Il campione perfetto alle prese sempre col male oscuro: “Senza mia moglie non ce l’avrei fatta, adesso vorrei fare la differenza aiutando altre persone”
Il nuotatore perfetto, anzi il pi¨´ decorato olimpico di tutti gli sport, ora dice che salvare vite vale pi¨´ che vincere medaglie d’oro. Ma Michael Phelps, non era considerato un egocentrico monomaniacale? Ora ¨¨ redento e profondo, ma soprattutto sincero. Formidabile testimonial non pi¨´ solo di patatine e schiume da barba, ma ?salvatore? di anime sportive depresse come lo ¨¨ stato lui, come lo ¨¨ ancora talvolta lui. Perch¨¦, puntuale, quel male oscuro, ¨¨ riaffiorato. Inesorabile, ¨¨ arrivata la depressione post olimpica: e infatti dopo Rio dove aveva annunciato di dire (per la seconda volta) basta all’agonismo, non si capisce se far¨¤ un altro ritorno a Tokyo 2020. Quando ¨¨ diventato il 14 febbraio pap¨¤ di Beckett, il secondo figlio dopo Boomer nato prima dei Giochi 2016, Michael si sentiva raggiante ?l’uomo pi¨´ felice del mondo?. Ora alla Cnn, il campione dei campioni olimpici, racconta: ?Mi piacerebbe fare la differenza ed essere in grado di salvare una vita, se posso, che ¨¨ pi¨´ importante per me che vincere una medaglia d’oro. Sono riuscito a fare cose incredibili in piscina e ho combattuto fuori, c’era una parte della mia vita che non avrei voluto conoscere. Due o tre settimane fa, ho avuto una terribile depressione, ed ¨¨ qualcosa che continuer¨¤ ad accadere nella mia vita. L’aiuto dei terapeuti e quello di mia moglie sono stati molto utili. Nicole ¨¨ tutto per me, senza di lei non sarei quello che sono ora, ¨¨ la mia roccia e mi aiuta nella vita di tutti i giorni. Senza di lei non potrei pi¨´ vivere: ¨¨ una persona che mi ha davvero permesso di superare tutti i problemi, soprattutto in questo ultimo periodo?.
dieci anni fa Curioso contrasto con l’anniversario felice, il decennale degli 8 ori olimpici di Pechino, dove mise fine al regno trentennale dei 7 ori di Mark Spitz. Quel Kid dislessico abbandonato a Baltimore dal padre (col quale riallaccer¨¤ una faticosa relazione dopo essere diventato famoso), il 6 dicembre 2008 in un party con gli amici, venne fotografato mentre fumava marijuana. ?La notte del bong? non sar¨¤ pi¨´ dimenticata. ?E’ una follia quanto mi sta succedendo — diceva —, s¨¬ ho commesso un grande errore con cui dovr¨° convivere ma che mi servir¨¤ a maturare, ma non sono un consumatore abituale di droghe: ¨¨ stata solo una stupidata?. Sar¨¤ squalificato, come 6 anni dopo, arrestato, all’uscita dal Casin¨° dove aveva perso a poker una cifra consistente, per guida da ubriaco. Gli coster¨¤ altri 6 mesi di squalifica, condanna ai servizi sociali e un rientro complicato: ?Solo in acqua mi sento bene?.
demoni Infatti ha vinto ancora, dopo aver creato una famiglia. Un anno fa Phelps ha deciso in una conferenza a Chicago di rivelare le sue angosce: ?La prima volta che vidi il fondo, fu dopo il primo oro olimpico di Atene nel 2004. Poi la depressione ¨¨ tornata 5 volte, tante quante le mie Olimpiadi?. Dopo quella di Londra nel 2012 ?non volevo pi¨´ rimanere nello sport, anzi non volevo essere vivo?. Diciassette anni della sua vita a combattere il male oscuro, sembrando forte ed invece essendo debole. Prendendosi cura di se stesso ogni giorno per sistemare qualcosa, ma in verit¨¤ rifugiandosi nelle dissennatezze, scappando verso l’ignoto. I demoni che hanno colpito Thorpe e Hackett, Huegill e Ervin, e tanti altri assi, c’erano anche in Phelps. L’abuso di alcol contro i pensieri e gli istinti suicidi, la linea nera come malattia della mente: ?Un problema con cui convivere ogni giorno, credo che le persone possano uscirne solo parlandone. E’ l’unico modo per cambiare?. Ad aiutarlo fu la terza ?sorella?, l’olimpionica dei 200 sl del 2012, Allison Schmitt. A salvare l’australiano Hackett, in acqua ?The Machine? ma fuori autore di disastrose performance, fu proprio Phelps, che lo accolse nella sua casa di Mesa, in Arizona. ?Sono felice - dir¨¤ Phelps tuffandosi in piscina per la prima volta dopo Rio a fine 2016 -, 4 anni fa non lo ero, non ho pi¨´ voglia di nuotare 14-15 km, al massimo faccio 300 metri, e voglio arrivare integro fisicamente quando mio figlio Boomer avr¨¤ 10 anni. Per essere un nuotatore competitivo, bisogna macinarne di miglia, da 40 a 60 a settimana. Per me questo ¨¨ un nuovo inizio, per guardare avanti e realizzare obiettivi fuori dalla piscina: sono stato 20 anni della mia vita a fare la stessa cosa, questa ¨¨ un’altra parte della mia vita, io sar¨° sempre in piscina, sar¨° sempre nello sport ma adesso voglio trascorrere pi¨´ tempo con la mia famiglia, dedicarmi alla Fondazione, aiutare la vita di qualcuno?.
aiuto Intanto vuole aiutarsi ancora: ?Mi piace chi sono e mi sento a mio agio con quello che sono. Non potrei dirlo fino a qualche anno fa. Quindi sono in un ottimo posto e vivo la vita un giorno alla volta?.
testimonial —
La Schmitt ha girato un documentario sull’ansia (?Angst) e coinvolge altri campioni ma soprattutto il fratellone Michael, col quale girer¨¤ ancora l’America: ?Interiorizzandola, pensavo potesse andar via questa malattia, ed invece dopo la morte di mia cugina ¨¨ esplosa, dirompente?. Phelps lo sa: sulla sua pelle, dentro la sua anima.
Stefano Arcobelli
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