Lew Alcindor, prima di convertirsi all’Islam, fece le fortune dei Bucks, guidandoli, con Oscar Robertson, al loro unico titolo. La cessione ai Lakers viene considerata una delle peggiori di sempre
Nonostante leghi il suo nome soprattutto a successi con i Lakers Showtime e con la leggendaria Ucla di John Wooden, Kareem Adbul-Jabbar per quello che ha fatto nelle sue sei stagioni con la maglia dei Bucks merita senza dubbio la copertina d giocatore simbolo della franchigia del Wisconsin. Dopo una carriera stellare a UCLA, condita con tre titoli Ncaa di fila, Ferdinand Lewis Alcindor Jr. (nome alla nascita del giocatore), sbarca a Milwaukee e cambia subito la direzione della franchigia nata da poco facendola diventare una “powerhouse” della Nba. La transizione al basket pro di Jabbar e’ assolutamente indolore e il suo “skyhook” non trova contromisure nemmeno nei pro’, facendo di lui un giocatore assolutamente letale nella zona pitturata. Kareem diventer¨¤ molto di pi¨´ di una semplice icona assoluta dello sport americano ma anche un vero punto di riferimento per importanti battaglie sociali.
l’inizio —
Alcindor arriva a Milwaukee dalla porta principale: prima scelta assoluta del draft 1969, nessuna sorpresa considerato quello che il centro aveva fatto vedere in college a Ucla. Con i Bucks il giocatore nato a New York firma un contratto da 1,4 milioni di dollari e sul parquet fa subito capire che la Nba deve iniziare a prendere seriamente Milwaukee grazie alla produzione del suo rookie delle meraviglie. Nel suo primo anno da professionista Alcindor fa cose straordinarie, mette a referto 28.8 punti (secondo miglior marcatore della Nba), 14.5 rimbalzi e 4.1 assist vincendo a mani basse il premio di matricola dell’anno. I Bucks trascinati dall’ex fenomeno di Ucla chiudono la regular season con un record di 56-26 e arrivano alla finale della Eastern Division (l’anno seguente diventer¨¤ “Conference”) per essere poi eliminati dai Knicks.
il momento top —
Uno straordinario anno da rookie ¨¨ seguito dalla stagione che rimarr¨¤ nella storia dei Bucks. Milwaukee acquisisce Oscar Robertson ma Alcindor resta il punto di riferimento dell’attacco dei Bucks che nella stagione 1970-71 sembrano si di un altro pianeta. Milwaukee chiude la stagione regolare con 66 vittorie (producendo anche una striscia di 20 successi consecutivi) e vince il titolo distruggendo in finale i Baltimore Bullets con Alcindor che si porta a casa il premio di Mvp della stagione (31.7 punti e 16 rimbalzi d media) e Finals Mvp. Al termine della stagione il giocatore, convertitosi all’Islam nel 1968, decide di cambiare legalmente il suo nome e diventa Kareem Abdul-Jabbar. Kareem continua a dominare sotto i tabelloni e viene nominato Mvp anche nella stagione successiva (e poi in quella 1973-74) quando mette a referto qualcosa come 34.8 punti e 16.6 rimbalzi di media. I Bucks non riescono a produrre il “back to back” e vengono superati nella finale della Western Conference dai Lakers.
l’addio —
Il 16 giugno 1975 si compie quelli che molti considerano come la peggior trade della storia dei Bucks. Kareem Abdul-Jabbar, infatti viene ceduto ai Lakers (insieme a Walt Wesley) in cambio di Elmore Smith, Brian Winters, Dave Meyers e Junior Bridgeman. Una trade peraltro fortemente voluta dallo stesso Jabbar destinata a fare la fortuna dei Lakers e a cambiare radicalmente la direzione dei Bucks.
i numeri —
Kareem vanta naturalmente una serie di record Nba (tra i quali quello leggendario di punti segnati in carriera, 38.387), e in sole sei stagioni ha in pratica fatto la storia dei Bucks. Jabbar, infatti, ¨¨ il miglior marcatore (14.211 punti) e il miglior rimbalzista (7161) della franchigia e detiene una miriade di record del club tra i quali quelli della miglior media punti (30.4 a partita), rimbalzi (15.3) e stoppate (3.4).
i trionfi —
A Milwaukee Kareem Abdul Jabbar ha vinto un titolo Nba nel 1971, conquistando in maglia Bucks per ben tre volte il premio di Mvp della stagione (1971, 1972 e 1974) e ricevendo la convocazione all’All Star Game in tutte e sei le sue stagioni in Wisconsin.
Simone Sandri
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