Ginobili 'schiacciato' da Wade: l'immagine di gara-4. LaPresse

I dubbi aumentano. E non sono pochi. La sconfitta interna in gara-4 ha riaperto (spalancato forse) le porte a Miami, costringendo San Antonio a tornare a vincere una partita in South Florida per portare a casa il quinto titolo. Dubbi legati al fatto che se gli Heat giocano come hanno fatto giovedì, rischia di non esserci piano partita che tenga, come ha ricordato Popovich dopo la sconfitta: “Se i Big Three producono queste cifre, li puoi fermare solo facendo un match perfetto”. Cosa che non è certamente accaduta in gara-4: 18 palle perse che hanno prodotto 23 punti per gli Heat e 8 liberi sbagliati. Se da una parte LeBron, Wade e Bosh hanno finalmente disputato una prova all’altezza della loro nomea, dall’altra la controparte texana continua ad essere zoppa.

crisi ginobili — No, non ci riferiamo alla coscia di Tony Parker, che non è parso risentire per nulla dell’infortunio che ne aveva messo in dubbio la presenza alla vigilia, disputando un grande primo tempo, salvo restare a secco nel secondo, più che altro però per meriti della difesa di Miami. Stiamo parlando dell’ormai cronica incapacità di Manu Ginobili di dare un contributo quantomeno accettabile alla causa. L’argentino appare frustrato, anche se a parole la difesa è strenua: “Non serve che segni 30 punti a gara per vincere – si lamentava giovedi dopo il k.o. – Se andate a vedere le mie partite nel corso di tutta la stagione regolare, lo potete notare facilmente. Certo, i tiri non entrano e vorrei poter fare di più ma al momento la situazione è questa, punto e basta”.

gara-5 la chiave — Forse il peso dei 36 anni alle porte si fa sentire, così come la lunga stagione, con alle spalle pure la delusione di un’Olimpiade nella quale si è visto sfuggire un bronzo che avrebbe coronato la splendida cavalcata di un gruppo ormai al capolinea. Ma una cosa è certa: senza il suo contributo, gli Spurs non hanno chance di vincere due delle prossime tre partite. Gara-5, come sempre accade sul 2-2, sarà fondamentale. Da quando il format è passato al 2-3-2 (1985), chi l’ha vinta ha portato a casa l’anello 7 volte su 10. Una sconfitta forzerebbe i texani a sbancare due volte in fila il parquet degli Heat. Per quanto il fattore campo non sembri contare molto in queste finali, sarebbe un compito proibitivo. Ancora di più contro una squadra che non perde due partite di fila da più di cinque mesi