Lin ritorna a New York
Ma la favola ora è finita

Jeremy Lin, 24 anni, 12 punti di media nel 12-13. Reuters

Jeremy Lin era a malapena un giocatore Nba quando ha messo piede sul parquet del Madison Square Garden lo scorso febbraio. Ci ritorna oggi avendo dimostrato di meritarsi il ruolo di titolare e a volte quello di star, capace di dare energia a una franchigia e ai suoi tifosi, un giocatore che ha salvato la stagione della sua squadra ed è stato ricompensato con un contratto remunerativo. La Linsanity è stata breve ma intensa e anche nello spogliatoio dei Knicks ci sono molti ammiratori del giocatore. Tuttavia, la mancanza di Lin nella sua ex squadra non si è fatta sentire per nulla sul campo. "Ciò che è fatto è stato fantastico, ho guardato ogni singola partita. Era decisivo e spettacolare. Veramente bello - dice il playmaker Raymond Felton -. Ma è arrivata l'ora di guardare avanti, siamo a18-5 e, a prescindere da tutto, siamo a 10-0 in casa, quindi non c'è bisogno di aggiungere altro".

ex contenti — Lin farà la sua unica apparizione stagionale a New York con la divisa degli Houston Rockets, che a luglio hanno fatto un'offerta folle al prodotto di Harvard per poi rimanere sorpresi come molti altri quando i Knicks hanno deciso di lasciarlo andare. Avrebbero potuto tenersi Lin semplicemente pareggiando l'offerta di Houston, cosa che molti consideravano l'unica conclusione possibile anche perché New York poteva permetterselo. Invece hanno preso Ray Felton e firmato Jason Kidd e Pablo Prigioni, mosse che ora nessuno si sogna di contestare. I Knicks sono i migliori in Nba nella gestione della palla - uno dei punti deboli di Lin anche all'apice del suo rendimento - e detengono attualmente il miglior record della Eastern Conference schierando in quintetto il duo di playmaker Felton e Kidd. "Non rinuncerei a niente della squadra dell'anno scorso, sono ragazzi che ci hanno messo il 100%, ma per arrivare a fare risultati importanti in questa lega bisogna avere degli ottimi playmaker. Credo che Jason, Raymond e Pablo abbiano colmato quel buco che abbiamo avuto l'anno scorso" ha dichiarato Mike Woodson, coach dei Knicks.

iniziò così — New York non stava andando da nessuna parte e non aveva nessuno in grado di orchestrare il sistema offensivo dell'ex coach Mike D'Antoni. Mancavano pochi giorni al momento in cui dovevano decidere se tagliarlo o garantirgli il contratto fino al termine della stagione quando, lo scorso 4 febbraio, il coach decise di dare una chance a Lin contro i Nets. Il play rispose con 25 punti, venne promosso in quintetto due notti dopo, ed è così che la Linsanity ebbe inizio. Il prodotto di Harard, snobbato al draft, era già stato tagliato tre volte ed era così incerto del suo futuro Nba che aveva dormito sul divano del compagno Landry Fields la notte prima della sua esplosione, rifiutandosi di cercare un appartamento visto che il suo contratto non era garantito. Ma è riuscito immediatamente a fare breccia nel cuore dei tifosi di tutto il mondo. Il primo giocatore americano di origini sino-taiwanesi ha avuto un impatto notevole per i botteghini e per i negozi di merchandising dei Knicks, per non parlare di ciò che ha fatto in campo. Una stagione piena di soddisfazioni concentrata nell'arco di poche settimane: una doppia-doppia in diretta tv nazionale contro i campioni in carica di Dallas; i 38 punti segnati in faccia a Kobe Bryant che hanno permesso alla sua squadra di battere i Lakers; il tiro da tre all'ultimo secondo per la vittoria a Toronto. Lin diventò all'improvviso una stella mediatica, comparendo per due settimane di fila sulla copertina di Sports Illustrated e riportando quelle attenzioni positive sui Knicks che mancavano da molto tempo.

il ritorno — Il sito di Houston riporta dichiarazioni di Lin dopo la sconfitta di ieri a Toronto, in cui il play dice di non vedere l'ora di potersi mettere alle spalle la questione del suo ritorno a New York. "Non ho assolutamente idea di quello che potrà succedere - ha raccontato il play -. Quando inizierà la partita so che sarò concentrato solo sul basket. Ma ad essere realisti credo ci saranno nostalgia, ricordi e gratitudine per quello che è successo, perché è stato un periodo fantastico. Ma allo stesso tempo so che questo è il capitolo successivo. Giovedì scorso il ritorno a New York di D'Antoni con i Lakers è stato accolto da fischi, ma i Knicks credono che Lin meriti di trovare, e che sicuramente troverà, un'accoglienza calorosa. "Penso che abbia fatto emozionare molte persone che saranno sugli spalti - dice Steve Novak, uno dei migliori amici di Lin in squadra -. Ci saranno persone che verranno apposta per vedere Jeremy, non ho alcun dubbio, perché ha fatto qualcosa di incredibile e ha lasciato il segno in molti tifosi, per esempio, molti bambini hanno la sua maglia. Quindi penso che andarsene sia stato duro per lui pensando a queste persone, che però ricorderanno sicuramente quanto si sono divertite con lui in campo".

favola finita — La favola non è durata molto. La stagione di Lin si è chiusa in marzo dopo appena 25 gare da titolare. Woodson ha continuato a ripetere che Lin sarebbe tornato a New York anche dopo che il giocatore aveva accettato il quadriennale da 28 milioni offertogli da Houston. Il contratto è stato poi modificato in un triennale da 25 milioni con stipendio di 15 milioni nell'ultimo, ma che sarebbe costato ai Knicks almeno il doppio in luxury tax, inasprita dal nuovo contratto collettivo. Quindi hanno deciso di lasciarlo andare. Per ora Lin ha avuto buoni momenti, ma poche volte ha fatto vedere di meritare quei 25 milioni. Ha eguagliato il suo massimo in carriera segnando 38 punti contro San Antonio e aiutato Houston a travolgere New York il mese scorso, ma sta viaggiando a poco più di 12 punti di media e tirando sotto il 40% dal campo. Cifre ben lontane dai 24,6 punti e i 9,2 assist messi a referto in quelle prime 10 partite tra il 4 e il 20 febbraio, in cui era il nome più importante del mondo del basket. E quello che i tifosi dei Knicks vogliono ricordare. "Ha davvero infiammato la folla, il palazzetto e una città intera. Mi sono divertito a giocare con lui - dice il centro Tyson Chandler -. Non so come verrà ricevuto, ma non importa, ormai è un nostro avversario e dobbiamo fargliela pagare".