anzi, a fine settimana devono tornare ai loro club”. Ma dove vuole arrivare Verona? “Con la prima squadra vogliamo salvarci, per poi spostarci tra qualche anno nella parte sinistra della classifica. Vogliamo che l’Academy si consolidi e crei giocatori di qualit¨¤ e che il centro sia vissuto da tutta la citt¨¤. Palestre, ristorante, campo da calcetto, ambulatori: il centro si pu¨° finanziare da solo”. Certo che gli sky box per il Top 12 fanno un certo effetto. “Vorremmo disputare le Coppe europee nei prossimi anni, ospitare i test delle Under azzurre. E poi ci sarebbe lo spazio per un’altra tribuna sull’altro lato, negli accordi col Comune ¨¨ previsto. Se la Fir ci dar¨¤ una mano, saliremo a 5000 posti?. L’ideale per il Pro 14. “Ci abbiamo pensato, ¨¨ vero. Pu¨° essere un obiettivo a medio termine. Vorremmo ospitare partite del Pro 14”. Altro che angolo dimenticato.
Simone Battaggia
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