L’apertura neozelandese a Roma nel 2012 conquist¨° il suo primo cap da titolare: “Le sfide con Inghilterra e Irlanda avevano il sapore di uno scontro a eliminazione diretta in Coppa del Mondo, ma ora dobbiamo pensare a chiudere bene il tour con gli azzurri”. E intanto visitano San Pietro
Il cielo oggi gli ha dato un po’ di tregua. E nel mercoled¨¬ pi¨´ o meno libero gli All Blacks riusciranno a godersi qualche ora di sole e le bellezze di Roma, visto che da domenica, da quando sono arrivati, hanno visto praticamente quasi solo pioggia. Domani torneranno in campo per un allenamento al pomeriggio, dove, a quanto spiegato ieri da Beauden Barrett, si inizier¨¤ a studiare il modo in cui affrontare l’Italia, in vista del test di sabato all’Olimpico, l’ultimo del novembre internazionale. “Nei primi due giorni della settimana – diceva ieri l’apertura neozelandese – il focus ¨¨ su di noi, sulle cose che dobbiamo fare, sulla nostra strategia, nei successivi due l’attenzione va sull’avversario. Un avversario di qualit¨¤”.
AVVERSARIO - Un avversario che sulla carta non dovrebbe impensierirli, ma nel rugby le cose poi si devono conquistare sul campo e nessuno, tanto meno gli All Blacks, si permette mai di sottovalutare un avversario. Specialmente poi se si arriva da una sconfitta, come quella in Irlanda. “Ovviamente – ammette Barrett - c’¨¨ frustrazione dopo la partita di Dublino, ma abbiamo dovuto subito voltare pagina. Sabato scorso siamo mancati in diversi aspetti, invece gli irlandesi hanno giocato meglio, soprattutto in difesa. E quel tifo ¨¨ fantastico, ¨¨ un ambiente magnifico, forse il pi¨´ bel posto dove ho mai giocato: per noi ¨¨ una splendida sfida affrontare quei palcoscenici”. La sfida con l’Italia non vive ovviamente delle premesse di quelle con Inghilterra e Irlanda: “A Twickenham e Dublino abbiamo assaporato le sensazioni di uno scontro a eliminazione diretta di Coppa del Mondo. Ma noi abbiamo un enorme rispetto per l’Italia, li affronteremo tenendo presente che sono una squadra di qualit¨¤, come si ¨¨ visto con l’Australia. Hanno difeso mettendoli sotto pressione e abbiamo visto che gli piace giocare la palla, si sono espressi bene”. Rispetto al test di due anni fa, cambia il momento: allora fu nel mezzo del tour, ora ¨¨ alla fine, chiaro che l’approccio pu¨° essere diverso”. Ma le vacanze possono aspettare, almeno fino a domenica: “Ci sono differenti sfide che stiamo affrontando, a livello individuale e come strutture di gioco, stiamo costruendo partita dopo partita. Per noi ¨¨ importante provare nuove cose, sono sempre occasioni per crescere”.
RICORDO – Vicino a lui c’¨¨ il fratello Scott: entrambi ancora non sanno se sabato giocheranno. A dir la verit¨¤ Scott un posto dovrebbe averlo assicurato (magari anche l’altro fratello Jordie, come estremo), visto che le seconde linee sono solo tre. Ovviamente tutti vorrebbero partire titolari, ma Beauden ricorda: “I miei primi test li ho fatti tutti partendo dalla panchina, perch¨¦ potevo coprire pi¨´ posizioni. Ovvio che il desiderio ¨¨ sempre quello di stare nel XV, ma rientrare nei 23 ti offre comunque l’opportunit¨¤ di giocare”. Proprio a Roma nel 2012 Beauden colse il suo quarto cap e il primo da titolare. Da quel 17 novembre, l’apertura di Taranaki ne ha fatta di strada: solo 8 da titolare nelle prime 38, poi il 25 giugno 2016 raccoglie definitivamente l’eredit¨¤ della leggenda Dan Carter e indossa la maglia numero 10 per 34 partite di fila, fino a Dublino. Miglior giocatore dell’anno 2016 e 2017, ¨¨ ancora il principale favorito per un’impresa mai vista: vincere 3 volte di fila, come non ¨¨ riuscito nemmeno allo stesso Carter (2005, 2012 e 2015) e all’ex capitano Richie McCaw (2006, 2009, 2010). Roma e l’Italia, con quel primo cap di questo straordinario cammino, gli resteranno senza dubbio sempre nel cuore.
Roberto Parretta
© RIPRODUZIONE RISERVATA