La free agency è passata talmente in fretta che starle dietro è stato difficile. Ma ha cambiato profondamente il volto e gli equilibri della Nba che inciderà a fondo sul 2013-14. Questo è il quinto dei 6 articoli, uno per Division, con cui vi porteremo alla scoperta della nuova Nba. Dopo la Atlantic, la Northwest, la Southeast e la Pacific Division, andiamo alla scoperta della Southwest Division.

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DALLAS MAVERICKS — La free agency delle grandi attese si è trasformata in una delusione. Niente Dwight Howard, niente Chris Paul, niente Josh Smith e no persino da Andrew Bynum. Il grande colpo dei Mavs di Rick Carlisle si chiama Monta Ellis (triennale da 25 milioni), che farà coppia in un backcourt rinnovato con José Calderon (quadriennale da 29 milioni) con l’israeliano Gael Mekel come riserva (il rookie Shane Larkin starà fuori 3 mesi per infortunio). Il nuovo centro è l’esperto Sam Dalembert (biennale da 7,5 milioni non completamente garantiti). E’ rimasto Dirk Nowitzki, all’ultimo anno di contratto, ma i playoff nella sempre tiratissima Western Conference restano un miraggio. La buona notizia è che la prossima estate ci sarà spazio per firmare due grandi free agent.

HOUSTON ROCKETS — Il sì di Dwight Howard ha trasformato i Rockets in una delle regine della free agency 2013. Ma per offrire al centro il quadriennale da 88 milioni che chiedeva, Houston ha dovuto fare troppi sacrifici, indebolito la second unit e alzato a livelli di guardia il malcontento di Omer Asik (10,1 punti e 11,7 rimbalzi nel 2012-13), che ha già chiesto la cessione anche per la totale incompatibilità con Superman. La coppia Howard-James Harden fa sognare i tifosi dei Rockets), ma non basta per puntare dritti al titolo. Perché manca un'ala forte in grado di fare efficacemente coppia con Howard (sfumato Josh Smith, l’obiettivo doveva spostarsi su Ryan Anderson ma l’affare con i Pelicans non è mai decollato) e la panchina non dà garanzie. Di certo i Rockets di coach Kevin McHale torneranno tra i team faro della Western Conference, ma per vincere manca ancora qualcosa.

Conley e Randolph contro Manu Ginobili. Usa Today

MEMPHIS GRIZZLIES — Si riparte dalla finale di conference persa a fine maggio contro San Antonio, il punto più alto nella storia della franchigia. Anche per questo i Grizzlies, con pochi soldi da spendere e messo in cassaforte a fine giugno il ritorno di Jerryd Bayless, sono cambiati poco. Rinnovati Tony Allen (quadriennale da 20 milioni) e Jon Leuer (triennale da 2,7), i Grizzlies hanno rinforzato la rotazione dei lunghi prendendo via trade Kosta Koufos. La vera novità è in panchina, dove Lionel Hollins è stato messo alla porta per fare posto al suo assistente Dave Joerger,alla prima esperienza da head coach ma dal 2007 nello staff di Memphis. Assicura continuità col passato a una squadra che punta a confermarsi tra le potenze della conference. E che potrebbe spendere ancora (piace Mike Miller, ma c’è la concorrenza forte di Oklahoma).

NEW ORLEANS PELICANS — Stesso coach (Monty Williams), nuovo nome (Pelicans, più in linea con la Louisiana) e tante tante novità. La più costosa è Tyreke Evans, esterno al quinto anno di Nba con pochi alti (rookie dell’anno 2010) e troppi bassi convinto con un quadriennale da 44 milioni a lasciare Sacramento (il prezzo è stato l’addio di Greivis Vasquez e Robin Lopez). Quella più interessante Jrue Holiday, arrivato via trade il giorno del draft. Sarà lui il cervello dei nuovi Pelicans, che puntano sulla crescita della prima scelta 2012 Anthony Davis e sul talento di Eric Gordon in una stagione possibilmente prima di infortuni per spiccare il volo. Il ritorno di Al-Farouq Aminu e (annuale da 3,7 milioni) e l’arrivo di Anthony Morrow (biennale, 2,2 milioni) assicurano profondità sugli esterni. Per puntare ai playoff ci sono troppe incognite, e una di queste è Ryan Anderson: resterà?

SAN ANTONIO SPURS — Altri due anni. L’aver sfiorato il titolo a giugno ha convinto gli Spurs a prolungare di due stagioni l’era dei Big Three Tim Duncan, Tony Parker e Manu Ginobili (confermato con un biennale da 14,5 milioni, ingaggio dimezzato rispetto al 2012-13). La vera novità è Marco Belinelli, preso con un biennale da 5,6 milioni: l’azzurro voleva una squadra da titolo e trova un team che nell’era Popovich non ha mai fallito i playoff e nelle ultime due stagioni è arrivata almeno in finale di conference. “Belinelli esemplifica alla perfezione il nostro modo di intendere il basket” ha detto il g.m. R.C. Buford. L’azzurro, che ritrova Manu Ginobili, nelle rotazioni di Gregg Popovich dovrebbe almeno inizialmente partire dietro il cecchino Danny Green, ma lotterà per conquistarsi sempre più spazio. Per tornare alle Finals gli Spurs avranno bisogno di un altro anno di grazia di Parker e dell’immortale Duncan e di un ulteriore passo avanti di Kawhi Leonard, che nei playoff 2013 ha messo in mostra tutto il suo potenziale da star.