Irving a caccia di conferme
"Dovrò essere più efficace"

Kyrie Irving, 20 anni, matricola dell'anno nel 11-12. US Presswire

Primo gradino: il momento in cui ha indossato il cappello dei Cleveland Cavaliers e ha stretto la mano del commissioner David Stern. Il secondo gradino l'ha scavalcato alla fine della tempesta che è seguita: da un'estate persa a causa del lockout Nba a un camp e una preseason fatte in fretta e furia; da una stagione massacrante, in cu ha giocato praticamente ogni sera al perdere due partite per ogni vittoria dei Cavaliers. Terzo gradino: uscire da questa situazione meglio di come ci era entrato, diventando in effetti il migliore della sua classe e venendo eletto Rookie dell'anno 2011-12. E quarto? È adesso, o perlomeno potrebbe esserlo se riuscisse a fare dei progressi simili a quelli della scorsa stagione. Il quinto, sesto e settimo sono obiettivi futuri ma raggiungibili. Poi c'è… No, ancora è troppo presto per parlarne, dovrà passarne di acqua sotto i ponti prima che Kyrie Irving arrivi a quei livelli. "Prendiamo una scala da 1 a 10. 10 è un Hall of Famer e 7 un All Star fisso - ha detto l'altra sera Byron Scott, coach di Cleveland, prima di un amichevole contro Chicago a Champaign, Illinois -. Kyrie si trova probabilmente al terzo gradino. Deve ancora fare molto. La scorsa stagione ha fatto due balzi avanti; d'altronde non si diventa Rookie dell'anno se non si fa qualche salto evolutivo. Ma se guardate attentamente da dove è partito quando ha disputato la prima partita e dove è arrivato nell'ultima, vedrete che è migliorato tantissimo".

CONFERME — Non male se vediamo da dove è partito Irving, una matricola Nba che ha giocato solo 11 partite al college e che tra i professionisti ha messo a referto 18.5 punti e 5.4 assist a partita tirando col 46.9% dal campo, 39.9% da tre incluso. Ha dovuto lottare, ha imparato molto ed è sopravvissuto. Il percorso di formazione da rookie Nba è finito. Adesso comincia quello da sophomore. "Le due differenze più grandi sono che adesso è al corrente di come funzionano le cose - dice Scott del gioiello dei Cavs -. Inoltre si sente più a suo agio. Giocare in un certo modo per un anno con lo stesso coach, sapere esattamente come sono e cosa voglio da lui lo aiuta moltissimo. E questo comfort lo aiuterà anche a sviluppare le sue abilità da leader. Dal momento che ha già un'idea di come funzionano le cose, può aiutare moltissimo i nostri rookie Dion Waiters e Tyler Zeller". Questa è l'essenza del playmaker, la base del lavoro di Irving, nel quale deve pensare più ai compagni negli altri ruoli che a se stesso. Come ha detto Tim Thibodeau, coach dei Bulls: "Non sei solo il responsabile di te stesso, ma di una squadra intera. Devi sapere quali sono le tue marcature, chi ha la mano calda, cosa sta andando bene e cosa stanno cercando di fare gli avversari. Devi essere un leader. E se vuoi fare bene il tuo lavoro, prima di tutto devi sapere esattamente in cosa consiste".

debutto — In molti hanno dimenticato quanto fosse giovane Irving nella scorsa stagione, visto che ha compiuto 20 anni il 23 marzo, e che coach Scott aveva a disposizione anche Ramon Sessions per non mettergli troppa pressione addosso. Hanno dimenticato anche il 2-14 dei Cavs nelle ultime 16 partite in cui Irving ha giocato dal quintetto e che il giocatore non abbia ancora affrontato Chris Paul (per via del calendario sbilanciato a causa del lockout) o Derrick Rose (per infortuni vari). Molte persone pensano al suo titolo di Rookie dell'anno, agli alti e bassi di Waiters in preseason e si dimenticano che Irving non era un giocatore del tutto maturo quando è uscito da Duke, non quanto lo sia adesso. "Se ben ricordate, nella prima partita contro Toronto (2/12, 6 punti), non ha particolarmente brillato - dice Scott -. Gli ci è voluto un po' di tempo per ambientarsi. Tuttavia, non importa se si è prime o quarte scelte, finché si è rookie, ci vorrà sempre un po' di tempo per adattarsi ai ritmi e allo stile di gioco dell'Nba". O, come ha dichiarato Tristan Thompson, altro rookie 2011-12, al Cleveland Plain Dealer: "L'Nba è una maratona, non i 100 metri. Mica siamo Usain Bolt".

preseason — Il 12 ottobre, nel match di preseason contro Chicago, Irving ha fatto registrare statistiche (2/15, 8 punti, 0 assist, 2 palle perse) che sarebbero state difficili da minimizzare lo scorso inverno. La sera dopo, contro Washington, tirato 3/13 e toccato quota 6 errori dalla lunetta. Così come gli era successo per buona parte della scorsa stagione e come avrà modo di sperimentare nell'arco del 2012-13, Irving ha dovuto affrontare raddoppi di marcatura e ogni sorta di schema progettato per fermare la minaccia principale di una squadra con risorse limitate. "Stasera non ero in me, ho giocato fuori dal mio ruolo - ha detto Irving dopo che i Cavs hanno evitato una figuraccia per un pelo contro i Bulls -. Ho corso un po' troppo e ho perso il controllo. I tiri che normalmente faccio non volevano proprio entrare, specialmente in quelle situazioni di tensione quando la partita era ancora apertissima. Questo succede quando affronti una difesa progettata per fermarti… Devo far tesoro di questa esperienza, tornare a Cleveland, riguardarmi i filmati e provare a migliorare". Lunedì a Cincinnati, nella partita contro Orlando finita al supplementare, Irving ha chiuso con 22 punti tirando 5/8 dal campo e infilando 11 tiri su 11 dalla lunetta. È tornato a fidarsi del suo istinto, invece di fermarsi troppo a pensare, cosa che gli ha dato dei problemi lo scorso anno. Scott ha inoltre usato Irving (190 cm per 86,5 kg) nei movimenti senza palla per spezzare le azioni avversarie. La sua Summer League di luglio a Las Vegas era finita in malo modo, quando si è rotto la mano destra colpendo un muro. Ma adesso sta bene; e migliora di giorno in giorno. "A me quel giovane non preoccupa - ha detto Scott alla stampa dopo la partita contro i Magic -. È arrivato per lui il momento (a due partite di preseason e a due settimane dal via della regular season) di iniziare a trovare il ritmo".

esperienza — Irving ha detto: "L'anno scorso siamo stati buttati direttamente nella mischia. Non abbiamo fatto un vero training camp. In questo caso però avremo più familiarità tra noi e più continuità. Devo impegnarmi molto più seriamente, essendo un sophomore, devo rallentare un po' il mio stile di gioco ed essere più efficace". Scott ha già visto giocatori che hanno percorso la sua stessa strada, così come Thibodeau, che ha lavorato con Rose, Rajon Rondo e Yao Ming nei loro anni di formazione. "La cosa che li accomuna è che tutti questi ragazzi - dice Thibodeau - non hanno solo talento, ma anche una volontà, un'intelligenza e una forza mentale straordinaria. Se ci penso è divertente, non c'era un giorno in cui guardandoli ci si diceva: wow, sono migliorati davvero tanto. Un miglioramento incrementale, quel poco alla volta ogni giorno che, quando ci si guarda indietro, pensiamo: Wow, loro sono davvero molto meglio rispetto a un anno fa". Un altro anno è cominciato, Irving è ancora al terzo gradino di quella scala, ma è determinato ad arrivare più in alto, i Cavaliers sperano al settimo, sognando la doppia cifra.