Minisini e la sfida ai pregiudizi: “Io maschio in uno sport di donne”
Esce oggi “Il maschio” il libro autobiografico di Giorgio Minisini, pluricampione mondiale ed europeo di nuoto artistico che sta lottando e vincendo anche contro una forma di depressione, a causa anche dell’improvvisa morte a settembre del padre Roberto, giudice internazionale del nuoto artistico. Proprio mentre gli uomini sono stati promossi ai Giochi di Parigi 2024, il romano affronta e racconta un viaggio ad inseguire i sogni senza perdere se stessi: “La mia vita”.
Mossa
¡ªRacconta il nuotatore romano: “Devi darti una mossa: hai gi¨¤ compiuto vent’anni, inizi a invecchiare. Sei gi¨¤ in ritardo, ed ¨¨ tutta colpa tua: ti ricordi le stagioni in cui ti sei allenato male? Ricordi il tempo sprecato? Non ti sarai mica illuso di aver recuperato, vero? Tu sei niente, ed ¨¨ meglio che te lo metti bene in testa. O cambi, o perdi tutto”. Giorgio ha rotto molti tab¨´, ha sfidato i pregiudizi al contrario, in uno sport che fino al 2015 non era aperto agli uomini e in uno sport comunemente ritenuto per sole donne. A causa di questo erroneo preconcetto, Giorgio si ¨¨ trovato a dover lottare contro molti luoghi comuni, in campo sportivo come in campo affettivo e personale. La sua determinazione e capacit¨¤ comunicativa lo hanno reso paladino di una battaglia per la parit¨¤ dei sessi e l’inclusione. Nel suo libro, edito da Sperling & Kupfer, Giorgio apre il suo cuore ripercorrendo la sua carriera e la sua vita; rivelando i tormenti, il senso di fallimento e di inadeguatezza, i problemi alimentari che ha dovuto affrontare in un ambiente gravato da condizionamenti e preconcetti.
Perdersi e ritrovarsi
¡ª“Non ¨¨ stato facile. In queste parole - scrive - ho sempre nascosto un mondo di eventi, pensieri e paure che hanno reso la mia carriera sportiva molto diversa da quella che ci si potrebbe immaginare. Non ne ho mai parlato sia per non mettere in ombra ci¨° che stiamo facendo come nazione e come movimento nel nuoto artistico, sia per questioni di opportunit¨¤. Tutto ci¨° che ho fatto, dal primo giorno di allenamento in poi, ¨¨ stato inseguire un sogno, senza mai metterlo in dubbio. La verit¨¤ per¨° ¨¨ che capita di perdersi a met¨¤ strada, di smarrire la via, di non ricordarsi pi¨´ da dove si ¨¨ partiti e dove si voleva andare. Cresciamo con la convinzione per cui ‘se ti impegni ce la fai’, e inseguendo ciecamente questa convinzione trasformiamo il lavoro in obbligo, le sfide in esami, le soddisfazioni in numeri. Cos¨¬ vincere diventa solo prevalere sugli altri, ignorando quanto l’esito di qualsiasi competizione sia in mano alla fortuna. E soprattutto smarrendone il senso. Davanti alla paura di essere in balia della sorte, cosa possiamo fare per trattenere la gioia di nutrire le nostre ambizioni? Non ¨¨ stato facile, ma tornare sui miei passi, scavare tra i miei ricordi alla ricerca del traguardo per il quale mi ero messo in cammino mi ha permesso di ritrovare il senso stesso del viaggio, e la gioia della competizione: il regalarsi tra tutti i partecipanti alla gara la soddisfazione del correre insieme. Spero che la mia esperienza possa essere d’aiuto, a qualcuno che l’ha smarrita, a ritrovare la strada. O ancora meglio a non perdersi”.
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