Chris Bosh attacca il canestro contro Green e Duncan. Reuters

La faccia è sempre la stessa, che vinca o che perda, che segni 2 punti o 20. Chris Bosh ha imparato a mantenere la calma anche nei momenti più difficili. Le critiche che gli sono piovute addosso dopo le prime tre partite erano sicuramente più che giustificate. Le sue prestazioni erano state molto sottotono, a dir poco (12.3 punti e 8 rimbalzi di media con 16/36 al tiro). E ogni volta che Miami perde e lui gioca male, tornano a galla le lamentele dei detrattori (ma anche di chi è un semplice osservatore). Altro che Big Three… In effetti, forse, alla base di tutto c’è un grosso equivoco: Bosh non è una superstar, anche se è stato valutato troppo spesso come tale. E’ un ottimo terzo violino, magari anche secondo in una squadra dove non ci siano un LeBron e un Wade.

la chiave di gara-4 — Fatto sta che gli Heat hanno disperatamente bisogno del suo rendimento per battere San Antonio in queste finali. Cosa che è accaduta in gara-4: 20 punti e 13 rimbalzi, una presenza in area che ha dato una dimensione diversa all’attacco di Miami, e – cosa ancor più importante – una grande difesa nella sua metà campo. “Voglio giocar bene ogni partita – ha detto l’ex Raptor dopo la vittoria – Dare sempre il massimo delle mie capacità. Non sempre accade. A volte incappi in serate storte. Ma è proprio in quei momenti che devi continuare ad avere fiducia nei tuoi mezzi, sapendo che se sei arrivato fin qui ci sarà un motivo. Forse nelle gare precedenti pensavo troppo a come trovarmi nelle situazioni ideali per entrare in partita. Stavolta mi sono fidato maggiormente del mio istinto, dei miei compagni e lasciato che le cose prendessero la direzione giusta senza forzare”.

verso l'addio — Sono in molti a credere che queste possano essere le ultime partite in maglia Heat per il lungo. In fondo le nuove regole sul tetto salariale dalla stagione 2014-15 costringeranno Miami a dei cambiamenti forse radicali. E dal punto di vista strettamente tecnico, tenendo conto che a Est la prossima stagione le principali sfidanti saranno gli Indiana Pacers di Roy Hibbert e i Chicago Bulls (col rientrante Derrick Rose si spera…) di Noah e Boozer, pare necessario per Pat Riley rinforzarsi con un vero lottatore d’area, un centro di ruolo e non un’ala pivot che predilige giocare fronte a canestro dal gomito. Il sacrificato potrebbe quindi proprio essere Bosh. Che però ha ancora qualcosa da dire, soprattutto sull’andamento delle ultime due (o tre che siano) partite di queste finali.