L'Nba è a metà stagione
Vota: chi è la rivelazione?

La stagione Nba 2012-13 ha doppiato, non senza sorprese, la boa di metà anno. E dopo 41 partite è tempo di fare un primo bilancio. Ma questa volta chiediamo a voi lettori di assegnare i primi riconoscimenti, votando i sondaggi che il nostro sito vi proporrà per tutta la settimana. Dopo aver eletto il vostro mvp, chediamo il vostro parere sulle rivelazioni stagionali. Intese nell'accezione più ampia del termine. Dai rookie che non si attendevano a questi livelli a giocatori che hanno avuto miglioramenti evidenti. Come per l'mvp, abbiamo selezionato 5 nomi, in rigoroso ordine alfabetico: Kenneth Faried (Denver), Paul George (Indiana), Damian LIllard (Portland), Nikola Pekovic (Minnesota) e Larry Sanders (Milwaukee).

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Kenneth Faried, ala-pivot dei Denver Nuggets. Reuters

KENNETH FARIED — Può un giocatore alto poco più di due metri essere il miglior rimbalzista della storia dell'Ncaa? Sì, se dispone di un atletismo dominante. La verticalità dell'ala grande dei Denver Nuggets è qualcosa di spaventoso. Scelto nel 2011 con una prima chiamata bassa (la 22), l'ex stella del Morehead State University, college del Kentucky un po' meno famoso di Ucla, ha iniziato in sordina, con Denver che contava ancora molto sulla classe scricchiolante di Nené. Uno dei tanti infortuni del brasiliano gli hanno dato minuti. Lui si è fatto trovare pronto e Nené è stato spedito lo scorso marzo a Washington. Quest'anno la ctrescita è continuata, in una squadra giovane e piena di grandi atleti. Faried, musulmano praticante e già padre di una bimba, sfiora i 10 rimbazi di media in 30', ma anche in attacco si fa sentire con 12.3 punti di media e quasi il 55% dal campo. Geroge Karl sostiene che può ancora migliorare parecchio. Per un '89 al secondo anno con questi mezzi, la carriera si prennauncia di quelle interessanti.

Paul George, ala degli Indiana Pacers. Reuters

PAUL GEORGE — Non tutti i mali vengono per nuocere. A Indianapolis molti pensavano che il serio infortunio al ginocchio di Danny Granger avrebbe pregiudicato grossi obiettivi. Non avevano fatto i conti con l'esplosione di un giocatore che al momento è il grande favorito per il premio di giocatore più migliorato della Lega. Scelto da Indiana al draft 2010 col numero 10, nelle prime due stagioni aveva fatto vedere di essere un buon giocatore. Completo sui due lati del campo. Era passato dai 7.8 punti di media in 21' nell'anno da rookie ai 12.1 in 30' del secondo anno. Quest'anno l'assenza della prima opzione offensiva dei Pacers gli ha dato un'oppotunità che lui ha colto al volo. I 17.2 punti di media col 38.6% da 3, conditi da 7.8 rimbalzi e 3.8 assist sono solo la punta dell'iceberg. E la squadra vola, con un record di 26 vinte e 16 perse. Notevole tiratore da tre punti, attaccante con un gran senso del canestro, è stato definito dal suo coach Frank Vogel uno dei difensori in grado di marcare meglio le ali piccole della Lega. George attacca, difende, prende rimbalzi, passa meglio dei giocatori con le sue caratteristiche. Che stia nascendo una nuova superstar? Intanto più di qualche addetto ai lavori parla di All-Star Game. Fai con calma, Danny.

Damian Lillard, play di Portland. Reuters

DAMIAN LILLARD — Nel suo caso le premesse erano già notevoli. Dal secondo anno a Weber State gli addetti ai lavori vedono un playmaker vero. Scelto col numero sei da Portland, da rookie ha collezionato subito una serie di prestazioni impressionanti. Andando ben oltre le aspettative, che non erano proprio vicine allo zero. Ha debutato nella Lega con 23 punti e 11 assist: solo Oscar Robertson e Isaiah Thomas hanno esordito con almeno 20 punti e 10 assist. Vista la stagione non eccezionale di Wes Matthews, Lillard si è caricato con Aldridge e Batum il peso della squadra sulle spalle. Le cifre sono notevoli: 18.3 punti di media col 36% da 3 e l'83% ai liberi. Non male neppure gli oltre 6.5 assist a partita. Il suo compagno Ronnie Price, già modesta riserva a Utah e Phoenix, stravede per lui: "Ha un talento pazzesco, se non fosse stato per l'infortunio al piede che ha avuto all'università sarebbe esploso anche prima". Detto da chi per anni ha fatto rifiatare Deron Williams...

Nikola Pekovic, centro di Minnesota contro Griffin. Reuters

NIKOLA PEKOVIC — Il suo grafico di rendimento nell'Nba sembra quello di un termometro quando dopo un temporale estivio esce il sole. In costante ascesa, e neppure troppo lenta. Arrivato nell'Nba nel 2010 a 24 anni dopo essere stato scelto da Minnesota col numero 31 nel 2008, ha avuto la sua occasione con l'infortunio di Darko Milicic durante la passata stagione. L'impatto non è stato esattamente incolore, visto che il serbo ha chiuso dietro a Ryan Anderson ed Ersan Ilyasova nella classifica dei giocatori più migliorati, passando da 5.5 punti di media con 3 rimbalzi a 13.9 e 7.4. Ancora meglio quest'anno, dove nessuno si è sognato di mettere in discussione il suo ruolo di centro titolare. Pekovic si è fatto sentire parecchio in attacco, con 16 punti in 32' medi di utilizzo. Fisicamente fortissimo senza avere la verticalità di certi pari ruolo, può fare male in molti modi quando attacca e non è facile da affrontare in difesa.

Larry Sanders, centro dei Milwaukee Bucks. Ap

LARRY SANDERS — E' uno dei segreti dei Milwaukee Bucks di quest'anno, che dopo una partenza da urlo hanno avuto un calo, ma restano sopra il 50% di vittorie con un record di 22-18. In difesa è un fattore clamoroso. Non solo perché è il miglior stoppatore della Lega (3.1 a partita, addirittura 10 contro Minnesota), ma perchè con la sua presenza costringe gli attaccanti avversari a modificare molte parabole di tiro. Quest'anno le sue prestazioni hanno messo in naftalina Samuel Dalembert: Sandres si è guadagnato il quintetto base impennando tutte le sue cife. I punti sono passati da 3.6 a 8.2 di media, i rimbalzi quasi triplicati (da 3.1 a 8.4). Gli manca qualcosa a livello di tecnica e di movimenti per diventare un giocatore ancora più decisivo, ma nessuno se lo aspettava a questi livelli.