Jeremy Lin alle prese con Solomon Hill. Reuters

La difesa più arcigna della scorsa stagione non è ancora ai suoi livelli. L'attacco più frizzante della scorsa stagione è già a pieni giri, assorbendo fin qui in maniera naturale un'addizione non qualsiasi come Dwight Howard, che però ha avuto solo un tempo di autonomia prima di sbandare vistosamente. Fatto sta che tra Houston e Indiana finisce come a Manila tre giorni prima, col successo dei Rockets, stavolta 107-98.

A CASA LIN — Si giocava a Taipei, la patria di un idolatrato Jeremy Lin, in pieno ballottaggio per il ruolo di regista titolare texano con Patrick Beverley, che giocando una partita a lungo a fari spenti gli fa il piacere di rimandare l'assalto al quintetto ad altri momenti, non più di fronte a 15mila persone arrivate lì tutti per assistere alla Linsanity. Ma, dopo qualche persa e fallo di troppo dell'americano di origine taiwanese, nel momento del decisivo break nel finale, a comandare le operazioni in regia c'era Beverley...

ANIMA HARDEN — Lin gioca una partita da 17 punti, 4 assist e 3/4 da tre, ma la chiave dell'attacco di Houston continua a essere James Harden, non tanto per i 21 punti con cui chiude la partita, ma perché è intorno alla sua capacità (già accesa in preseason) di battere l'uomo e costringere la difesa a fare scelte che i Rockets cavalcano i propri istinti per mantenere la facilità di attacco della scorsa stagione al di là della pesantezza delle gambe, appoggiandosi anche a Parsons. Non è ora che si misura la consistenza in prospettiva-titolo, ma l'inizio è stato fin qui abbastanza naturale.

Dwight Howard (a sinistra) si fa largo. Reuters

HOWARD CALA — Paradossalmente ad aiutare coach McHale è stata l'assenza di Omer Asik (polpaccio), rimandando i tentativi di coabitazione con Howard: senza di lui, con Jones, Motiejunas o Casspi da secondo lungo più che coi quattro piccoli, è naturale spaziare meglio il campo. Come l'anno scorso il ritmo di Houston è altissimo, usando l'abituale fluidità nel muovere la palla anche per servire nella posizione migliore e col miglior angolo di passaggio Howard, prima opzione dell'attacco, soprattutto all'inizio per coinvolgerlo. L'ex Lakers chiude con 10 punti, 5/13 al tiro, 6 rimbalzi, 5 falli e 4 perse. Nel rientro Pacers della ripresa c'è molto del suo pessimo inizio di secondo tempo, 1/5 al tiro e 3 perse: toccato il 5° fallo poco dopo metà terzo quarto, non rientrerà più

MIGLIOR GRANGER — Le gambe pesanti si fanno sentire di più quando giochi un basket di fatica come fa Indiana, a lungo distante dai propri standard difensivi, che vede scavarsi il solco per rotazioni meno qualitative, non solo per qualità delle seconde linee ma perché non le integra coi titolari come fa Houston. In preseason poco male, ma è così che i Rockets vanno oltre la doppia cifra di margine, toccando il +15 al riposo. Rientrano con una fiammata da 31 punti nei primi 9' dopo il riposo, accesi da tre triple di un Granger efficace dalla panchina dopo le prime due uscite a vuoto: 15 punti in 30' ma anche 9 rimbalzi, due recuperi, due stoppate senza mai pestarsi i piedi con il nuovo leader George.

Reuters

GARCIA-BEVERLEY — Senza Scola, Indiana chiude però con la terza sconfitta in tre gare perché poi con un paio di perse, un paio di tiri sbagliati da fuori e segnando solo dalla lunetta non coi migliori uomini in campo, resta senza segnare per 5'30'' e nel frattempo affonda a -18 sotto il parziale di 19-3 costruito da Houston con la grandinata di triple di Casspi e Garcia – desiderosi di scalare posti nelle rotazioni – a finalizzare i vantaggi creati dalla frizzante creazione di gioco di Beverley, che chiude con 5 assist, 3 recuperi e un eloquente +21 per i Rockets con lui in campo. La sfida con Lin per la cabina di regia titolare dei Rockets è solo all'inizio.
Houston: Harden 21 (2/6, 3/6, 8/9 tl), Lin 17, Garcia 15, Casspi 13, Parsons 11, Howard e Motiejunas 10. Rimbalzi: Casspi 9. Assist: Beverley 6.
Indiana: George 19 (4/9, 3/5, 2/2 tl), Hill 17, Granger 15, Watson 14, Hibbert 11. Rimbalzi: Granger 9. Assist: Hill 4.