Nba, quanti rimpianti per Oklahoma City. "Nei playoff serve tutta la squadra"
OKLAHOMA CITY, 17 maggio 2013
I Thunder hanno chiuso la stagione con l'eliminazione in semifinale contro Memphis. Martin: "Westbrook aveva le chiavi della nostra macchina". Durant: "Non si vincono i titoli con uno o due giocatori"
- Russell Westbrook con le stampelle: il suo infortunio ha spento i sogni di Oklahoma City. Ap
Secondo Kevin Martin, il sogno degli Oklahoma City Thunder di conquistare il titolo Nba si è infranto il giorno in cui è arrivata la notizia che la stagione di Russell Westbrook si era chiusa per infortunio dopo gara-2 contro Houston. I Thunder hanno lottato fino alla fine nella serie contro Memphis e le sconfitte sono state quasi tutte di misura, tuttavia la loro annata – che sembrava molto promettente anche dopo l'inizio dei playoff – si è chiusa prima del previsto dopo il k.o. in cinque partite nella semifinale della Western Conference. Dopo aver perso la finale Nba dello scorso anno, Oklahoma City aveva conquistato il primo posto a Ovest ed era la favorita per ripetersi e sfidare nuovamente i Miami Heat per il titolo: ma poi che è successo? "Abbiamo perso il giocatore che aveva le chiavi della nostra macchina", ha spiegato Martin.
senza westbrook — In fase offensiva i Thunder hanno risentito dell'assenza di Westbrook, della sua capacità di segnare e creare tiri per i compagni di squadra: come se non bastasse nel secondo turno dei playoff Oklahoma City ha pescato Memphis, che ha chiuso la regular season con la miglior difesa della Nba. Kevin Durant, top scorer della Nba per tre anni consecutivi, ha cercato di compensare il vuoto lasciato da Westbrook ma i suoi sforzi sono stati inutili: "Inutile nasconderlo, Westbrook è un grande giocatore: non è solo uno dei migliori playmaker della Nba, ma è anche uno dei giocatori più forti in circolazione – ha spiegato il coach dei Thunder, Scott Brooks -. Russell si è guadagnato questa reputazione grazie al suo costante impegno: ha una grande etica lavorativa, una straordinaria attitudine che gli consente di migliorare ogni giorno e una grandissima fame di vittorie. Siamo una squadra migliore di quella che si è vista contro Memphis, su questo non ci sono dubbi: ma non ci è mai piaciuto trovare alibi".
- Kevin Durant, 31,8 punti di media dopo l'infortunio di Westbrook: non è bastato. Ap
rimpianti — Fino alla fine i Thunder hanno avuto la convinzione di riuscire a superare anche l'infortunio di Westbrook, causato da uno scontro fortuito con Patrick Beverley di Houston durante gara 2 del primo turno dei playoff: ma dopo aver vinto gara 3 con i Rockets, Oklahoma City ha chiuso i playoff con un record di 2-6 senza il suo playmaker. "Se ripenso al nostro percorso nei playoff, dico solo che è finito troppo presto – ha spiegato Martin -. Durante la regular season avevamo dimostrato di avere tutte le carte in regola per conquistare il titolo della Western Conference: prima dei playoff stavamo giocando un grande basket, poi è arrivato l'infortunio di Westbrook in modo del tutto casuale. Sappiamo che è la legge dello sport, ma non pensi mai che possa succedere alla tua squadra: dovendo fare un'analisi, credo sia giusto dire che l'annata si chiude con molti rimpianti".
io sono kd — I Thunder hanno collezionato 60 vittorie nella regular season e hanno conquistato il miglior record a Ovest per la prima volta dal 1996, quando la franchigia si trovava ancora a Seattle: ma questo capitale è andato disperso quando Westbrook ha riportato la rottura del menisco del ginocchio destro dopo uno scontro con Beverley, e ha dovuto sottoporsi a un intervento chirurgico. Ripensando alla stagione appena conclusa, Durant ha ricordato i bei momenti trascorsi con i suoi compagni di squadra e le opportunità di crescita e ha spiegato di non considerarlo un anno buttato: "Sarò sempre me stesso: non sono Kobe Bryant, Michael Jordan, LeBron James o Magic Johnson. Sono Kevin Durant – ha precisato il giocatore -. Non metterò mai in discussione me stesso, la mia integrità fisica o quello in cui credo per vincere delle partite o un campionato: è così che sono cresciuto. Lotterò sempre per il gioco che amo: cercherò sempre di lasciare il segno fino al suono della sirena. Se poi servirà per vincere il titolo, ne sarò felice: non sono nella Nba per perdere". Quest'anno Durant è stato il secondo miglior marcatore della Nba dietro a Carmelo Anthony, ma ha migliorato la sua efficienza offensiva ed è diventato uno dei pochi giocatori nella storia della lega a chiudere la regular season con almeno il 50% dal campo, con il 40% dall'arco e con il 90% dalla linea dei tiri liberi: dopo l'infortunio di Westbrook Durant ha viaggiato a una media di 31.8 punti, 9.9 rimbalzi e 6.2 assist, ma non è bastato a risollevare le sorti dei Thunder. "Non si vincono i titoli, o le serie di playoff, solo con uno o due giocatori: nei playoff, quando si decide la stagione, è la squadra a fare la differenza – ha spiegato Durant -. Il prossimo anno servirà una crescita da parte di tutti, ma sono soddisfatto dei miglioramenti del gruppo".
futuro — Durante l'estate si profilano importanti decisioni per un club che lo scorso anno, alla fine del training camp, ha ceduto un All Star come James Harden per cercare di acquisire della flessibilità finanziaria sotto il salary cap: in particolare, Martin sarà restricted free agent e probabilmente dovrà accettare di ridursi l'ingaggio per restare ai Thunder. "Sono in una fase della mia carriera in cui i soldi non sono fondamentali: se penso al mio futuro, quello che ritengo più importante è essere felice e far parte di qualcosa di speciale", ha precisato il giocatore.
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