Leonard, sfinge degli Spurs
che scala già le gerarchie

Tim Duncan ha corso per anni su e giù per i campi Nba con la sua tipica espressione, segno che ormai lo contraddistingue quasi quanto la sua uniforme bianconera degli Spurs. Al confronto però, Kawhi Leonard lo fa sembrare un chihuahua che ha messo la lingua in una presa elettrica. L'anno scorso, nella sua stagione da rookie, il giovane non ha mai risposto agli arbitri e lo si vedeva raramente parlare ai compagni di squadra durante le partite. E questo per un motivo ben preciso: era troppo impegnato a cercare di imparare le giocate durante una serratissima stagione da 66 partite senza training camp iniziale a causa del lockout. "Andavo quasi sempre a istinto", spiega. Quindi, se un giorno Leonard dovesse sussurrarvi dei numeri della lotteria all'orecchio, prestate molta attenzione, il suo istinto è davvero buono.

Kawhi Leonard, ala 21enne degli Spurs. Archivio

CON Popovich — L'ala 21enne ha fatto ben più che iniziare 53 partite dal quintetto nella scorsa stagione in una squadra anziana che ha ottenuto il miglior record in campionato, ben più di una media di 7.9 punti e 5.2 rimbalzi, cosa che gli ha garantito un posto nell'All-Rookie first team. Dalla sua parte aveva coach Gregg Popovich, il quale vuole costruire una squadra che renderebbe Leonard una presenza fissa a San Antonio quasi quanto Fort Alamo. "Col giusto allineamento dei pianeti, ma soprattutto dei procuratori, ci piacerebbe che diventasse uno Spurs a vita", dice Popovich. Questa dichiarazione ci fa capire la strada imboccata dagli Spurs, sia per quest'anno che per quelli a venire. Anche se non ha rivoluzionato l'organico durante l'offseason, si tratta comunque di una squadra che si aspetta, e avrà bisogno, di miglioramenti al suo interno se ritiene un obiettivo ragionevole quello di ripresentarsi ancora una volta alle finali di Western Conference - e forse giocarsi il quinto titolo Nba. Tuttavia, l'era di Duncan (36 anni), Ginobili (35) e Tony Parker (30) sta inesorabilmente volgendo al termine, suscitando il bisogno di un ricambio generazionale.

NON è BOWEN — Ben pochi avrebbero pensato che Leonard sarebbe diventato un leader della prossima generazione quando è approdato, nel disinteresse generale, agli Spurs la sera del Draft 2011 grazie a uno scambio che ha portato il playmaker George Hill a Indiana. Ciò che gli Spurs cercavano in lui era un giocatore energico, un difensore aggressivo e un buon rimbalzista che desse una scossa al roster. Il primo errore grossolano fatto da molti nei suoi confronti è stato chiamarlo "il nuovo Bruce Bowen". Leonard non è per niente come Bowen, è molto, molto meglio. È abile nel palleggio e nei passaggi, un bravo rimbalzista che fa valere la sua fisicità sotto canestro. Inoltre, difende col coltello tra i denti ed è abile nel tiro da tre dall'angolo, proprio come Bowen. (Si riteneva che il suo punto debole fosse il tiro da fuori, tuttavia, ha concluso la sua stagione tirando col 37.6% da tre. Cifra che è salita al 45% nei playoff). Leonard, però, ha dieci anni meno di Bowen ed è già più avanti di dove si trovava lui giocando in squadre da titolo. In una stagione in cui il minimo errore era fatale, cosa che ha fatto girare la testa a molti veterani Nba, Leonard ha dimostrato notevoli doti di compostezza e continuità.

si può dare di più — Il giocatore ha fatto tutto questo dando l'impressione di essere un ragazzo che può togliersi la maschera che indossa solamente per rivelarne un'altra. "So di dover comunicare di più in campo - dice Leonard -. L'anno scorso ero io che non sapevo spesso cosa dire. Non conoscevo tutte le rotazioni difensive o offensive degli avversari che affrontavamo". "Non credo proprio che si esalterà mai per qualcosa - dice Duncan - la sua espressione è sempre la stessa. Credo che sia addirittura più pacato di me". Tuttavia Popovich, durante l'estate, è arrivato persino a definirlo il volto futuro della franchigia. La scorsa primavera a Los Angeles, durante gara-3 del secondo turno dei playoff, i Clippers avevano accumulato un vantaggio di 21 punti sugli Spurs nel secondo quarto. Popovich è arrivato a un passo dal richiamare tutti i titolari in panchina in modo da preservarli per gara-4, che, cosa rara ai playoff, si sarebbe giocata la sera successiva. Ma poco prima che la contesa fosse definitivamente chiusa, Leonard è salito in cattedra, prendendo rimbalzi, stoppando tiri avversari, facendo canestri e riportando la sua squadra in partita. Quando gli Spurs hanno ottenuto un parziale di 24-0 nel terzo quarto, ribaltando la partita e imponendosi con un perentorio 4-0 nella serie, come al solito gran parte dell'attenzione è stata dedicata ai Big Three: Duncan, Ginobili e Parker. Tuttavia, molti nello spogliatoio erano rimasti stupiti dal modo in cui il rookie ha ridato speranza alla squadra. Alcuni lo hanno definito il migliore in campo.

STESSA ESPRESSIONE — Adesso è arrivata la fase due. Dopo aver continuato a lavorare con Chip Engelland, allenatore del tiro, per affinare il suo tiro da fuori e aggiungere altre penetrazioni al suo repertorio, Leonard ha disputato due partite della Summer League di Las Vegas, facendo registrare una media di 25 punti. Se, da una parte, Popovich continua a limitare il minutaggio di Duncan e Ginobili, dall'altra il coach vuole sempre più responsabilizzare Leonard in questa stagione, usandolo nel pick and roll e per avere quella spinta di cui gli Spurs hanno bisogno per la loro transizione verso il futuro. Durante la preseason, Leonard ha avuto difficoltà al tiro - 24.4% dal campo, 15.4% da tre - ma a San Antonio non si preoccupano. "Ci aspettiamo di più da lui quest'anno - dice Duncan -. Vedremo quanto peso sarà pronto a portare sulle sue spalle". "È quel genere di ragazzo di cui nessuno sembra mai parlare", dice Ginobili. Ma questa, per il futuro volto della franchigia, è una cosa destinata a cambiare. Anche se la sua espressione rimarrà sempre la stessa.