Si pu¨° uscire con le ossa rotte, con i vertici federali azzerati e con pesanti critiche sui giornali da unĄŻOlimpiade in cui hai comunque vinto il medagliere con 28 podi, nove in pi¨´ della nazione inseguitrice pi¨´ vicina? Si pu¨° se sei gli Stati Uniti dĄŻAmerica, se per te il nuoto ¨¨ praticamente una religione, se il tuo numero di ori (otto) ¨¨ stato il pi¨´ basso dal 1988, se con la squadra maschile hai conquistato un solo titolo individuale (dovendo oltretutto aspettare lĄŻultima giornata) e se la tua staffetta pi¨´ simbolica, la 4x100 mista maschile, imbattuta nella storia, ¨¨ stata infine sconfitta dagli acerrimi nemici (non solo sportivi) della Cina. A maggior ragione a quattro anni dalle Olimpiadi di casa, dove le gare di nuoto si svolgeranno solennemente in uno stadio da football davanti a 38mila persone e sostituiranno lĄŻatletica nella seconda settimana del calendario, la pi¨´ prestigiosa. Usa Swimming non ha ancora trovato un assetto definitivo dopo le epurazioni post Parigi 2024 (il ceo Tim Hinckey si ¨¨ dimesso ed ¨¨ stato sostituito da Shana Ferguson, guida per¨° ad interim, mentre ¨¨ ancora vacante la carica di team director al posto di Lindsay Mintenko), ma il quadriennio che porter¨¤ a Los Angeles 2028 ¨¨ iniziato con un messaggio ben preciso lanciato dai Mondiali in vasca corta che sono terminati ieri a Budapest.
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Trentanove podi, nessuno al comando: lo strano caso del nuoto Usa
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