Bruno, una freccia per l'Europa: "La meta ¨¨ questione d'istinto"
Migliore italiano per numero di offload (6), con Ruzza. Migliore italiano per difensori battuti (27) e per break (12), miglior giocatore delle Zebre per metri conquistati (500). Le statistiche del Pro 14 non sono l’oracolo, ma un’idea sull’impatto di Pierre Bruno la danno. Genovese di Sestri Ponente, doriano, ligure "anche per la propensione al mugugno, ma non ¨¨ esagerata e poi resta tra me e me", l’ala ¨¨ la rivelazione della stagione per i bianconeri. Un attaccante istintivo, sfrontato. Uno che ci prova sempre. Lo far¨¤ anche oggi a Parma (ore 16, diretta Sky Sport Arena) nell’ottavo di Challenge contro il Bath. "Per noi ¨¨ importante, non giochiamo mai partite da dentro o fuori — racconta il 24enne —. In Pro 14 meritavamo di pi¨´ che arrivare ultimi. Vogliamo dimostrarlo".
Bilancio a parte (4 vittorie, 12 sconfitte), l’impressione ¨¨ che siate diventati una squadra vera. La vivete cos¨¬?
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"Siamo cresciuti. Ci sono leader che portano avanti gli altri. Avere a fianco Tommaso Boni ti fa dare qualcosa in pi¨´. E poi Giammarioli, Castello, Nagle. Sono tanti i trascinatori".
Il capitano Bisegni dice che ¨¨ imprevedibile. Lei da ala come si definisce?
"Estroversa. Mi piace provarci, non ho mai avuto paura. Cerco la meta anche con l’istinto. Da ragazzino mi piaceva Clerc. Contro l’Ulster mi ¨¨ capitato anche di giocare 8. C’erano le mischie no contest, eravamo in 12. Ci siamo guardati e ho detto 'vado io'. Ho anche fatto una partenza da mischia".
I suoi inizi col rugby?
"A 12 anni, giocavo a calcio ma un incidente di percorso mi ha fatto cambiare. Al campo degli Orsi Sextum, oggi Province dell’Ovest, c’erano anche Luca Zini, oggi al Petrarca, e Gabriele Leveratto, al Verona e nazionale Seven. Trequarti come Paolo Ricchebono, che ci port¨° al campo. Uno che vede lungo".
Quando ha capito che poteva essere la sua strada?
"Io vivo alla giornata, non ho mai programmato troppo. ? stato importante Massimo Brunello, portandomi a Calvisano ha visto in me qualcosa che altri non volevano vedere. Io e Minozzi abbiamo fatto strada grazie a lui. Matteo non era stato portato in Accademia perch¨¦ troppo basso. Io e lui siamo quasi fratelli. Simile carattere, simile propensione al gioco. Ci capit¨° di giocare contro da ragazzini, in un Valsugana-Orsi, poi siamo stati compagni in Nazionale under 20 e a Calvisano eravamo pappa e ciccia. E anche lui si ¨¨ fatto tatuare da mio padre".
Che idea si ¨¨ fatto della sua rinuncia al Sei Nazioni?
"Matteo ha fatto la sua scelta. Non stava bene. Lui ¨¨ come me: per dare il meglio deve essere felice. Torner¨¤ il prima possibile e avr¨¤ altre opportunit¨¤, non gliele si pu¨° negare. Secondo me ¨¨ il miglior giocatore italiano".
Anche lei non ha fatto l’Accademia under 20.
"No, dopo quella under 18 tra Parma e Torino sono andato a Mogliano. Eravamo in cinque nello stesso appartamento: io, Engjel Makelara, Giacomo Nicotera ora a Rovigo, Edoardo Ferraro di Bassano e Nicola Zanon, fratello di Marco. C’era sempre gente in casa. Ci sono stati momenti difficili ma quando ci ripenso sorrido sempre".
A marzo ¨¨ stato convocato in azzurro, pur senza giocare. C’¨¨ qualcosa che l’ha colpita?
"Il fatto che i ragazzi non si siano buttati gi¨´, nonostante il Sei Nazioni che sappiamo. La costante ricerca dei lati positivi, la fiducia di Franco Smith".
Ha avuto modo di parlare con il c.t.?
"S¨¬, di persona e questo mi ha fatto piacere. Era contento di come mi stavo allenando, mi ha detto che sto giocando bene e che se continuo cos¨¬, si potrebbe aprire un’opportunit¨¤ per quest’estate".
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