Il volto di Clark esprime bene la delusione dei Lakers. Afp

“È un incubo. Da cui non siamo mai riusciti a svegliarci”. Sono le parole che Dwight Howard usa per definire la stagione dei Lakers dopo l’umiliante 0-4 subito dagli Spurs che pone la parola fine all’annata più sfortunata della storia gialloviola. Partita con tante ambizioni, da titolo perché se a Kobe Bryant e Pau Gasol aggiungi Steve Nash e Howard non puoi che puntare a togliere l’anello a Miami. Finita dopo 3 coach, una serie terribile di infortuni compreso quello di Kobe, i playoff acciuffati per i capelli all’ultima partita e un’eliminazione al primo turno (la prima dal 2007) quasi senza lottare. “Sono così contento che questa stagione sia finita - scrive Magic Johnson su Twitter -. Potrebbe passare alla storia come una delle peggiori della storia dei Lakers”.

QUANTI INFORTUNI — Mike Brown (1-4), Bernie Bickerstaff (4-1) e Mike D’Antoni (40-32) sono i tre coach che hanno provato a svegliare i Lakers “dall’incubo”. Ma non è bastato. Nash, Bryant, Metta World Peace, Gasol e Howard, il quintetto base, insieme hanno giocato 7 partite e le hanno perse tutte. Il leit motif della stagione sono stati gli infortuni. Tanti, diversi, per tutti. In totale i titolari hanno perso 81 partite di regular season (32 Nash, 4 Bryant, 6 World Peace, 33 Gasol, 6 Howard), a cui si aggiungono le 53 di Jordan Hill e le 37 di Steve Blake, due riserve chiave. E il “malocchio”, che ha avuto l’apice dalla rottura del tendine d’Achille di Kobe Bryant, è proseguito anche nei playoff tanto che in gara-4 contro San Antonio, oltre al Black Mamba, mancavano anche Nash, Blake, World Peace e Jodie Meeks. “Non sappiamo quanto peso dare a questa vittoria sui Lakers: avevano troppi infortunati” ha detto Manu Ginobili dopo il cappotto degli Spurs.

IL FUTURO — Per i Lakers il futuro è incerto. soprattutto perché Howard è in scadenza di contratto e potrebbe anche andarsene, anche se i gialloviola decidessero di offrirgli il massimo salariale di 117,6 milioni in 5 anni, 30 milioni e una stagione in più di quello che può offrirgli qualsiasi altra squadra. Kobe proverà ad essere pronto per novembre, ma a quasi 35 anni bruciare i tempi per rientrare da un infortunio al tendine d’Achille potrebbe non essere l’idea migliore, anche per un “topo da palestra” come lui. “Tifosi, tenete duro - è il messaggio che manda Mike D’Antoni, che ha già incassato la conferma -. Non esiste nessuna organizzazione al mondo che lavorerà più duramente per migliorare le cose. Capisco la delusione, tutti siamo delusi. Ma dobbiamo avere fede”.

HOWARD E GASOL — Il primo nodo è Howard. “Voglio prendermi un paio di settimane di riposo, lontano da tutto e da tutti, prima ancora di iniziare a pensare alla free agency. Penso di essermelo meritato”. I Lakers possono offrirgli più denaro e un anno in più, ma a Hollywood c’è chi pensa che Dwight non meriti di diventare il nuovo simbolo della franchigia (“Howard, hai fallito - lo ha attaccato Magic su Twitter dopo l’espulsione all’inizio del terzo quarto di gara-4 -. I tuoi compagni avevano bisogno di te”) anche se lui manda messaggi a Bryant: “Non siamo grandi amici, ma voglio esserci per lui come un fratello”. Anche il futuro di Gasol (sotto contratto per 19,3 milioni) è in dubbio: “So che c’è la possibilità che vada via - dice lo spagnolo -, ma non penso che li mio destino sia legato a quello di Dwight. Cercheranno di riprenderlo, perché è per questo che lo hanno preso, ma non penso che sia deciso che se lui resta io vado o viceversa”. La costruzione della squadra 2013-14 inizierà sciogliendo questo dubbio.