Dopo il k.o. di Oita, lungo trasferimento in treno. L’analisi di Minozzi: “Ci manca l’abitudine alla vittoria”. Bellini infortunato alla caviglia sinistra
Il giorno dopo la sconfitta nel primo dei due test-match della serie contro il Giappone, ¨¨ giorno di trasferimento. L’Italia si lecca le ferite del 34-17 subito sotto il tetto del Bank Dome di Oita e, dopo il recupero attivo in piscina della mattinata, viaggia in treno verso Est, verso Kobe, sabato sede della “rivincita”. Sotto un cielo plumbeo, tra la curiosit¨¤ dei passeggeri abituali e con cambio a Kokura per prendere lo Shinkansen, si attraversa anche il Giappone rurale, quello delle risaie e dei contadini che lavorano pure alla domenica pomeriggio. E intanto, tra partite a carte, sonnellini e buone letture, si ripensa all’incontro perso.
Gli azzurri nel trasferimento
l’abitudine —
Per esempio al fatto che le statistiche della partita dicono che gli azzurri hanno avuto maggior possesso (il 58%) e pi¨´ territorio (il 61). Percentuali, alla resa dei conti, non sfruttate, come gi¨¤ troppo spesso nel recente passato. Sono lo specchio di una squadra che gioca alla pari degli avversari, ma poi non concretizza. E nel momento della verit¨¤ si fa dominare. Come sabato: 20-17 al 62’, poi due mete subite in sei minuti e addio sogni. La sintesi di Matteo Minozzi, 22 anni compiuti sei giorni fa, rivelazione del Sei Nazioni con quattro mete in cinque partite, ¨¨ molto chiara: “Per vincere – dice – bisogna avere l’abitudine a farlo. E noi non l’abbiamo”. Bench¨¦ la stagione delle sue Zebre e di Treviso non sia mai stata cos¨¬ positiva: la Nazionale, a questo punto, ha perso otto partite consecutive, diciassette delle ultime diciotto. l’analisi —
“Avevamo aspettative molto alte – ammette Minozzi –: contrariamente a quanto avviene durante il Torneo, quando i tempi sono sempre molto stretti, abbiamo avuto a disposizione due settimane per preparare la sfida e cementare il gruppo. Eravamo certo di potercela giocare. E per trequarti di partita siamo stati all’altezza. Poi il Giappone ha preso il sopravvento. Ci hanno studiato bene: hanno fermato il nostro contrattacco, in touche, dove ci hanno messo sotto pressione, non hanno mai giocato palle lunghe o alte da contrastare, non sono mai andati al largo, sono stati cinici e precisi?. Il calo della squadra ¨¨ coinciso con la girandola di cambi, tutti gli otto possibili in 28’, i primi del secondo tempo: ?Non ¨¨ quello il problema – sostiene Minozzi – qui siano in 31 e siano tutti sullo stesso livello. Piuttosto dobbiamo imparare a sfruttare certi momenti, certe occasioni, a far girare la partita quando ci sono delle opportunit¨¤. In un anno e mezzo ho raccolto nove caps e ogni volta il ritornello ¨¨ lo stesso. Ci serve fiducia, quella che solo i risultati ci possono dare”.
bellini k.o. —
Per questo la sfida di Kobe diventa ancor pi¨´ delicata. Conor O’Shea, sabato, dovr¨¤ presumibilmente fare a meno di una delle sue ali titolari: Mattia Bellini, anche alle prese con problemi di stomaco, sabato ¨¨ uscito all’intervallo con la caviglia sinistra malconcia. E’ stata trattata e fasciata. Ma il padovano, tra una stazione e l’altra, zoppicava vistosamente.
Andrea Bungiovanni
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