Jason Kidd in palleggio sotto gli occhi di Lawrence Frank, allora coach dei Nets. Reuters

Nella sua prima avventura da capo allenatore Jason Kidd l'ha voluto come suo braccio destro, forte di una fiducia reciproca costruita in sette anni insieme proprio ai Nets: Lawrence Frank, dopo un paio di stagioni in chiaroscuro ai Detroit Pistons (“ma il futuro è dalla loro parte” dice senza rancore), torna a casa sedendo come assistente sulla panchina di Brooklyn. In Italia come relatore al Clinic Papini di Pesaro, Frank per le regole NBA non può ancora parlare della sua prossima avventura, ma si apre volentieri a descrivere l'ex point guard di Dallas, Phoenix, New Jersey e New York, cui il proprietario Mikhail Prokhorov ha appena regalato due pezzi da novanta come Paul Pierce e Kevin Garnett per il suo debutto in panchina. “Se Jason è pronto per allenare in NBA? Nei suoi 19 anni di carriera è sempre stato un leader – attacca sicuro Frank - grazie alla capacità di farsi rispettare e l'abilità di farsi seguire da tutti: è la prima dote fondamentale per essere un buon allenatore. Per me, ma sono sicuro anche per gli altri che lo hanno avuto, era il cosiddetto allenatore in campo, quello che migliorava i compagni e si prendeva le proprie responsabilità”.

Cosa lo rende così carismatico?
“Ora che si è ritirato possiamo dire che è stato uno dei migliori interpreti del ruolo di point guard di tutti i tempi, un giocatore intelligente ed estremamente competitivo. E' la sua straordinaria voglia di vincere e la sua capacità di alzare l'intensità a fare la differenza. Lo si vede nel suo approccio quotidiano, nelle sue abitudini: penso sia uno dei più grandi lavoratori che io abbia mai visto. Quando arrivò a New Jersey cambiò un po' la cultura di tutto il club, dai giocatori agli allenatori alla proprietà”.

C'è un esempio particolare che spieghi questo aspetto del suo carattere?
“Nel 2001 arrivò a New Jersey dai Phoenix Suns. A settembre andai a trovarlo in Arizona, allenandolo per una settimana, mattina e pomeriggio. Alla sera per svagarsi voleva praticare altri sport, ed anche giocando con lui a baseball o a tennis mi accorsi della sua grande competitività. Credo potesse eccellere da pro anche a baseball e, per via della sua fisicità e della grande visione di gioco, da quaterback in NFL”.

Che allenatore sarà Jason Kidd?
“Sono certo che farà un gran lavoro: la sua squadra rifletterà la sua personalità ed il suo modo di approcciare il gioco. Che è prima di tutto difensivo, altruista e portato a giocare duro. Inoltre, nella sua lunga carriera Nba ha acquisito sempre più conoscenza del gioco e sa essere un ottimo motivatore”.

L'unico rimpianto del vostro periodo comune ai Nets è l'aver solo sfiorato il titolo NBA, nel 2002 e 2003.
“Siamo arrivati due volte in finale, perdendo contro squadre più forti come Lakers e Spurs, il terzo anno quando venni promosso capo allenatore ci riprovammo, fermandoci però in semifinale di conference a gara 7 contro i Detroit Pistons poi campioni NBA. Un peccato, ma questo è lo sport. Quando nel 2011 Jason ha vinto con i Dallas Mavericks ero davvero felice per lui: se lo meritava, e se l'era guadagnato”.
Insieme, ci riproveranno a partire da quest'anno nella nuova era dei Brooklyn Nets.