L’ex pilone della Nuova Zelanda lancia il sasso: “La danza viene fatta solo per interesse, ¨¨ diventata una recita, ha perso il suo potere. Un sudafricano o un australiano la vedono anche 12 volte in carriera”. Il c.t. Hansen: “Appartiene ai giocatori, sanno che valore ha”
La haka ¨¨ inflazionata? Sta perdendo la sua aura sacra? Si sta vendendo per fini commerciali? Le domande, pesanti, le ha poste un ex All Black, il pilone Kees Meeuws, 42 caps tra il 1998 e 2004. Meeuws ne ha parlato a Peter Bills nell’ambito del libro “The Jersey”, la Maglia, del quale il New Zealand Herald ha pubblicato un estratto.
“PER INTERESSE” —
“L’ultima cosa che vogliamo vedere ¨¨ una haka fatta dai giocatori soltanto per interesse - sostiene Meeuws -. Ha perso la sua “mana” (termine australe traducibile con forza, prestigio ed efficacia, ndr). E’ diventata una recita”. Il tema non ¨¨ nuovo ¨¨ ha diverse facce. Il libro cita anche Colin Meads, pi¨´ di una leggenda del rugby e non solo in Nuova Zelanda,morto nell’agosto scorso a 81 anni. Secondo “The Pinetree”, nella haka di oggi c’¨¨ troppa enfasi. Secondo Meeuws, invece, il problema ¨¨ piuttosto quella di una perdita di incisivit¨¤. “Per un sudafricano o un australiano che si trovano di fronte la haka tre volte all’anno, pu¨° capitare di vederla anche 12 volte in carriera”, perdendo quindi il suo impatto. Da qui, la necessit¨¤ di ridurre il numero di “rappresentazioni”. “Tradizionalmente gli All Blacks facevano la haka solo prima delle partite giocate fuori dalla Nuova Zelanda - continua Meeuws -. Questo per¨° cambi¨° nel 1987 con Buck Shelford, che lott¨° perch¨¦ la danza convogliasse forza, perch¨¦ la Ka Mate fosse fatta anche in casa”. Meeuws ha per¨° anche un’altra opzione. “Oltre alla Ka Mate e alla Kapa O Pango, forse ¨¨ il momento di introdurre una terza danza, per fare in modo che la gente torni a parlare di haka. Quando la Kapa O Pango fu introdotta, nel 2005, prima di ogni test il pubblico si chiedeva a quale versione avrebbe assistito”.
RISPOSTA HANSEN —
La polemica ha inevitabilmente rimbalzato sul campo degli All Blacks di oggi, che stanno preparando l’esordio nel Rugby Championship, sabato contro l’Australia. “Non usiamo la haka in modi diversi rispetto a ci¨° che abbiamo sempre fatto - ha detto il c.t. della Nuova Zelanda, Steve Hansen -. Fa parte dell’inizio del match e per i giocatori ha un grande significato. Sappiamo che non ¨¨ fatta per nessun altro se non per noi”.
LE REAZIONI —
Da quando Buck Shelford l’ha resa pi¨´ “forte”, intimidatoria, la haka ha suscitato un interesse enorme, anche per come le squadre la contrastano. Curiosamente, i primi a inventarsi una reazione attiva furono proprio gli irlandesi. Avvenne il 18 novembre 1989 a Dublino, nel vecchio Lansdowne Road: mentre Shelford guidava la haka, il capitano verde Willie Anderson si mise al centro dei compagni in linea, prese a braccetto i due che aveva a fianco e inizi¨° ad avanzare, a trascinare quella catena umana a passo di marcia, fino a trovarsi viso a viso con Shelford stesso. Campese non ha mai apprezzato la ritualit¨¤ dei Neri. Durante la haka che precedette la semifinale mondiale del 1991, poi vinta dall’Australia, rimase a calciare sotto i propri pali. Galles e Francia si applicano da anni per trovare una risposta efficace a quella sfida. Nel 2005 a Cardiff gli ospiti accettarono che si replicasse la sequenza del 1905: inno neozelandese, haka e Land of my fathers . Lo spostamento di fatto annull¨° l’effetto emotivo della danza. I britannici ci riprovarono l’anno successivo, ma gli All Blacks dissero no e visto che non si trov¨° un accordo, danzarono nei corridoi del Millennium. Tre anni dopo arriv¨° la vendetta. I gallesi assistettero alla Kapa o Pango in piedi, allineati. Quando per¨° la haka fin¨¬, rimasero fermi a guardare negli occhi gli avversari. Per due minuti non si mosse una foglia, come in un film western. Il pubblico impazz¨¬. Due anni prima, nello stesso stadio, i francesi avevano vestito tshirt blu, bianche e rosse formando un gigantesco tricolore che idealmente accompagn¨° una vittoria clamorosa. E nel 2011, a Auckland, sorpresero ancora: di fronte alla haka della finale iridata, formarono una freccia, o meglio una ?V? di victoire. Il capitano Dusautoir, dal vertice, avanz¨° con la squadra ben oltre la met¨¤ campo, con audacia. I francesi poi persero 8-7 e per l’infrazione furono pure multati di 2500 sterline, poi pagate grazie alla colletta promossa da un volto della tv neozelandese.
Simone Battaggia
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