Grant Hill, 1000 volte in Nba
E sogna il titolo coi Clippers

Grant Hill, 40 anni, è stato 3/a scelta assoluta al draft 1994. Reuters

Mille partite: eppure c’è stato un momento in cui sembrava più probabile che Grant Hill dovesse sottoporsi a mille interventi chirurgici. "Ma sono ancora qui" ha dichiarato il 40enne dei Clippers mentre teneva i piedi a mollo in una bacinella piena di ghiaccio, che sembrava sul punto di sciogliersi grazie al sorriso sul suo volto. La presenza di Hill su un parquet Nba, per non parlare del fatto che è ancora in grado di correre avanti e indietro per il campo, è un atto di amore e di testardaggine.

percorso ad ostacoli — Giocatori come Kevin Garnett e Kobe Bryant hanno avuto la fortuna di non incorrere in gravi infortuni e sono filati senza problemi verso il traguardo delle 1000 partite in Nba. Per Hill invece è stato un percorso lungo e accidentato, che molte volte avrebbe potuto spingerlo a fermarsi e a scendere. Invece è arrivato a quota 1000 ieri sera contro Houston, in una gara che i Clippers hanno vinto 117-109. Lui ha giocato 16 minuti partendo dalla panchina, mettendo a referto solo un layup all’inizio del secondo quarto alla sua terza gara stagionale, visto che una contusione ossea al ginocchio destro lo ha costretto a restare ai box per i primi tre mesi della stagione. Ma è stato bellissimo osservare quella passione che, da sempre, contraddistingue questo giocatore. Hill è stato un membro del quintetto All American ai tempi di Duke, ha vinto il premio di rookie dell’anno nel 1995 a pari merito con Jason Kidd e ha partecipato a sette edizioni dell’All Star Game. E cerca ancora di ritrovare una condizione fisica ottimale in vista della sua diciottesima stagione da professionista, molte delle quali compromesse, proprio mentre era all’apice della carriera, da infortuni alle caviglie e alle ginocchia e da un’infezione da stafilococco che avrebbe potuto portarlo alla morte.

riconoscente — "In un momento come questo penso soprattutto ai legami che ho costruito e alle lezioni che ho imparato – ha dichiarato Hill -. Ci sono delle piccole cose che col tempo diventano sempre più importanti, e che porterò sempre con me". Hill si riferisce ai chirurghi che hanno continuato a curarlo e ai preparatori, ai fisioterapisti e ai raccattapalle che hanno fatto tutto il possibile per consentirgli, più volte, di tornare a giocare: a tutti gli allenatori che gli hanno dato spazio e a tutti i giocatori che lo hanno incoraggiato con un abbraccio. Dal 2000 al 2006 Hill è stato costretto a saltare 356 partite su 492, fatto che per lui rende ancora più importante il graguardo delle mille partite: "Il tempo passa velocemente – ha dichiarato Lamar Odom, compagno di squadra di Hill -. All’inizio, quando arrivi nella Nba, sei ancora molto giovane e vorresti spaccare il mondo. Poi basta osservare Grant per capire come questa vita possa scivolarti dalle mani, e per renderti conto che non vorresti mai perderla: ed è qualcosa di speciale". Ed è quindi giusto sottolineare che anche questi Clippers potrebbero essere davvero speciali e potrebbero trascinare Hill dove non è mai arrivato nel corso della sua carriera Nba a Detroit, Orlando e Phoenix, vale a dire ad avere una possibilità reale di lottare per il titolo.

voglia di vincere — "Nel 2010, quando abbiamo perso contro i Lakers nella finale della Western Conference e Amar’e Stoudemire se n’è andato, ho pensato che magari non era scritto nel destino – ha spiegato Hill -. Anche il progetto di ricostruzione di Phoenix avrebbe potuto essere un’opzione interessante per me, ma poi ho avuto la possibilità di trasferirmi ai Clippers. Vincere dipende da molti fattori, e da molte variabili: serve una dirigenza in grado di assemblare una squadra di talento, e serve un buon allenatore. Serve il talento per sfruttare al meglio le opportunità che si presentano, e devi essere pronto a sacrificare qualcosa sul piano individuale: sono molti gli aspetti necessari per far funzionare tutto nel migliore dei modi. E ovviamente anche la salute è fondamentale". E nessuno lo sa più di Hill: Grant osserva i posti vuoti nello spogliatoio, quelli del 36enne Chauncey Billups, che sta recuperando dall’intervento chirurgico al tendine d’Achille e da una tendinite al piede sinistro, e dell’All Star Chris Paul, candidato al titolo di Mvp e costretto a saltare la seconda partita consecutiva a causa di un fastidio al ginocchio destro. Hill è il secondo giocatore più anziano della Nba, e non ha dimenticato nulla del percorso che lo ha portato fin qui: "Credo che far parte di questa squadra sia come un risarcimento per tutto quello che ho passato – ha spiegato Grant -. Negli ultimi tre mesi ho morso il freno, perché ero impaziente di rientrare: sono entusiasta, ma sono anche arrabbiato con me stesso perché non sono ancora al punto dove vorrei essere. Credo che questa squadra abbia l’opportunità di essere speciale". Grant Hill muove le dita nel ghiaccio: arrivare a mille partite non è mai stato così bello.