Il lungo negli anni di Los Angeles ha toccato il picco della sua carriera, rimettendo in carreggiata la squadra con la perla della semifinale 2005-06. Gli infortuni l’hanno poi frenato
Quando nel 1984 gli allora San Diego Clippers decisero di muovere la franchigia in direzione Los Angeles volevano fare le cose in grande. Per aprire un ciclo vincente venne scelto come general manager nientemeno che Elgin Baylor, uno dei pi¨´ grandi della storia della Nba, padrone di casa dopo undici stagioni giocate in maglia Lakers. Dopo quindici anni per¨° erano arrivate solamente tre qualificazioni ai playoff, con altrettante eliminazioni al primo turno. La mediocrit¨¤ aleggiava sopra i Clippers come le celebrit¨¤ fanno col bordo campo dei cugini pi¨´ glamour. Ma quando Jerry Krause telefon¨° da Chicago proponendo uno scambio incentrato attorno al promettente Elton Brand le cose sembrarono in procinto di cambiare, con il talento uscito da Duke che avrebbe dovuto aprire la strada verso una nuova era di successi.
Elton Brand, oggi 39 anni, ai Clippers tra il 2001 e il 2008. Epa
l’inizio —
Leggenda della pallacanestro liceale a New York (con stagioni da 40 punti e 20 rimbalzi di media), Brand si era imposto anche al college sotto Mike Krzyzewski, dominando la stagione 1999 e vincendo il titolo Ncaa con i Blue Devils. Pochi mesi dopo, al Draft, i Chicago Bulls non ebbero dubbi nel chiamarlo con la prima scelta assoluta. Brand era un prospetto sicuro, dal corpo massiccio ma con mani morbide e solidi movimenti in post. Un lungo fisico ma con range anche lontano da canestro. I Bulls erano alla ricerca del nuovo volto franchigia dopo la fine dell’epopea Jordan, e decisero di ricostruire attorno a lui. Ma Brand non entusiasm¨°, nonostante il talento evidente, e dopo solamente due anni venne girato ai Clippers in cambio dei diritti di un giovane Tyson Chandler.
momento top —
I Clippers faticarono a ingranare anche dopo il suo arrivo, ma quando sulla panchina si sedette Mike Dunleavy le cose iniziarono ad andare meglio: nella stagione 2005-06, grazie soprattutto alla definitiva esplosione di Elton Brand — la migliore della sua carriera, 24.7 punti e 10 rimbalzi — tornarono anche i playoff. In post-season Brand alz¨° ulteriormente il suo livello e la squadra, guidata in cabina di regia da Sam Cassell e dai talenti cristallini e discontinui di Shaun Livingston (oggi ai Warriors) e Corey Maggette in uscita dalla panchina, super¨° anche l’ostacolo Denver al primo turno. In semifinale per la prima volta dal trasloco a Los Angeles datato 1984, i Clippers si arenarono sui Phoenix Suns di Mike D’Antoni e Steve Nash, dopo una serie chiusa solo in gara-7 (con la decisiva gara-5 decisa da un doppio supplementare) e nonostante Brand straordinario da un Elton Brand straordinario da 30,9 punti, 10,4 rimbalzi e 3,1 stoppate di media.
l’addio —
Purtroppo per Brand e per i Clippers quello fu il punto pi¨´ alto della loro storia: complici anche una serie di seri infortuni (come la rottura del tendine d’Achille), dopo quegli appassionanti playoff inizi¨° una lenta discesa fino alla picchiata finale, culminata con l’addio nell’estate del 2008 scegliendo Philadelphia nonostante le promesse di restare a Los Angeles.
i numeri —
Nella sua carriera in California, Brand ha segnato 9.641 punti (playoff compresi) e catturato 4.833 rimbalzi. Inoltre ¨¨ al terzo posto per Win Share dietro ai soli Chris Paul e DeAndre Jordan.
i trionfi —
Dopo aver vinto tutto al college, Brand con i Clippers ¨¨ stato scelto due volte per l’All Star Game (2002 e 2006), da aggiungere a una collezione che comprende anche il Rookie of the Year 1999-2000 vinto con i Bulls. L’era Clippers resta la migliore nella carriera di Brand, che a Philadelphia si ¨¨ poi creato una sua dimensione, chiudendo la carriera nel 2016 e diventando poi il g.m. dei Delaware Blue Coats (ex 87ers), l’affiliata in G League dei Sixers.
Niccol¨° Scarpelli
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