Nel 2012, dopo aver perso la vista all’occhio sinistro e prima di tornare a giocare con gli occhiali, l’irlandese and¨° a Udine e trov¨° il giovane Antonio apertura. Sei anni dopo i due sono compagni di squadra. Rizzi: “Veniva a casa da me e mi ha insegnato a calciare come Sexton”. McKinley: “Ama attaccare, ma ora si lotta per la maglia”
Giocarti il 10 col tuo primo vero allenatore. Uscire dal campo dando il cinque a chi ti ha insegnato a calciare, a leggere una partita, a vedere il tuo futuro nel rugby. Sabato, al 55’ di Ospreys-Treviso, la sostituzione di Antonio Rizzi con Ian McKinley ¨¨ stata speciale.
ROMANZO —
La storia dell’irlandese ¨¨ di per s¨¦ un romanzo: il talento da apertura internazionale, la tacchettata che gli fece perdere la vista dall’occhio sinistro, l’Italia per ripartire, gli occhiali fatti approvare da World Rugby per giocare, la crescita fino a giocare per Treviso e per l’Italia. Domenica Ian ha aggiunto un capitolo su Instagram. "Nella foto a sinistra, un 23enne ex giocatore mentre allena un 15enne di Udine, Antonio Rizzi. A destra, io e Antonio sabato in campo nella stessa partita. Inimmaginabile sei anni fa".
McKinley e Rizzi due anni fa
"MI SOMIGLIA" —
Il racconto di McKinley: "Arrivai a Udine nel 2012, dall’Irlanda. Fu il pap¨¤ di Antonio, Massimo, a portarmi l¨¬: era il d.s. del Leonorso, cercava un tecnico straniero, era in contatto con un mio amico irlandese. A me serviva una sfida in un posto dove il rugby non fosse la cosa pi¨´ grande. La famiglia Rizzi ¨¨ stata fondamentale per me, per qualsiasi problema li chiamavo. Antonio aveva talento, alzava il livello della squadra. Come me ¨¨ un’apertura che attacca la linea di difesa, ¨¨ veloce sui primi 10 metri, ma ha bisogno di esperienza. Deve sfruttare ogni occasione e capire che ogni azione ha una conseguenza, positiva o negativa. Io lotto con lui e Allan per essere titolare ogni settimana. ? una bella sfida".
"ERA DI CASA" —
Rizzi aveva giocato 10’ con gli Scarlets. A Swansea la prima da titolare. "Grande emozione — racconta il 20enne —. Ricordo che il giorno in cui pap¨¤ a tavola disse che sarebbe arrivato un irlandese, andai sul web e cercai notizie. La prima settimana era sempre a casa nostra. ? stato il primo a spiegarci come affrontare le partite, ci mostrava i video dei nostri allenamenti. Eravamo entusiasti di lui. Mi ha insegnato a calciare, a visualizzare i pali come Sexton. Un giorno dopo la partita ero abbattuto perch¨¦ avevo sbagliato quattro calci su cinque. Mi disse che un giorno aveva visto Sexton sbagliarne sei su sette, ma mettere dentro quello decisivo, quello della vittoria. La cosa importante era quella. ? stato McKinley a suggerirmi di pensare a una parola (ice, n.d.r.) prima di calciare, per isolarmi. Concentrarsi dopo uno scatto o magari dopo aver fatto due errori non ¨¨ facile?. Giocarsi il 10 con il proprio maestro genera conflitti interiori? "Per me un po’ s¨¬. Lui ama prendermi in giro, dice “gioco io, sono pi¨´ grande”. Per scherzare, ovvio. Io non lo faccio, non mi permetto. Per il 2018-19 ho l’obiettivo di giocare pi¨´ partite possibile, se lui ¨¨ titolare sono felice. Per me ¨¨ come un fratello".
UN ALTRO MONDO —
Rizzi vede un fil rouge che lo lega a McKinley. "Mi rivedo in lui in tanti aspetti del gioco. Mi piace attaccare la linea come lui, mi piace il suo essere istintivo nel prendere le decisione". Il 20enne ¨¨ a un passaggio cruciale della propria carriera. Poco pi¨´ di un anno fa era ancora in Accademia, poi ¨¨ passato per un anno al Petrarca — come Licata ¨¨ tra i pochi ad aver ottenuto un contratto per il Pro 14 dopo una sola stagione nel campionato italiano — e ora vive la vetrina pi¨´ importante. "Rispetto all’anno scorso mi sento un’altra persona - conclude Rizzi —. Fino al Sei Nazioni le cose erano andate bene, poi a parte l’infortunio non so cosa sia successo, fatto sta che a Padova non mi hanno fatto pi¨´ giocare. Andare al Mondiale under 20 senza riferimenti, senza fiducia sui miei mezzi, ¨¨ stato terribile. Ora sono felice, Kieran Crowley mi da fiducia, lo ringrazio. Rispetto all’Eccellenza il Pro 14 ¨¨ un altro mondo. Velocit¨¤, impatti, tempi entro i quali devi prendere una decisione. Ci vuole tanta preparazione a fare un passaggio del genere. Giocare partite come quella con gli Ospreys, per¨°, ¨¨ ci¨° che ogni ragazzino sogna. E quello che provi ti fa dimenticare la fatica di alzarsi la mattina alle sei con la pioggia e di andare in mezzo al fango per allenarti".
Simone Battaggia
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