Nasce Urc, il Pro 14 apre alle sudafricane top. Anayi: “Italiane pi¨´ competitive”
Sedici squadre, cinque nazioni, due continenti. Oggi viene lanciata l’Urc, United Rugby Championship, che da settembre metter¨¤ insieme i migliori club e province di Italia (Zebre e Treviso), Scozia, Galles, Irlanda e le quattro grandi franchigie sudafricane. La base ¨¨ quella del Pro 14, ma con tante novit¨¤, al di l¨¤ di nome, logo e formula. Il nuovo torneo prevede quattro gironi da quattro: sudafricano, gallese, irlandese e italo/scozzese. Diciotto partite, andata e ritorno con le compagne di poule pi¨´ una con ciascuna delle altre. Le prime 8 ai quarti, pi¨´ semifinali e finale. E anche le sudafricane saranno eleggibili per la Coppa Europa (la vincitrice di ciascun girone pi¨´ le migliori 4 della classifica complessiva).
Sabato a Treviso un gustoso antipasto con la finale di Rainbow Cup tra Benetton e i Bulls. Una partita che si sarebbe dovuta giocare a Zagabria perch¨¦ ad aprile non si trovavano Paesi europei che non imponessero la quarantena agli ospiti, prima che la Fir si muovesse ottenendo il via libera dal Governo. Martin Anayi, amministratore delegato della nuova lega, sar¨¤ a Treviso da domani. ?Abbiamo apprezzato il lavoro per essere la sede della finale — racconta il dirigenti, da sei anni alla guida di quella che all’origine fu la lega celtica —. Sar¨¤ una partita importante per l’Italia che ha bisogno di un successo perch¨¦ il suo rugby cresca, ma anche per noi. ? la ciliegina sulla torta dopo un’annata difficile. Una vittoria di Treviso sarebbe un risultato incredibile. Conosciamo la passione che c’¨¨ in questo club, il grande progetto portato avanti da Luciano Benetton e dalla sua famiglia. Sono felice che ce l’abbiano fatta?.
Quali sono state le difficolt¨¤ maggiori nel portare a termine questa stagione di Pro 14?
“Per tutto lo sport professionistico ¨¨ stata dura non avere i tifosi sugli spalti. Hanno patito soprattutto i club, senza gli introiti per i biglietti. Noi poi siamo una lega internazionale, con confini da superare. Devo dire un grande grazie alla nostra commissione medica, che ha trovato tutte le soluzioni per viaggiare e per giocare. E alle squadre, con i membri dello staff, continuamente testati. Inevitabilmente abbiamo dovuto fare i conti con positivit¨¤ e annullamenti, ma alla fine ce l’abbiamo fatta”.
Come si ¨¨ arrivati alla nascita dello United Rugby Championship?
“Con le federazioni, cos¨¬ come con i club e con i nostri partner commerciali, abbiamo sempre voluto crescere e creare la migliore lega possibile. Sono in carica da sei anni e siamo passati da Pro 12 a Pro 14 fino alla versione a 16 attuale. Prima ancora c’era la Celtic League, siamo abituati a cambiare”.
Quale ¨¨ l’obiettivo?
“Far giocare i migliori giocatori il pi¨´ spesso possibile, per avere grandi partite. Less is more, perch¨¦ a rugby oggi si gioca troppo. Faremo 18 partite di stagione regolare, tre in meno rispetto al calendario del 2018-19, l’ultimo completo. Ci fermeremo nei weekend dei test internazionali. Questo significa che i nazionali saranno sempre a disposizione delle franchigie, quindi le squadre saranno pi¨´ forti. Cos¨¬ abbiamo rafforzato sia la fascia alta, sia quella bassa. Le italiane trarranno beneficio da questo cambiamento, oltre che dalla qualit¨¤ degli under 20 che negli ultimi anni hanno battuto Scozia e Galles al Sei Nazioni e che ora si sono affacciati alla squadra maggiore”.
Qual ¨¨ stato il ruolo in questa rivoluzione di Cvc, il fondo britannico gi¨¤ azionista di F.1, MotoGp, Sei Nazioni e Premiership che ha acquisito il 28% della Lega?
“Sono particolarmente sintonizzati con il rugby. Il fatto che siano dentro sia al rugby di club, sia a quello internazionale ¨¨ un vantaggio perch¨¦ capiscono il contesto in cui ci si muove. Sono i nostri partner commerciali e di marketing e per noi ¨¨ importante essere accompagnati da loro in questo momento di crescita verso il Sudafrica. Ci aiutano nel tirare fuori il massimo da ci¨°. Il lavoro fatto per il logo ¨¨ solo un esempio. Con loro capiamo l’evoluzione del mondo dei media, ci aprono a un nuovo modo di comunicare. Portano l’esperienza che hanno fatto in realt¨¤ importanti come Nfl e MotoGp. Per loro il rugby ¨¨ un buon investimento”.
Il campionato inglese e francese hanno una grande storia e tante rivalit¨¤. Come farete a competere?
“La verit¨¤ ¨¨ che la Premiership e il Top 14 non sono nostri competitor. Sono piuttosto compagni di business. In campo siamo rivali, fuori facciamo un sacco di cose insieme, compresa la vendita di diritti e dei biglietti nelle coppe europee”.
Sar¨¤ un torneo transcontinentale, con viaggi importanti. Le sudafricane, prima abituate al Rugby Championship e a voli in Australia e Nuova Zelanda, forse stanno meglio, ma per le europee? Come tutelerete la salute dei giocatori?
“Per le europee non ci saranno pi¨´ viaggi che nel Top 14. Ogni squadra andr¨¤ in Sudafrica una volta l’anno, per giocare due partite. Le sudafricane verranno in Europa per dei blocchi di incontri, non saranno pi¨´ di quattro e dal 2022-23 si accorperanno alle trasferte delle coppe europee. Tra una partita e l’altra ci saranno minimo sette giorni e quando si voler¨¤ in un altro continente sono previsti 5 giorni a terra prima di giocare. Siamo attentissimi alla salute e aperti a tutte le novit¨¤ introdotte da World Rugby, come abbiamo dimostrato con le “goggles” (la maschera protettiva per gli occhi indossata per la prima volta da Ian McKinley col Benetton, ndr), fino alle tecnologie applicate all’individuazione dei casi di concussion”.
Quest’anno gli atleti di Benetton e Zebre hanno apprezzato i charter in giornata per andare a giocare in Galles, Scozia e Irlanda. Verranno mantenuti?
“Me ne ha parlato Antonio Pavanello (d.s. del Benetton, ndr), mi ha sottolineato quanto fosse importante per loro questa cosa. Questa iniziativa era legata al Covid, alla necessit¨¤ di ridurre al massimo i tempi delle trasferte. Zebre e Benetton sono svantaggiate ora dai viaggi in Europa, spesso scomodi e con degli scali. Supporteremo il fatto che questo modo di viaggiare continui”.
Ci saranno altre espansioni della lega?
“No. Due anni fa abbiamo capito che 16 squadre era il numero ideale per avere un format semplice. Pi¨´ squadre ci farebbero sforare il numero dei weekend impegnati. Sedici ¨¨ esattamente il numero giusto. Vogliamo che ogni maledetta domenica ogni squadra possa battere l’altra”.
Avete trovato un partner tv per l’Italia?
“Non lo abbiamo ancora scelto. Stiamo parlando con Dazn e con altre emittenti”.
Il Petrarca Padova due anni fa ha presentato alla Fir la richiesta per una licenza. Padova per¨° ¨¨ molto vicina a Treviso, insiste sullo stesso territorio, il Veneto. Questo ¨¨ un problema per voi?
“No. Conosciamo il presidente Alessandro Banzato e il suo progetto. Andrea Rinaldo, che rappresenta i nostri club nel board delle coppe europee, ce ne ha fatto cenno. Conosciamo il club, sappiamo che ha grande tradizione, come Treviso, buone strutture e uno stadio da 10.000 posti a disposizione. Il Veneto ha cinque milioni di abitanti, pi¨´ del Galles che esprime 4 club nella nostra lega. La geografia non ¨¨ un problema per noi. Il tema riguarda di pi¨´ la Fir, forse c’¨¨ la necessit¨¤ di insistere su una base maggiore, che siano rappresentati sia Nord-Est, sia Nord-Ovest. Non so se Parma sia il posto giusto per il futuro. Forse Milano, forse Roma, chiss¨¤. D’altro lato, la presenza di squadre con tradizione e rivalit¨¤ ha valore. Cardiff dalla prossima stagione lascer¨¤ il nome Blues e torner¨¤ a Cardiff Rugby, con i colori storici, perch¨¦ scommette sulla propria storia. Un club deve avere delle radici. Se le Zebre riusciranno a metterle a Parma bene, altrimenti potranno andare altrove. So che le Zebre hanno un nuovo management, il presidente Michele Dalai ¨¨ un uomo di comunicazione e da tempo abbracciano temi importanti come la diversit¨¤ e sono attenti a ci¨° che il rugby pu¨° fare nella societ¨¤. Alla fine i valori del rugby vanno vissuti, il nostro gioco ¨¨ soprattutto inclusione. Da questo punto di vista la nostra lega ¨¨ la pi¨´ aperta al mondo. Sudafrica, Galles, Italia, Scozia e Irlanda hanno diverse lingue, culture, stili di gioco. Questo melting pot ¨¨ intrigante”.
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