Il capitano dei Lelos alla vigilia della sfida di Firenze con l’Italia: “Non ci basta essere competitivi, nessuno si ricorda di chi perde”. Torna dopo un anno di stop: “Sentiamo la pressione, ma sappiamo cosa fare”
Un test carico di significati: la Georgia ha preparato cos¨¬ la sfida di domani a Firenze con l’Italia. Una partita che la squadra e la federazione georgiana aspettano da un anno, perch¨¨ in ballo c’¨¨ la necessit¨¤ di dimostrarsi competitivi con una squadra che gioca il Sei Nazioni. L’ingresso nel Torneo ¨¨ infatti l’obiettivo dichiarato della Georgia: da qualche parte si sostiene direttamente al posto dell’Italia, la squadra pi¨´ debole, da qualche altra si porta avanti la linea del barrage per stabilire con uno spareggio salvezza o retrocessione, senza dimenticare chi pensa invece di allargare da sei a sette il campo delle partecipanti.
CAPITANO —
Dimostrarsi competitivi non significa necessariamente vincere. Anche se nel caso della Georgia non ¨¨ cos¨¬. “Giochiamo sempre per vincere, per farlo bisogna essere competitivi”, dice il capitano Merab Sharikadze. “Non ci si ricorda di chi perde. Siamo pronti e sfrutteremo le nostre opportunit¨¤”. Sharikadze (25 anni, centro) conta 57 caps on nazionale (11 mete), ma l’ultimo il 25 novembre 2017. Un infortunio al legamento crociato anteriore a febbraio gli ha fatto saltare il Sei Nazioni B e chiudere in anticipo la sua stagione anche con Aurillac. Proprio un anno fa la sua Georgia mise in grandissima crisi il Galles al Millennium Stadium, finendo k.o. 13-6. La sfida con l’Italia carica per¨° sulle spalle dei giocatori pressione supplememtare: “Lo sappiamo, ma siamo dei professionisti e sappiamo cosa fare. Non avra effetto sul nostro gioco. Abbiamo preparato bene la partita, abbiamo studiato l’Italia e ognuno di noi ha studiato bene l’avversario diretto. Abbiamo fatto molti compiti a casa”. L’allenatore Milton Haig ha descritto i suoi “come una giovane squadra che cerca di scrivere la sua storia” e l’Italia come “una nazionale di tier 1 e con una grande storia alle spalle”. “Per noi ¨¨ l’occasione giusta per mostrare al mondo del rugby i progressi del nostro movimento, specialmente a chi prende le decisioni nel Sei Nazioni”.
FORMAZIONE —
Questo il XV della Georgia per la sfida di domani: 15 Soso Matiashvili (Lelo Saracens);14 Giorgi Koshadze (Kharebi Rustavi); 13 Merab Sharikadze (Aurillac) - capitano, 12 Tamaz Mchelidze (Agen),11 Zurabi Dzneladze (Lokomotiv Tblisi); 10 Lasha Khmaladze (Batumi), 9 Vasil Lobzhanidze (Brive); 8 Beka Gorgadze (Bordeaux), 7 Giorgi Tsutskiridze (Aurillac), 6 Otari Giorgadze (Brive), 5 Lasha Lomidze (Aurillac); 4 Nodar Cheishvili (Cornish Pirates); 3 Davit Kubriashvili (Grenoble), 2 Jaba Bregvadze (Sunwolves),1 Mikheil Nariashvili (Montpellier). A disposizione: 16 Shalva Mamukashvili(Enisey Krasnoyarsk),17 Zurabi Zhvania (Wasps),18 Levan Chilachava (Montpellier),19 Shalva Sutiashvili (Angouleme), 20 Beka Bitsadze (Narbonne), 21 Gela Aprasidze (Montpellier), 22 Lasha Malaguradze (Yar Krasnoyarsk), 23 Giorgi Kveseladze (Armazi Marneuli).
La copertina del libro
ROMANZO —
Al Franchi, giornata di captain’s run ma anche di cultura rugbistica, con la presentazione di “Nel Terzo Tempo”, il romanzo di Renzo Pacini. Livornese, 68 anni, microbiologo, ha conosciuto il rugby per assecondare la passione dei figli Diego e Francesco. “Utilizzato il rugby per parlare dei sentimenti che esprime, ma visti dal punto di vista del genitore, provando a descriverlo senza retorica. Raccontando un viaggio, trasferta, partita e ritorno, di una piccola squadra, il Livorno. Parliamo di allenatori, del massaggiatore e dei giocatori, attraversando 4 generazioni di rugby e i loro diversi approcci”. Tra le storie raccontate, quelle di un ragazzo paraplegico e di uno dell’orientamento sessuale incerto. “Viaggiando nel tempo e nello spazio, nel racconto del viaggio trovano spazio i racconti delle 3 persone assenti e protagoniste del romanzo, che evidenziano lo spirito di inclusivit¨¤ di questo sport”. L’esperienza ¨¨ quella relativa alle occasioni in cui Pacini ha fatto da dirigente e accompagnatore del club: “Il terzo tempo sarebbe quello relativo alle vite delle persone che si avvicinano a questo sport e che poi si fanno coinvolgere. Io ho osservato poi che nel terzo tempo vero e proprio non ci sono solo abbracci, ma c’¨¨ una sfida psicologica che continua, tra aneddoti e battute, dove chi ha perso in campo pu¨° anche prendersi delle rivincite”.
Roberto Parretta
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