Il play ha scritto le pagine pi¨´ belle della sua lunga carriera con New Jersey, portata ad accarezzare il titolo per la prima volta nella sua storia
Quando i Nets entrarono in Nba dalla Aba nel 1977 sapevano di avere davanti un percorso difficile. Dovettero persino rinunciare al nome New York, con cui erano nati, perch¨¦ in Nba era sinonimo di Knicks da sempre. Per pi¨´ di vent’anni i risultati furono molto modesti, dentro e fuori dal campo, amplificati da occasioni perse come la maledetta morte di Drazen Petrovic e la pecca di essersi fatti soffiare Kobe Bryant da Jerry West. Nel 2001, dopo una stagione da 26 vittorie, i Nets decisero di dare una svolta puntando tutto su Jason Kidd, 28enne che era stato All Star prima con Dallas e poi con Phoenix. Quella mossa ha aperto l’era pi¨´ vincente nella storia della franchigia e reso Kidd per sempre un simbolo.
Jason Kidd ha portato i Nets per due volte alle Finals. Afp
l’inizio —
Il restyling affidato a Rod Thorn, funzion¨° alla grande. Ai gi¨¤ presenti Kenyon Martin e Kerry Kittles venne aggiunto il talento esplosivo di Richard Jefferson, e la trade con i Suns per Kidd fu il fiore all’occhiello. Quando sbarca in New Jersey, Kidd ¨¨ nel pieno della maturit¨¤ cestistica. La sua fama lo aveva preceduto ancora prima del suo ingresso in Nba, con le sue partite a Berkeley e soprattutto al liceo di St. Joseph rimaste indelebili nella memoria. Il suo ritmo tribale di pallacanestro, la sua capacit¨¤ di modellare l’andamento di una partita senza il bisogno di segnare tanto ne fanno un playmaker unico. La sua stazza fisica e la visione di gioco celestiale, capace di pescare i compagni da ogni zona del campo, lo rendono un giocatore irripetibile.
momento top —
L’apice del suo gioco coincide col suo arrivo in maglia Nets. La squadra con lui al comando vince 26 partite in pi¨´ rispetto alla stagione precedente, raggiungendo quota 52 vittorie (tutt’oggi record di franchigia) in regular season, e scala addirittura i playoff ad Est arrivando fino alle Finals. I Lakers di Kobe e Shaq sono un ostacolo eccessivo e arriva lo sweep per 4-0, ma i 14.7 punti e 9.9 assist di media a partita lo posizionano secondo nella classifica per l’mvp della regular season, alle spalle di Tim Duncan. L’anno successo si migliora, toccando quasi i 19 punti di media a gara (career-high) e riporta i suoi Nets ancora alle Finals: arriva un’altra sconfitta, 4-2 contro gli Spurs.
Kidd ¨¨ rimasto ai Nets dal 2001 al 2008. Ap
l’addio —
Nell’estate successiva alla seconda sconfitta consecutiva alle Finals ci sono molti rumors attorno alla sua free agency, e tanti parlano di un suo approdo proprio a San Antonio. Kidd invece si lega ai Nets per altri sei anni, ma i picchi raggiunti nel primo biennio non verranno pi¨´ toccati, complici anche alcuni seri infortuni. Personaggio anche controverso, con un carattere particolare. Introverso, ma col fuoco dentro. Un carisma silenzioso e al tempo stesso avvolgente. Lascia i Nets nel febbraio 2008, ceduto via trade ai Dallas Mavericks con cui nel 2011 coroner¨¤ l’inseguimento all’anello.
i numeri —
Nelle 6 stagioni e mezzo con i Nets, Kidd ha totalizzato 8.681 punti (playoff compresi), catturato 4.304 rimbalzi e smistato 5.330 assist. ? stato uno dei migliori passatori della storia del gioco e con 12.091 assist ¨¨ secondo nella classifica di tutti i tempi, dietro all’inarrivabile John Stockton. Kidd ¨¨ anche terzo nella classifica delle triple doppie (107) ed ¨¨ l’unico nella storia Nba con almeno 15.000 punti, 7.000 rimbalzi e 10.000 assist.
i trionfi —
Nonostante le due Finals perse la sua carriera con i Nets resta stellare. Sei convocazioni per l’All-Star Game, per tre volte sia miglior assist-man della lega che primo quintetto All-NBA, e addirittura sempre inserito in un quintetto difensivo dal 2001 al 2007. Kidd inoltre pu¨° vantare un record anche con la maglia della nazionale, con la quale non ha mai perso una partita (su 46 disputate) e ha vinto due ori olimpici (2000, 2008).
Niccol¨° Scarpelli
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