Paul George, ha aperto la postseason con la seconda tripla doppia nella storia dei Pacers ai playoff, pareggiando il record di Reggie Miller di 17 punti segnati dalla lunetta in una gara da 23 punti, 11 rimbalzi e 12 assist con cui Indiana ha cominciato la serie con Atlanta. Poche ore prima di gara-2 è arrivato un altro traguardo: è lui a essere nominato giocatore più migliorato dell'anno 2013 in Nba. Ha chiuso la stagione con 17.4 punti di media, 7.6 rimbalzi e 4.1 assist. L'anno scorso ebbe 12.1 punti e 5.6 rimbalzi. In attacco è stato il terminale di quasi un quarto (il 23.5%) dei possessi della terza forza della Eastern Conference facendo dimenticare l'infortunio della stella Granger, in difesa è stato un fattore vero nella più forte squadra della lega nella propria metà campo. Quarto giocatore nella storia dei Pacers a ottenere il riconoscimento, dopo Jalen Rose, Jermaine O'Neal e appunto Danny Granger, su 120 voti a disposizione in 52 lo hanno indicato come primo nome. Tutto questo nella stagione che lo ha fatto ascendere già a 22 anni nell'olimpo degli All Star.

LA SVOLTA — Entrato in Nba come decima scelta del 2010 come rookie promettente con un gran corpo in dono da madre natura, schiacciate in campo aperto, doti difensive e propensione alle palle perse in un attacco un po' anarchico, il suo sviluppo è stato rallentato dalla presenza nel suo ruolo della stella della squadra, Danny Granger. L'anno scorso si era ritagliato un posto da titolare al suo fianco, come guardia, guidando insieme Indiana fino alla semifinale di conference contro Miami, k.o. che gli ha lasciato in eredità i compiti per l'estate: gioco dal palleggio, lavoro spalle a canestro, tiro da fuori. Ed è stato convocato nello Usa Select Team, la squadra sparring partner che a luglio ha "preparato" per l'Olimpiade la nazionale statunitense, mettendo quel lavoro estivo alla prova contro nientemeno che James, Anthony, Durant: il top. “Dopo l'eliminazione con Miami - ha rivelato Vogel - mi aveva detto: 'Lavorerò più duramente di sempre in estate per tornare un giocatore completamente diverso, ti stupirò”. E lo ha fatto. Ma quello che più mi ha impressionato è l'impegno che ci ha messo a giocare un basket di squadra, vincente”.

L'ESPLOSIONE — Questa stagione era nata per i Pacers con la notizia devastante della perdita della stella Granger almeno per i primi tre mesi. Praticamente poi non è mai rientrato, ha giocato solo cinque partite in stagione, eppure Indiana ha volato. Già in quintetto, a Paul George si sono aperte anche le porte del suo ruolo naturale, l'ala piccola, interpretandola diversamente rispetto al modo in cui i giochi di Vogel erano cuciti addosso alle caratteristiche di Granger: meno giochi a due coi lunghi, più opportunità in uscita dai blocchi per il “ricevi e tira” dopo aver seminato il marcatore sulla linea di fondo. E poi penetrazione e gioco spalle a canestro, per sé e creando per gli altri. Un mondo nuovo per un giocatore che aveva un tiro in sospensione ondivago e pareva trovare soluzioni affidabili soprattutto da palla recuperata. Per questo oggi è stato nominato “il più migliorato”, diventato un realizzatore esplosivo nel ruolo in cui a Est ci sono gli avversari più importanti, portando anche faccia tosta, altruismo e una mentalità fatta di priorità difensive.

GLI ALTRI — Al secondo posto si è piazzato Greivis Vasquez, che dopo essere stato la riserva di Jarrett Jack non solo ha nascosto il buco nell'acqua della prima scelta Austin Rivers ma è salito addirittura sul podio degli assistmen: terzo con 9.0 di media. Terzo è arrivato Larry Sanders, 12° rimbalzista (9.5 di media) e 2° stoppatore (2.83) della stagione, più che raddoppiando il minutaggio rispetto all'anno scorso. Quarto è Nikola Vucevic, esploso a Orlando e 2° rimbalzista (11.9) della lega. Quinto Jrue Holiday, All Star come George ma calato nel finale di stagione come tutta Philadelphia, ancora 22enne eppure già quasi un veterano Nba. Coi mesi sono scemate le candidature di Earl Clark e JJ Hickson, poi di Eric Bledsoe e di Serge Ibaka. Non hanno fatto strada quelle di Omer Asik, del compagno Chandler Parsons o di Klay Thompson. JR Smith è stato già gratificato come sesto uomo dell'anno, poi ci sarebbe James Harden ma a un altro livello, e allora anche riconoscere l'evoluzione del gioco di Kevin Durant sarebbe stato interessante. Ma è a questo livello che adesso si trova anche Paul George.