Nba, Michael Jordan compie 50 anni: un mito inossidabile

Michael Jordan, 50 anni proprio oggi, il più grande ad aver mai giocato a basket. Ansa

Cinquant'anni da mito. Michael Jordan taglia il traguardo del mezzo secolo da leggenda Nba, il migliore ad aver mai messo piede su un campo di basket. Un posto nella storia talmente sicuro che, alla vigilia del suo compleanno, non si discute se sia o no il più forte di sempre, ma se anche adesso sarebbe in grado di fare la differenza decidesse di mantenere la promessa fatta durante il suo ingresso nella Hall of Fame, quando disse che a 50 anni sarebbe tornato in campo.

uno contro uno — Il suo 50º compleanno cade nel giorno dell'All Star Game di Houston, e alla Nba l'idea di riportare in campo His Airness sarà anche venuta. Ma resta una fantasia. Non quella di vederlo su un campo da basket però. Succede spesso durante gli allenamenti dei Bobcats, la franchigia di cui è proprietario dal 2010, E Jordan è talmente inarrivabile che Michael Kidd-Gilchrist, seconda scelta assoluta all'ultimo draft e quasi 30 anni meno di MJ, le prende ancora ogni volta che sfida il suo patron sul parquet. "E' stata dura per me, ho perso - ha detto il lungo -. Non l'ho lasciato vincere perché è il mio capo. E' il più grande ad aver mai giocato questo sport. Ed è ancora fortissimo".

con kobe e lebron — Anche Antawn Jamison, lungo dei Lakers e cresciuto nel mito di Jordan a North Carolina, non dubita che anche oggi His Airness sarebbe in grado di dire la sua. "Credo che nella situazione giusta, avendo in squadra gente come LeBron o Kobe, potrebbe ancora viaggiare a 10-11 punti di media e 15-20 minuti a partita. Non ho nessun dubbio al riguardo. In fondo, specialmente lo scorso anno, si sentivano voci di lui che andava all'allenamento dei Bobcats e sfidava i suoi giocatori in uno contro uno. E nessuno riusciva a fermarlo".

il mito — Jordan resta un mito, il numero 23, il più grande di sempre. Terza scelta assoluta al draft 1984 dopo tre anni a North Carolina, finisce a Chicago affermandosi subito come talento cristallino e inserendosi nel dualismo Magic-Bird fino a diventare indisbutabilmente il migliore. Nel 1991 inizia la dinastia con i Bulls e Phil Jackson, interrotta dal ritiro per darsi al baseball. Torna nel marzo 1995 e ricomincia a dominare, un extraterrestre in una lega di umani. Si ferma di nuovo nel 1998 quando dice definitivamente addio a Chicago, poi torna nel 2001 per gli ultimi due anni a Washington, la squadra di cui era diventato dirigente. Chiude nel 2003 con 1.072 gare giocate, 32.292 punti (3° di sempre dietro Abdul-Jabbar e Malone), 30,12 punti di media (migliore di sempre), 6 anelli, 5 premi di Mvp, 6 volte Mvp delle finali, 14 volte All Star, 10 volte miglior marcatore, 2 medaglie olimpiche (quella "universitaria" del 1984 e quella col Dream Team del 1992). Una leggenda. O semplicemente il migliore di sempre. Anche se da dirigente, con Washington prima e ora a Charlotte, non è stato all'altezza della sua fama, His Airness resta un mito. Anche a 50 anni.