Nba, Kobe Bryant, un addio da sogno: 60 punti e tante emozioni
Questa notte non ¨¨ normale, non poteva esserla. Per il suo inizio, per ci¨° che significa per la storia del basket, ma soprattutto per l'epilogo. I Lakers vincono 101-96, Kobe Bryant segna 60 punti (il pi¨´ anziano di sempre). Una specie di filmone hollywoodiano, visto la vicinanza degli Studios. Un sogno che si realizza. La serata dell'addio, suggellata da una prova incredibile.
bagno di folla
¡ªMa procediamo con ordine. A oltre quattro ore dalla palla a due davanti allo Staples Center infiocchettato per l'occasione ci sono almeno duemila persone che aspettano, chiacchierano, fanno selfie. Palloncini gialloviola, il gonfiabile gigante di Kobe, l'immagine stampata sulla sua Arena, la scritta enorme diventata hashtag #ThankYouKobe, il viale di fronte all'Arena gi¨¤ intasato con larghissimo anticipo. Neppure per le Finals, ormai un ricordo lontano da queste parti, si era visto un caos simile. "Un Zircus", come ha suggerito John Black, il p.r. dei Lakers, un misto di uno zoo e di un circo.
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l'attesa
¡ªL'arrivo di Kobe nel tunnel per andare a cambiarsi nello spogliatoio ¨¨ stato sigillato dagli armadi della security. I diritti sono della Espn, tutti gli altri via. Cos¨¬ come l'intervista prepartita ¨¨ bottino di un'altra emittente: in esclusiva. Byron Scott invece parla a tutti e dice cose profonde. Di quando era un ragazzo e sedeva accanto a Kareem Abdul Jabbar e il grande Kareem gioc¨° l'ultima gara e lui, timidamente, gli chiese le scarpe. "Ricordo ancora, erano L.A. Gear", dice. La festa non ¨¨ neppure cominciata e c'¨¨ un'aria assurda dentro lo Staples. Sono state appoggiate sulle poltroncine da molte migliaia di dollari, magliette nere con la scritta: "Love". Una per ognuno dei ventimila. Lo spogliatoio preso d'assalto, ma Kobe naturalmente non si fa vedere. C'¨¨ un libro con un titolo beffardo: Serial Killer. Poi un solerte inserviente ci mette un asciugamano sopra e opl¨¤, lo fa sparire. Tutto deve filare liscio senza alcuna controversia.
quanti nomi
¡ªCi sono David Beckham, Ale Del Piero, Jack Nicholson, Jay Z e una serie infinita di grandi medie e piccole star. Poi ¨¨ il momento dell'ultimo "huddle", l'ultimo ingresso sul parquet. Cos¨¬ inizia la lunga serie degli ultimi atti che per 20 anni sono stati routine. E c'¨¨ il primo coro: "Kobe, Kobe", una specie di tuono che deve scuoterlo dentro. Il colpo di teatro dei Lakers: scende un sipario dal tabellone e viene proiettato il video-tributo. Poi, come gi¨¤ fece a Toronto, la parola la prende Magic Johnson. Snocciola i record, le grandi prestazioni del suo figlioccio. Quindi ¨¨ la volta dei ringraziamenti, hanno scelto 15 grandi personaggi che hanno significato molto nella sua carriera: Shaq, Fisher, LeBron (fischiato), Steph Curry (applaudito), Wade, Carmelo, Garnett e anche Jack Nicholson: "Grazie Kobe, io la mia famiglia ci siamo divertiti: L.A. ti ama". E Popovich gli augura di trovare pace e serenit¨¤. Sa che il dopo sar¨¤ il momento pi¨´ duro. Kobe ascolta, sbalordito e sorridente, come se stesse scartando dei regali. Lo sono, perch¨¦ come disse dopo l'omaggio durante l'All Star, fa sempre piacere ascoltare le dediche di chi per anni ¨¨ stato tuo avversario. Poi nei time-out sfileranno sullo schermo decine di altre celebrity: da Snoop Dog a Taylor Swift, a Ice Cube, a James Worthy, Spike, Klay Thompson Paul Pierce (fischiatissimo), Doc Rivers. E i suoi ex compagni. E poi anche le stelle degli altri sport, come Nole Djokovic, John McEnroe, Beckham e Robbie Keane. Totale, un elenco interminabile di amici, meglio di Facebook. Poi ¨¨ il momento di Flea dei Red Hot Chili Peppers che con il suo mitico basso esegue l'inno e d¨¤ una scossa, nemmeno ci fosse bisogno di ulteriore elettricit¨¤.
60 perle per l'addio
¡ªE c'¨¨ la partita, naturalmente. Persino un dettaglio. Anzi, doveva esserlo, ma poi diventa inevitabilmente la storia della serata. Kobe segna 60 punti, sesta volta (anche se con 50 tiri, 22/50 dal campo, 6/21 da tre in 42'), realizza il canestro del sorpasso a 30" dalla sirena, e poi sigilla il risultato con due liberi. Vero che i Jazz non hanno obiettivi, perch¨¦ apprendono poco prima della palla a due di essere aritmeticamente fuori dai playoff, per cui in palio c'¨¨ soltanto la gloria. Quella del numero 24, ovvio. Ma Kobe non si sblocca. Va a vuoto nei suoi primi quattro tiri. Sembra una maledizione. ? la tensione che gli attanaglia braccia e gambe, lui che non ha mai temuto nessun tipo di responsabilit¨¤. Gli ci vogliono 7' per rilassarsi con un tiro in mischia che va dentro. Ne arrivano altri due, in meno di un minuto. Lo Staples gradisce, grida, si entusiasma. Finisce il primo periodo con 15 punti, niente male. Al principio del 2¡ã quarto non ¨¨ in campo, per cui non far¨¤ i prospettati 48', ma ci andr¨¤ vicino. "We want Kobe", grida chi ha pagato per l'ultima replica. E Kobe entra con 6'38". Segna altri 7 punti nel 2¡ã quarto (2/7). I Jazz non gli fanno sconti, proprio come aveva richiesto. Almeno nella prima parte. Sfodera alcuni colpi dell'antico repertorio, molti alti e un po' di bassi. Fa ancora divertire, le sue finte sono quelle del vecchio Kobe, anzi del giovane. Cos¨¬ il vero regalo lo fa lui al pubblico. La tripla a 9'31" dal termine lo issa a 40 punti. Poi sale ben oltre i suoi limiti, va a 56, la 25? volta sopra i 50, non accadeva dal 2009 (61 punti contro i Knicks). A 31" dalla sirena, chiude la sua straordinaria carriera con quel tiro pesantissimo. Non poteva sperare in un finale pi¨´ azzeccato. E arringa la sua folla: "Sono sempre stato un tifoso Lakers. Vi amo tutti dal profondo del mio cuore". Si tocca il petto, ringrazia la moglie e le figlie per i sacrifici fatti in questi anni. Si emoziona, ¨¨ la prima volta. Sbotta: "Difficile credere che fosse l'ultima volta. Yes, Mamba out". Passa e chiude. Triste, molto triste.
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