Paraciclismo: Lucia e Annalisa, una bici per combattere la sclerosi
Eccole le “gemelle”. Entrambe sorridenti, 38enni, cicliste compagne di squadra all’Anmil sport presieduta da Pierino Dainese e di Obiettivo3, il progetto fondato da Alex Zanardi . Accomunate pure dalla sclerosi multipla (SM). Sportivamente puntano a Tokyo2020 (Lucia Nobis) e alle gare di Coppa del Mondo (Annalisa Baraldo). E sognano “che la disabilit¨¤ e la malattia non siano pi¨´ un ostacolo o uno stigma per alcuno. Mostrare che, come ¨¨ possibile vincere i propri limiti attraverso l’attivit¨¤ sportiva, ¨¨ possibile farlo nella vita quotidiana. Un mondo dove ogni persona con disabilit¨¤ possa essere libera di muoversi, dove l’abbattimento delle barriere fisiche e mentali non sia l’obiettivo ma la regola, dove tutte le persone con disabilit¨¤ abbiano uguali possibilit¨¤ di accesso alle attivit¨¤ sportive. E che si trovi una cura contro la SM”.
Tra stagione e futuro
¡ªEntrambe hanno concluso la stagione. Lucia, di Avellino, psicologa dello sport ed istruttrice in palestra, ha vinto il campionato Italiano di paraciclismo su strada per la sua categoria (C3): “Per la prossima stagione ambirei naturalmente a replicare, ma punto dritto alla maglia azzurra e a guadagnare un posto in nazionale per Tokyo 2020. Il 13 ottobre sar¨° al via della Granfondo Campagnolo di Roma: ringrazio l’organizzazione per la sensibilit¨¤ dimostrata verso il tema della disabilit¨¤ e la disponibilit¨¤. Correr¨° come atleta di Obiettivo3 con il mio compagno per sensibilizzare sulla SM. Sar¨¤ presente anche una delegazione Aism con un banchetto informativo”. Annalisa, di Abano Terme, impiegata da 14 anni all’Anci dove si occupa di consulenze ai Comuni e Servizio Civile Universale, ha chiuso con un secondo posto di categoria (C4) ai Campionati Italiani: “Nel 2020 punto a vincere. Mi piacerebbe anche potermi confrontare maggiormente con le atlete di altre nazioni magari con in Coppa del Mondo. Purtroppo quest’anno non correr¨° pi¨´ a causa di un infortunio alla caviglia”.
In parallelo
¡ªQuando vi ¨¨ stata diagnosticata la sclerosi multipla? Lucia: “Ho ricevuto la diagnosi nel 2016, durante un ricovero ospedaliero, dopo aver perso quasi totalmente la vista all’occhio sinistro. Quando me lo comunicarono avevo gi¨¤ capito tutto, quindi ero pi¨´ o meno preparata. Anzi non vedevo l’ora, dopo mille accertamenti, che dessero ufficialmente un nome al problema per poter cominciare a combatterlo e riprendere in mano la mia vita. Non ¨¨ stato semplice, ma non essendo un tipo che si butta gi¨´, ho fatto un bel pianto, mi sono asciugata le lacrime ed ho deciso di iniziare a realizzare tutti quei sogni che sino ad allora erano rimasti chiusi nel cassetto, a cominciare dal ciclismo”. Annalisa: “Il mio iter diagnostico ¨¨ iniziato a maggio 2017 ma la diagnosi l’ho avuta i primi giorni di luglio. Il primo impatto non ¨¨ stato facile perch¨¦ non avevo idea di cosa fosse la SM, delle tipologie di trattamenti a disposizione, dei tempi di avanzamento della disabilit¨¤. Poi grazie alle informazioni contenute nel sito di AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla, ndr) ¨¨ stato tutto pi¨´ chiaro e mi sono preparata alla battaglia, si perch¨¦ contro di Lei la battaglia ¨¨ giornaliera contro parestesie, stanchezza devastante, dolori, spasmi ecc”. Quant’¨¨ importante lo sport? L: “La mia rinascita, la mia voglia di riscatto, di combattere per la mia vita, ha preso forma ed ¨¨ venuta fuori proprio attraverso lo sport. Tra gioie e difficolt¨¤, lo sport ¨¨ metafora di vita. Necessita di impegno e dedizione, non bisogna mai mollare, infatti il mio motto ¨¨: chi molla in bici, molla anche nella vita. Nel ciclismo ho iniziato a gareggiare tra gli amatori e questo mi ha permesso di trovare l’amore della mia vita, Albino. In seguito, grazie ad Obiettivo3 ed Anmil Sport, sono approdata nel paraciclismo che ¨¨ sicuramente pi¨´ congeniale alla mia condizione. Per gestirla mi avvalgo anche dell’esperienza e dei consigli di una persona che ha fatto la storia del ciclismo femminile in Campania, Mimmo Tranchese, peraltro promotore del progetto “Io Corro leale” finalizzato a scoraggiare l’uso del doping di cui mi faccio con onore portavoce”. A: “Lo sport ¨¨ vita, ¨¨ stato il mio modo di reagire alla diagnosi. In ospedale ho incontrato molte persone che si sono lasciate andare alla malattia non facendo pi¨´ movimento, cos¨¬ il mio obiettivo ¨¨ diventato dimostrare che non solo possiamo fare sport ma che dobbiamo farlo per mantenerci in buona salute. In un momento di stop nel 2018 ho avuto la fortuna di conoscere Marco Toffanin, Pierino Dainese - che mi dice “Ci si innamora del vento in faccia” - e Alex Zanardi al velodromo Monti di Padova: da li ¨¨ iniziata la mia avventura a 2 ruote. Li ringrazio per il supporto tecnico e psicologico. Fare sport a livello agonistico, lavorare, badare alle faccende di ogni giorno non ¨¨ facile ma con il giusto sostegno si pu¨° fare ed ¨¨ meraviglioso”.
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