Nba, Denver: 13 vittorie consecutive. I segreti del record di Gallinari

Per la prima volta nella storia della Nba ci sono due squadre con una striscia aperta di almeno 13 vittorie di fila. Le luci della ribalta sui 23 successi consecutivi di Miami fanno passare quasi in silenzio la serie di Denver, che ringrazia e tira dritto. Per i Nuggets di Danilo Gallinari queste 13 vinte sono la striscia migliore da quando sono nella Nba, mentre nel 1969-70 in Aba arrivarono a 15. Oltre a loro e agli Heat, in stagione erano arrivati a quota 17 anche i Clippers. Denver da qui a una settimana giocherà in casa con Philadelphia e Sacramento per poi andare a New Orleans e San Antonio. Intanto però, con un record di 47-22, battendo stanotte i Thunder ha superato proprio i Clippers al quarto posto a Ovest (46-22) e attenta al terzo di Memphis (45-21), che ha giocato tre gare in meno ma ha una percentuale migliore di un'inezia.

NON SOLO CASA — Cominciata la stagione con un record di 18-16 con tante gare in trasferta, Denver ha vinto 29 delle ultime 35 partite, e negli ultimi due mesi è 23-4: non perde in casa dal 16 gennaio (coi Thunder, un cerchio che si chiude) e nel frattempo fuori casa ha vinto 8 degli ultime 12 match dopo il 9-15 iniziale. L'incredibile forza casalinga è certificata dal miglior record Nba relativo alle gare interne (30-3) e facilmente spiegabile con l'abitudine a correre con l'aria rarefatta di una città a 1600 metri sul livello del mare. Ma dopo aver battuto a domicilio Thunder, Lakers, Clippers e Grizzlies (i recenti Knicks non fanno testo), sono arrivate fuori casa ben sei vittorie nella striscia di 13 consecutive, quasi metà: il successo a Oklahoma City sul campo della finalista uscente è il salto di qualità.

TABù THUNDER — Al di là di come è maturato, con grande autorità, il colpo di stanotte è un possibile punto di svolta anche per quello che rappresenta. Ovvero l'esportazione dello stile Nuggets anche in trasferta, incredibilmente anche a 24 ore di distanza da una gara finita all'overtime a Chicago. Non solo: col dente avvelenato per i playoff 2011 e per aver perso 8 dei precedenti 10 scontri diretti, dopo il -20 del primo scontro stagionale i Nuggets hanno vinto le restanti tre sfide dell'anno con Oklahoma City, vincendo la “serie stagionale” contro la più forte squadra a Ovest del recente passato. Peraltro il 3-1 sui Thunder (unici quest'anno a riuscirci) fa “scopa” con quello su Memphis, col 2-1 sui Clippers e con l'1-1 provvisorio con San Antonio.

POSTSEASON — Certe cifre contro le dirette concorrenti paiono una prima risposta al grande dubbio: riusciranno i Nuggets, solo una volta oltre il primo turno dal '94 a oggi, a esportare il loro gioco apparentemente volatile, fatto di ritmi furibondi e focus ossessivo sul creare attaccando il ferro, anche ai playoff, quando il ritmo rallenta e le aree si riempiono? Denver non sta facendo niente di diverso dal resto dell'anno, lo sta solo facendo meglio. Attacco da 1,116 punti per possesso durante la striscia, i recenti Nuggets sono in vetta alla Nba anche per efficienza difensiva dietro alle specialiste Memphis e Indiana: aggressiva speculando ma soprattutto capace di sfiancare gli avversari correndo su e giù per il campo, li tiene al 43,9% su azione e sopra le 15 perse di media, innescando nuovi canestri ad alta percentuale.

DI CORSA — Così i Nuggets sono la squadra che segna più punti in area, e i 72 di stanotte a Oklahoma City sono il massimo stagionale subìto dai Thunder: “E' facile cadere nella trappola – ha detto Durant –. Anche noi vogliamo correre, lanciati dalla difesa, ma loro corrono da canestro fatto, da canestro sbagliato, dalle palle perse, corrono di continuo, si passano la palla alla grande e arrivano al ferro”. E' la filosofia di coach George Karl: sviluppato un sistema di letture del gioco, più è alta la velocità a cui viene eseguito e più si esalta: “Il punto debole di una difesa è in transizione. Vogliamo giocare prima che la difesa si disponga, quando si creano mismatch. Per farlo serve un po' di lavoro in più sulle spaziature e sull'impegno a correre anche se magari in 10-15 corse capita di tirare solo un paio di volte”.

Danilo Gallinari in azione contro OkC. Reuters

GALLO PROTAGONISTA — Tira infatti chi è messo meglio, non chi deve: da qui l'altra critica, la mancanza di gerarchie stabili. In realtà è il contesto ideale per concentrarsi sulla qualità delle proprie letture invece che sulla produzione offensiva fine a se stessa. Nove uomini giocano più di 18', il Gallo è uno dei tre più utilizzati e il secondo per volume di tiri presi: solo Lawson segna più dei 16.3 punti di Danilo, il suo top in carriera, cui aggiunge 5.3 rimbalzi e 2.5 assist. Viaggia a 1.301 punti per possesso, meglio di lui fanno solo i lunghi. E in una squadra flessibile con estrema varietà in tutti i ruoli, oltre all'efficacia da ala piccola dà il meglio da ala forte, dove può nascondere eventuali difetti di rapidità contro certi '3' e può sfruttare il ball handling per attaccare i lunghi in palleggio, contro cui è più facile trovare tiri puliti in sospensione. Con Denver, vola anche il Gallo.

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